«Babbo caro! Non pensi mica che io volessi dire di te, e non supponi che Mr. Knightley alludesse a te! Che idea orribile! Oh, no! Voglio dir solo di me stessa. Mr. Knightley prova gusto a criticarmi, sai - per scherzo - non è che uno scherzo. Ci diciam sempre tra di noi quel che ci pare.»
Mr. Knightley, invero, era una delle poche persone che avessero da far critiche a Emma Woodhouse, e la sola persona che ne parlasse a lei: e sebbene ciò riuscisse tutt’altro che gradito a Emma, ella sapeva che lo sarebbe stato tanto meno a suo padre, sicché non avrebbe voluto lasciargli neppur sospettare che qualcuno potesse non considerarla perfetta.
«Emma sa che io non ho l’abitudine di adularla,» disse Mr. Knightley, «ma non volevo censurare nessuno. Miss Taylor soleva aver due persone da contentare; ora non ne avrà che una. È probabile che sia tanto di guadagnato per lei.»
«Ebbene,» disse Emma, desiderosa di passar sopra alla faccenda, «voi volete particolari dello sposalizio, e io sarò lieta di darveli, ché abbiam tutti tenuto un contegno incantevole. Ognuno è stato puntuale, ognuno faceva la miglior figura. Neanche una lacrima si vedeva, neanche un muso lungo. Oh, no, tutti sentivamo che non si sarebbe stati lontani che mezzo miglio, ed eravamo sicuri che ci saremmo incontrati ogni giorno.»
«La cara Emma sopporta ogni cosa così bene!» Disse il padre. «Ma, Mr. Knightley, le dispiace proprio parecchio di perdere la povera Miss Taylor, e io son certo che ne sentirà la mancanza più di quanto non pensi.»
Emma torse il volto, combattuta tra le lacrime e i sorrisi.
«È impossibile che Emma non senta la mancanza di una tal compagna,» disse Mr. Knightley. «Non ci riuscirebbe tanto simpatica, se potessimo supporlo. Ma lei sa che vantaggi il matrimonio rechi a Miss Taylor; sa quanto debba riuscir gradito all’età di Miss Taylor sistemarsi con una casa propria, e quanto sia importante per lei aver la certezza d’un avvenire agiato, e perciò non può permettersi di sentire tanta pena quanto piacere. Ogni amico di Miss Taylor dev’esser lieto di vederla sposata così felicemente.»
«E avete dimenticato una ragione di letizia per me,» disse Emma, «una ragione tutt’altro che trascurabile: che ho combinato il matrimonio io stessa. Ho combinato il matrimonio, sapete, quattro anni or sono; e vedere che aveva luogo, e che io avevo visto giusto, quando tanti dicevano che Mr. Weston non si sarebbe mai risposato, può consolarmi d’ogni cosa.»
Mr. Knightley la guardò e scosse la testa. Il padre rispose affettuosamente: «Ah, mia cara, vorrei che tu non combinassi matrimoni o facessi predizioni, poiché tutto quel che dici finisce sempre per succedere. Ti prego di non combinar più matrimoni.»
«Ti prometto di non combinarne nessuno per me, babbo; ma quanto agli altri non posso farne a meno. È il più gran passatempo che io conosca! E dopo il successo che sai!... Ognuno diceva che Mr. Weston non si sarebbe mai risposato. Macché! Mr. Weston che era stato vedovo per tanto tempo, e che sembrava trovarsi così bene senza moglie, sempre impegnato coi suoi affari in città o tra i suoi amici qui, sempre ben accolto dovunque si recasse, sempre allegro. Mr. Weston non aveva bisogno di passare a tu per tu con se stesso una sola sera dell’anno, se non gli fosse piaciuto. Oh, no, di sicuro Mr. Weston non si sarebbe risposato! C’era persino chi parlava d’una promessa fatta a sua moglie sul letto di morte, e chi diceva che il figlio e lo zio non glielo permettevano. Si dissero sul tema le più solenni sciocchezze, ma io non prestai fede ad alcuna. Fin dal giorno (or son circa quattro anni) che Miss Taylor ed io l’incontrammo in Broadway Lane, quando, siccome principiò a piovigginare, lui con tanta galanteria corse a prendere in prestito per noi due ombrelli da padron Mitchell, io feci quel proponimento. Fin da allora progettai il matrimonio; e dal momento che tale successo mi ha arriso in questa occasione, caro babbo, non puoi davvero immaginare che io smetterò di combinar matrimoni.»
«Non capisco che cosa vogliate dire con “successo”,» disse Mr. Knightley. «Il successo suppone uno sforzo. Davvero che avete speso il tempo convenientemente e squisitamente, se per gli ultimi quattro anni vi siete sforzata di concludere questo matrimonio. Degno impiego per la mente d’una giovinetta! Ma se, ed è quanto immagino piuttosto, quel che voi chiamate “combinare il matrimonio” non vuol dir altro se non che l’avete progettato, che un giorno che non avevate altro da fare vi siete detta: “Credo che sarebbe un’ottima cosa per Miss Taylor se Mr. Weston la sposasse”, e che ve lo siete ripetuto in seguito di quando in quando, se è così perché parlate di successo? Dov’è il vostro merito? Di che andate orgogliosa? Avete azzeccato giusto: è tutto quanto può dirsi.»
«E non avete mai conosciuto il piacere e il trionfo d’averci azzeccato giusto? Mi fate compassione... Vi credevo più sottile... poiché, credetemi, una congettura fortunata non è mai soltanto effetto della fortuna. Ci ha sempre parte l’intelligenza. E quanto alla mia povera parola “successo” su cui trovate da ridire, non so se proprio non ci ho nessun diritto. Voi avete delineato due bei ritratti, ma io penso che ce ne possa essere un terzo, qualcosa tra chi non fa nulla e chi fa tutto. Se io non avessi stimolato le visite di Mr. Weston qui, e non avessi dato molti piccoli incoraggiamenti, e appianato molte piccole difficoltà, dopo tutto la cosa avrebbe potuto finire in niente. Penso che conosciate Hartfield abbastanza per comprendere questo.»
«Un uomo franco ed aperto come Weston, e una donna posata e senza affettazioni come Miss Taylor, si può senza timore lasciarli condurre le proprie faccende. Coll’intromettervi c’è caso che voi abbiate fatto più male a voi che bene a loro.»
«Emma non pensa mai a se stessa, se può far del bene agli altri,» replicò Mr. Woodhouse, che non aveva capito che a mezzo. «Ma, mia cara, ti prego di non combinare più matrimoni; sono sciocchezze, e causano penose rotture nel cerchio d’una famiglia.»
«Ancora uno soltanto, babbo, soltanto per Mr. Elton. Povero Mr. Elton! Mr. Elton t’è simpatico, babbo: devo trovargli una sposa. Non c’è nessuna in Highbury che lo meriti; ed egli è stato qui un anno intero, e si è messa su una casa così comoda che sarebbe una vergogna che egli rimanesse ancora scapolo, e mentre oggi univa le mani degli sposi, mi pareva di leggergli in viso che gli sarebbe piaciuto che la stessa cerimonia fosse stata celebrata per lui! Stimo assai Mr. Elton, e questo è l’unico modo che ho di rendergli un servizio.»
«Mr. Elton è un grazioso giovanotto, certo, e anche un ottimo giovanotto, e ho molta considerazione per lui. Ma se tu gli vuoi mostrare qualche riguardo, mia cara, invitalo a pranzare un giorno con noi. Sarà molto meglio. Oso supporre che Mr. Knightley vorrà usarci la cortesia di trovarsi con lui.»
«Con gran piacere, quando volete,» disse ridendo Mr, Knightley; «e son completamente d’accordo con voi che questo sarà molto meglio. Invitatelo a pranzo, Emma, e servitegli la miglior porzione di pesce e di pollo, ma lasciate che si scelga la moglie da sé. Statene sicura, un uomo di ventisei o ventisette anni sa il fatto suo.»
Capitolo II
Mr. Weston era nato a Highburv da una rispettabile famiglia che durante le due o tre ultime generazioni era diventata patrizia e possidente. Aveva ricevuto una buona educazione, ma avendo ereditato ancor giovane un piccolo patrimonio aveva perduto ogni inclinazione per le carriere più umili a cui si erano dedicati i fratelli; ed aveva soddisfatto la sua mente attiva e vivace e la sua indole socievole entrando nella guardia nazionale della contea, allora costituita.
Il capitano Weston godeva gran popolarità; e quando i casi della sua vita militare gli ebbero fatto conoscere Miss Churchill, che apparteneva a una grande famiglia dello Yorkshire, e Miss Churchill se ne innamorò nessuno rimane sorpreso a eccezione del fratello di lei e di sua moglie, che non l’avevano mai visto, ed erano pieni d’una superbia e d’una importanza, che tale matrimonio avrebbe menomato.
Tuttavia Miss Churchill, essendo maggiorenne, e assoluta padrona della sua fortuna - sebbene questa non fosse proporzionata al patrimonio della famiglia - non volle a nessun patto abbandonare l’idea delle nozze, e queste ebbero luogo con infinita mortificazione di Mr. e Mrs. Churchill che la ripudiarono col debito decoro.
Fu un’unione male assortita e non produsse molta felicità. Mrs. Weston avrebbe dovuto trovarcene di più perché aveva un marito a cui il caldo affetto e la dolcezza dell’indole facevan ritenere che egli dovesse a lei ogni cosa in cambio della sua gran bontà d’innamorarsi di lui; ma sebbene ella avesse una sorta di spirito, non ne aveva del migliore.
Possedeva abbastanza forza d’animo da insistere sulla sua volontà a dispetto del fratello, ma non abbastanza da reprimere un irragionevole rammarico per l’irragionevole collera di quel fratello, o un rimpianto per il lusso della sua casa di ragazza.
Vivevano più lautamente che non permettessero le loro rendite, eppure non c’era confronto con Enscombe; non per questo ella amava meno il marito, ma avrebbe voluto essere al tempo stesso la moglie del capitano Weston e Miss Churchill di Enscombe.
Il capitano Weston, che, a sentire gli altri, e specialmente i Churchill, aveva fatto un matrimonione, fu in fin dei conti quel lo che nell’affare ci rimise; ché quando sua moglie morì dopo tre anni di matrimonio, egli si trovò più povero di prima, e con un bambino da mantenere.
Tuttavia fu presto alleviato dalle spese per il bambino. Il ragazzo aveva contribuito a una specie di riconciliazione, insieme con l’attenuante della lunga infermità materna; e Mr. e Mrs. Churchill non avendo figli propri, né altri bimbi così vicini di parentela di cui prendersi cura, offrirono di provvedere interamente per il piccolo Frank subito dopo la morte di sua madre. Si può supporre che il vedovo padre provasse qualche scrupolo e qualche riluttanza; ma siccome questi furono vinti da altre considerazioni, il bambino fu lasciato alle cure e alle ricchezze dei Churchill, e a Weston non rimase che cercare i propri comodi e migliorare la propria situazione come meglio poteva.
Si dimostrò desiderabile un completo mutamento di vita. Egli abbandonò l’esercito ed entrò in commercio, avendo fratelli già ben sistemati a Londra, il che gli aprì la strada. Si trattava di un’azienda che procurava giusto abbastanza impiego. Egli possedeva ancora una casetta a Highbury, dove passava la maggior parte dei giorni di vacanza e tra utili occupazioni e i piaceri della società passaron lietamente i successivi diciotto o vent’anni della sua vita. A quell’epoca aveva messo insieme un discreto patrimonio, quanto bastava per l’acquisto di una piccola tenuta presso Highbury a cui egli aveva sempre aspirato; quanto bastava per sposarsi una donna sprovveduta al punto di Miss Taylor, e per vivere secondo i desideri della sua indole cordiale e socievole.
Da qualche tempo ormai Miss Taylor aveva cominciato a influire sui suoi piani; ma siccome non era il tirannico influsso d’una persona giovane su un’altra, non aveva scosso la sua determinazione di non sistemarsi finché non avesse potuto acquistare Randalls, e per lungo tempo la vendita di Randalls fu attesa con desiderio: sicché egli aveva tirato innanzi senza deflettere dai suoi scopi, fino al giorno in cui li conseguì.
Egli aveva fatto la sua fortuna, s’era comprata la sua casa, e aveva ottenuto sua moglie; e iniziava così un nuovo periodo d’esistenza con ogni probabilità di felicità maggiore di quanta ne avesse avuta in ogni periodo precedente.
Non era mai stato un uomo infelice; la sua indole lo aveva protetto, perfino durante il suo primo matrimonio; ma il secondo doveva mostrargli come poteva essere incantevole una donna giudiziosa e veramente amabile, e dargli la più gradita prova di quanto fosse preferibile lo scegliere all’essere scelto, il provocar gratitudine al sentirla.
Con la sua scelta non aveva che da contentar se stesso: il suo patrimonio era tutto suo; ché quanto a Frank, si trattava per lui di più che d’essere educato tacitamente come l’erede dello zio; l’adozione era divenuta così dichiarata che con la maggiore età gli fu fatto assumere il nome di Churchill. Era perciò sommamente improbabile che egli avesse mai bisogno dell’aiuto di suo padre. Il padre non nutriva timori a questo riguardo.
La zia era una donna capricciosa e teneva il marito completamente sotto di sé; ma non era nell’indole di Mr. Weston immaginare che un capriccio potesse essere così forte da aver conseguenze per una persona così cara, e, com’egli credeva, così meritatamente cara. Egli vedeva il figlio a Londra ogni anno, e ne andava orgoglioso; e la sua affettuosa descrizione di lui come di un giovane egregio aveva fatto sì che anche Highbury ne sentisse una specie d’orgoglio. Egli era considerato appartenente al luogo abbastanza perché i suoi meriti e il suo avvenire costituissero una specie di comune interesse.