Indice dei contenuti-1

2012 Words
Indice e contenuti Tutte le immagini originali Capitolo I Capitolo II Capitolo III Capitolo IV Capitolo V Capitolo VI Capitolo VII Capitolo VIII Capitolo IX Capitolo X Capitolo XI Capitolo XII Capitolo XIII Capitolo XIV Capitolo XV Capitolo XVI Capitolo XVII Capitolo XVIII Capitolo XIX Capitolo XX Capitolo XXI Capitolo XXII Capitolo XXIII Capitolo XXIV Capitolo XXV Capitolo XXVI Capitolo XXVII Capitolo XXVIII Capitolo XXIX Capitolo XXX Capitolo XXXI Capitolo XXXII Capitolo XXXIII Capitolo XXXIV Capitolo XXXV Capitolo XXVI Capitolo XXXVII Capitolo XXXVIII Capitolo XXXIX Capitolo XL Capitolo XLI Capitolo XLII Capitolo XLIII Capitolo XLIV Capitolo XLV Capitolo XLVI Capitolo XLVII Capitolo XLVIII Capitolo XLIX Capitolo L Capitolo LI Capitolo LII Capitolo LIII Capitolo LIV Capitolo LVCapitolo I Emma Woodhouse, avvenente, intelligente e ricca, con una casa provvista di ogni agio e un’indole felice, pareva riunire in sé alcuni dei migliori vantaggi dell’esistenza; ed era vissuta circa ventun’anni nel mondo senza quasi conoscere dispiaceri o contrarietà. Era la minore delle due figlie d’un padre quanto mai affettuoso e indulgente, e, in seguito al matrimonio della sorella, era rimasta padrona di casa assai per tempo. Sua madre era morta da troppi anni perché ella serbasse più d’una vaga memoria delle sue carezze, e aveva fatto veci di madre un’eccellente donna in qualità di governante, che per affetto s’era dimostrata poco meno d’una madre. Per sedici anni Miss Taylor era stata nella famiglia Woodhouse, più come amica che come governante, affezionatissima a entrambe le figlie, ma specialmente a Emma. Tra loro due c’era piuttosto un’intimità di sorelle. Anche prima che Miss Taylor avesse cessato dall’impiego nominale di governante, la mitezza della sua indole non le aveva consentito di usare modi severi; e svanita oramai da un pezzo l’ombra dell’autorità, esse eran vissute insieme come amiche molto devote l’una all’altra, ed Emma faceva quel che le piaceva: tenendo in gran conto, sì, il giudizio di Miss Taylor, ma agendo soprattutto di testa propria. I reali guai della situazione di Emma erano invero il potere averle troppo vinte, e una tendenza a pensar troppo bene di se stessa; codesti erano gli svantaggi che minacciavano di adulterare i suoi molti godimenti. Tuttavia per il momento il pericolo era così inavvertito che quegli svantaggi non contavano affatto come sventure per lei. Un dispiacere venne - un blando dispiacere - ma non in forma d’uno sgradevole sentimento: Miss Taylor andò sposa. Fu la perdita di Miss Taylor a causare il primo dolore. Il giorno delle nozze della sua amica diletta, Emma per la prima volta rimase qualche tempo assorta in mesti pensieri. Finita la cerimonia e partita la coppia degli sposi, Emma e il padre restarono a pranzare insieme, senza alcuna prospettiva d’una terza persona che ravvivasse una lunga sera. Il padre, come al solito, dopo pranzo fu preso dal sonno, e a lei non rimase che sedere e meditare su quel che aveva perduto. L’avvenimento pareva promettere ogni felicità alla sua amica, Mr. Weston era un uomo di carattere irreprensibile, di fortuna agiata, d’età conveniente e di tratto piacevole; e c’era qualche soddisfazione nel considerare con quanta amicizia disinteressata, generosa, lei, Emma, aveva sempre desiderato e favorito il matrimonio; e tuttavia quello era per lei un giorno nero. La mancanza di Miss Taylor si sarebbe fatta sentire ogni ora di ciascun giorno. Emma riandava nella mente la passata bontà dell’amica - la bontà, l’affetto di sedici anni - come Miss Taylor l’aveva istruita e come aveva giocato con lei da quando lei aveva cinque anni - come aveva messo ogni impegno a cattivarsela e a divertirla quando godeva buona salute, e come l’aveva curata durante le varie malattie della fanciullezza. Per questo le era dovuto un gran debito di gratitudine; ma le relazioni degli ultimi sette anni, l’eguaglianza di livello e la perfetta familiarità che eran subito seguite al matrimonio di Isabella quando loro due erano rimaste sole, era un ricordo ancor più caro, più tenero. Era stata un’amica e una compagna quale poche possedevano; intelligente, istruita, utile, gentile, addentro a tutte le abitudini della famiglia, sollecita di tutti i suoi interessi, e soprattutto sollecita del benessere di lei, Emma, al punto di interessarsi a ogni suo piacere, a ogni suo progetto; una a cui essa poteva confidare ogni pensiero via via che nasceva, e che aveva per lei un affetto quasi cieco. Come avrebbe potuto sopportare il cambiamento? Era vero che l’amica andava a stabilirsi solo a mezzo miglio di distanza da loro; ma Emma era consapevole della gran differenza che ci doveva essere tra una Mrs. Weston distante solo mezzo miglio e una Miss Taylor in casa; e nonostante tutti i suoi grandi privilegi, naturali e domestici, essa correva ora gran rischio di soffrire di solitudine intellettuale. Amava teneramente il padre, ma egli non era per lei una compagnia. Non poteva affiatarsi con lei in una conversazione seria o frivola. L’inconveniente della disparità dei loro anni (e Mr. Woodhouse non s’era sposato presto) era di parecchio accresciuto dall’indole e dalle abitudini di lui; che essendo stato di salute cagionevole durante tutta la vita, senza attività di corpo o di spirito, egli era molto più vecchio di modi che d’anni; e sebbene fosse amato dappertutto per la sua benevolenza e il suo carattere dolce, le sue capacità mentali non l’avrebbero potuto raccomandare mai. La sorella, benché col matrimonio si fosse allontanata relativamente poco, essendosi stabilita a Londra, alla distanza di sole sedici miglia, non poteva davvero aver con lei contatti quotidiani; e bisognava sforzarsi di passare alla meglio molte lunghe sere d’ottobre e di novembre a Hartfield prima che il Natale arrecasse la prossima visita d’Isabella e del marito coi loro bimbi sì da riempirle la casa e da procurarle di nuovo una gradevole compagnia. Highbury, il grosso e popoloso villaggio che aveva quasi le proporzioni d’una cittadina, a cui Hartfield, con tutto che avesse prato e piantonaie e nome distinti, apparteneva effettivamente, non le offriva alcuna persona della sua condizione. Lì i Woodhouse erano i primi per posizione sociale. Tutti li guardavano con deferenza. Emma aveva molte conoscenze in paese, che suo padre era civile con tutti, ma nessuna tra tante che potesse accettarsi in luogo di Miss Taylor sia pure per mezza giornata. Era un cambiamento melanconico; ed Emma non poteva non sospirarne e desiderare cose impossibili, finché si destò suo padre, e fu necessario mostrarsi di buon umore. Il suo spirito abbisognava di sostegno. Era un uomo nervoso, soggetto ad abbattersi per un nonnulla; affezionato a tutte le persone a cui era avvezzo, al punto di aborrire l’idea di separarsene; di fatto ogni genere di cambiamento gli riusciva odioso. Spiacevole era il matrimonio sempre, in quanto origine di cambiamenti; e ancora non s’era affatto rassegnato a vedersi uscir di casa una delle figlie, sposa, né mai riusciva a parlare di lei se non con commiserazione, sebbene fosse stato un matrimonio interamente d’amore, quand’ecco che era costretto a separarsi pure da Miss Taylor; e dalle sue abitudini di mite egoista e dalla sua completa incapacità di supporre che gli altri potessero sentire diversamente da lui, egli era quasi indotto a ritenere che Miss Taylor avesse fatto un passo non meno triste per sé che per loro, e che sarebbe stata molto più felice se avesse trascorso a Hartfield il resto della sua vita. Emma sorrideva e ciarlava con quanto più brio poteva, per allontanare da lui tali pensieri; ma quando venne l’ora del tè, fu inevitabile che egli dicesse esattamente quel che aveva detto all’ora di pranzo. «Povera Miss Taylor!... Vorrei che fosse qui di nuovo. Che peccato che Mr. Weston le abbia messo gli occhi addosso!» «Non posso andar d’accordo con te, babbo; sai che non posso. Mr. Weston è un uomo così buono, piacevole, eccellente, che merita assolutamente una buona moglie e tu non avresti mica voluto che Miss Taylor vivesse con noi per sempre e sopportasse tutti i miei grilli, quando avrebbe potuto avere una casa propria.» «Una casa propria!... Ma dov’è il vantaggio d’una casa propria? Questa qui è grande tre volte tanto. E quanto a te, tu non hai mai grilli, mia cara.» «Quante volte andremo a trovarli e loro verranno da noi! Non faremo che farci visite! S’ha da cominciar noi, dobbiamo andare a fare la nostra visita di felicitazioni presto presto.» «Ma cara, come posso andar così lontano? Randalls è una bella distanza. Non potrei coprirne la metà a piedi.» «No, babbo, nessuno t’ha detto d’andarci a piedi. Ci andremo di certo in carrozza.» «In carrozza! Ma a James non garberà affatto d’attaccare per un percorso così breve; e dove han da stare i poveri cavalli mentre noi facciamo la nostra visita?» «Saranno messi nella scuderia di Mr. Weston, babbo. Sai che abbiam già fissato tutto questo. Ne abbiamo discusso esaurientemente iersera con Mr. Weston. E quanto a James, puoi star certo che gli piacerà sempre d’andare a Randalls, perché ha lì una figlia domestica. Anzi mi chiedo se lui ci condurrà mai altrove. Questa è stata opera tua, babbo. Sei stato tu a procurare a Hannah quel buon posto. Ad Hannah non ci aveva pensato nessuno finché la nominasti tu; James te ne è tanto grato!» «Sono contentissimo d’aver pensato a lei. Fu una combinazione molto fortunata, che non mi sarebbe piaciuto che il povero James si ritenesse messo da parte in alcun caso; e son sicuro che lei sarà una serva eccellente; è una ragazza civile, affabile; ne ho grande stima. Ogni volta che la vedo, mi fa la riverenza e mi chiede come sto, in modo assai grazioso; e quando l’hai fatta venir qui a cucire, ho notato che sempre gira nel modo giusto la maniglia della porta, e non la sbatte mai. Son sicuro che sarà una domestica eccellente; e sarà di gran conforto alla povera Miss Taylor avere attorno una persona a cui è avvezza. Ogni volta che James va là a trovare la figlia, tu sai, Miss Taylor avrà nostre notizie. Potrà dirle come stiamo noi tutti.» Emma non risparmiò sforzi per alimentare questo più lieto corso d’idee e sperava, con l’aiuto della tavola reale, di riuscire a far passare più o meno bene la serata al padre, e a non essere assalita da altro rammarico che dal proprio. Fu portata la tavola reale; ma subito dopo entrò una visita e rese inutile il gioco. Mr. Knightley, un uomo giudizioso di circa trentasette o trentott’anni, era non soltanto un vecchio ed intimo amico della famiglia, ma aveva speciali vincoli con essa come fratello maggiore del marito d’Isabella. Abitava a circa un miglio da Highbury, faceva frequenti visite ed era sempre il benvenuto, e più benvenuto che mai questa volta, poiché veniva direttamente dai loro comuni parenti a Londra. Dopo alcuni giorni d’assenza era tornato in tempo per cenare tardi, ed ora aveva fatto due passi fino a Hartfield per dire che a Brunswick Square stavano tutti bene. Questa visita fu una circostanza fortunata che animò Mr. Woodhouse per qualche tempo. Mr. Knightley aveva un fare brioso che sempre produceva un benefico effetto su di lui; e le sue molte domande intorno alla «povera Isabella» e ai suoi figli ricevettero le più soddisfacenti risposte. Esaurito questo tema, Mr. Woodhouse osservò pieno di gratitudine: «È molto gentile da parte vostra, Mr. Knightley, uscire a questa tarda ora per farci una visita. Ho paura che sia stata per voi una camminataccia.» «Niente affatto, signore. È una magnifica notte di luna; e così mite che devo ritirarmi dal vostro gran fuoco.» «Ma dovete averla trovata umidissima e fangosissima. Mi auguro che non vi prendiate un’infreddatura.» «Fangosa, caro signore! Ma guardate le mie scarpe. Non c’è uno schizzo.» «Mah! È proprio una cosa sorprendente, poiché qui non ha fatto che piovere. È venuta una pioggia dirotta per mezz’ora, mentre stavamo facendo colazione. Io volevo che rimandassero il matrimonio.» «A proposito, non vi ho fatto le mie felicitazioni. Rendendomi conto assai bene del genere di felicità che dovete sentire entrambi, non ho avuto alcuna fretta di farvele. Ma spero che tutto sia andato per il meglio. Che contegno avete tenuto, voi tutti? Chi ha pianto di più?» «Ah, povera Miss Taylor! È una gran tristezza.» «Poveri Mister e Miss Woodhouse, se volete; ma francamente non posso dire “povera Miss Taylor”. Ho una gran considerazione per voi e per Emma, ma quando si viene al punto della dipendenza o dell’indipendenza!... In ogni modo dev’essere meglio avere una sola persona da contentare che due.» «Specialmente quando una di queste due è un essere così capriccioso e seccante!» Disse Emma scherzando. «Questo è il vostro pensiero, lo so... ed è quel che direste certamente se mio padre non fosse qui.» «Credo che sia proprio vero, mia cara,» disse con un sospiro Mr. Woodhouse. «Ho paura d’essere qualche volta assai capriccioso e seccante.»
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD