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2007 Words
«Un pezzo del mio laccio se n’è andato,» disse, «e non so come fare. Davvero sto diventando per voi una compagna incomoda, ma spero di non essere di frequente così male attrezzata. Mr. Elton, devo chiedere il permesso di fermarmi alla vostra casa, e di domandare alla vostra governante un pezzo di nastro o di spago, o qualunque cosa per tenere a posto la mia scarpa.» A questa proposta M. Elton s’illuminò di gioia, e nulla poteva superare la sua premura e la sua attenzione nel condurre le due donne nella casa e nel tentare di far apparire ogni cosa in una luce favorevole. La stanza in cui vennero condotte era quella che egli occupava principalmente, e guardava sulla facciata; dietro ce n’era un’altra con la quale comunicava immediatamente la porta tra le due era aperta, e Emma la varcò con la governante per ricevere l’aiuto di costei nel modo più comodo. Fu obbligata a lasciar la porta socchiusa come l’aveva trovata- ma intendeva senz’altro che Mr. Elton la chiudesse. Tuttavia non venne chiusa, rimaneva sempre come lei l’aveva lasciata; ma impegnando la governante in un’incessante conversazione, sperava di render possibile a lui di scegliere il suo proprio tema nella stanza attigua. Per dieci minuti Emma non riuscì a udire che se stessa. Poi l’espediente non poté protrarsi oltre. Emma fu costretta a finire e a ricomparire. Gl’innamorati stavano insieme a una delle finestre. Le cose sembravano prometter bene, in apparenza; e per mezzo minuto Emma assaporò l’orgoglio d’esser ricorsa a uno stratagemma fortunato. Ma no, neanche stavolta ci si era riusciti; non si era venuti al punto. Egli era stato piacevolissimo, incantevole; aveva detto a Harriet d’averle vedute passare, e di averle seguite di proposito; erano state lasciate cadere altre piccole galanterie e allusioni, ma nulla di serio. «Cauto, cautissimo,» pensò Emma; «avanza con i piedi di piombo, e non vuole rischiar nulla finché non si ritiene sicuro.» Tuttavia, sebbene il suo ingegnoso espediente non fosse riuscito a pieno, Emma non poteva d’altronde non lusingarsi che esso avesse offerto occasione a entrambi di passare insieme un lieto quarto d’ora, e che dovesse condurli più vicino al grande evento. Capitolo XI Ora Mr. Elton doveva essere lasciato a se stesso. Non era più in potere di Emma di sopraintendere alla sua felicità o di accelerare i suoi tempi. L’arrivo della famiglia della sorella di Emma era così prossimo, che dapprima nell’aspettativa, poi nella realtà, divenne d’ora innanzi il suo primo oggetto d’interesse; e durante i dieci giorni del loro soggiorno a Hartfield non poteva aspettarsi - lei stessa non s’aspettava - che ella offrisse agl’innamorati più di un’assistenza occasionale e fortuita. Se volevano, tuttavia potevano fare rapidi progressi, e, volessero o no, in un modo o nell’altro dovevano avanzare. Essa non desiderava neppure d’aver più tempo libero per loro. C’è della gente che, più si fa per loro, meno fanno per se stessi. Mr. e Mrs. John Knightley, essendo rimasti più a lungo del solito assenti dal Surrey, suscitavano naturalmente più dell’ordinario interesse. Fino a quest’anno ogni lunga vacanza dall’epoca del loro matrimonio era stata divisa tra Hartfield e l’Abbazia di Donwell; ma tutte le vacanze di quell’autunno erano state dedicate ai bagni di mare dei bambini, sicché parecchi mesi eran trascorsi da quando essi non erano stati visti in modo regolare dai loro parenti nel Surrey, o visti affatto da Mr. Woodhouse, che non poteva venir persuaso a recarsi fino a Londra, neanche per via della povera Isabella, e che di conseguenza era adesso quanto mai nervoso e apprensivo nella sua felicità per questa attesa visita troppo breve. Egli pensava parecchio ai pericoli del viaggio per lei, e non poco alle fatiche dei propri cavalli e del proprio cocchiere che doveva trasportare alcuni degli ospiti per il secondo tratto di strada; ma i suoi allarmi risultarono inutili, ché le sedici miglia furono felicemente percorse, e Mr. e Mrs. John Knightley, i loro cinque bambini e un congruo numero di bambinaie, raggiunsero tutti Hartfield sani e salvi. Il trambusto e la gioia d’un tale arrivo, la quantità di gente a cui c’era da parlare, da dare il ben venuto, che doveva essere incoraggiata e distribuita in varie parti e sistemata, produssero un rumore e una confusione che i suoi nervi non avrebbero potuto sopportare per nessun’altra causa, né tollerare molto più a lungo anche per questa; ma le abitudini di Hartfield e i sentimenti del padre erano talmente rispettati da Mrs. John Knightley, che (malgrado la sollecitudine materna per l’immediato godimento dei piccoli, e perché essi avessero subito tutta la libertà e l’attenzione, tutto il mangiare e tutto il bere, e il sonno e il gioco che essi potessero desiderare, senza il minimo indugio) a codesti bambini non era mai consentito che recassero a lui disturbo per molto tempo, o per loro medesimi o per qual che servizio movimentato che essi richiedessero. Mrs. John Knightley era una donnina graziosa ed elegante, di maniere gentili e calme, e d’indole assai amabile ed affettuosa tutta presa dalla sua famiglia; moglie devota, madre adorante, si teneramente attaccata al padre e alla sorella che, non fosse stato per questi vincoli più alti, un amore più caldo sarebbe sembrato impossibile. Essa non poteva vedere difetti in nessuno di loro. Non era una donna di robusto intelletto o dotata di prontezza; e con questo tratto simile al padre, ereditava anche molto della sua costituzione; era delicata di salute, troppo preoccupata di quella dei figli, aveva molti timori e molte trepidazioni, ed era così affezionata al suo Mr. Wingfield a Londra quanto il padre poteva esserlo a Mr. Perry. Erano simili, anche, in una generale bonarietà e in un’inveterata abitudine di riguardo verso ogni vecchia conoscenza. Mr. John Knightley era un uomo alto, distinto e molto bravo; aveva fatto carriera nella sua professione, era amante della casa e pieno d’onorabilità nella sua vita privata; ma con maniere riservate che gl’impedivano di piacere a tutti; e capace d’essere talvolta di cattivo umore. Non era un uomo di carattere difficile, né sì spesso irritato senza ragione da meritare tal rimprovero, ma il suo carattere non era la sua grande perfezione; e invero, con una moglie che l’idolatrava a quel modo, non era possibile che i naturali difetti di quel carattere non dovessero accentuarsi. L’estrema dolcezza del carattere di lei doveva recar detrimento a quello di lui. Egli aveva tutta la chiarezza e la prontezza d’ingegno che mancavano a lei, e poteva talvolta commettere un atto sgarbato, o dire una parola severa. Non era troppo nelle grazie della sua bella cognata. Nessun difetto di lui le sfuggiva. Essa era pronta ad afferrare i piccoli torti che egli faceva a Isabella, che Isabella non sentiva neppure. Forse essa avrebbe chiuso più di un occhio se i suoi modi fossero stati lusinghieri per la sorella d’Isabella, ma essi erano solo quelli d’un fratello e d’un amico quietamente cortese, senza lode e senza accecamento, ma nessun grado di cerimoniosità verso di lei l’avrebbe potuta fare passar sopra alla colpa che ai suoi occhi era di tutte la maggiore, in cui egli cadeva talvolta, la mancanza di rispettosa sopportazione verso suo padre. A questo proposito egli non aveva sempre la pazienza che poteva desiderarsi. Le idiosincrasie e l’agitazione di Mr. Woodhouse provocavano in lui una rimostranza ragionata o una brusca replica servite con mala grazia. Ciò non accadeva spesso; poiché Mr. John Knightley aveva in fondo un gran rispetto per il suocero, e in genere un forte senso dei suoi doveri verso di lui; ma era troppo spesso per la pietà filiale di Emma, visto soprattutto che di frequente c’era da tollerare tutta la pena dell’apprensione, sebbene poi l’offesa non venisse. Tuttavia il principio d’ogni visita non metteva in mostra che i sentimenti più corretti, e siccome questa visita era di necessità così breve, si poteva sperare che trascorresse con indisturbata cordialità. Non erano stati a lungo seduti tranquilli allorché Mr. Woodhouse, scuotendo melanconicamente la testa e sospirando, richiamò l’attenzione della figlia sul triste mutamento avvenuto a Hartfield dall’ultima volta che lei c’era stata. «Ah! Mia cara,» diss’egli, «povera Miss Taylor... È una faccenda penosa!» «Oh, sì, davvero, babbo,» esclamò lei con pronta simpatia, «come deve mancarti! E anche alla cara Emma!... Che perdita terribile per voi due!... Me n’è tanto dispiaciuto per voi. Non riesco a immaginare come possiate fare, senza di lei... È davvero un triste mutamento. Ma spero che lei si trovi abbastanza bene, babbo.» «Abbastanza bene, mia cara... spero... abbastanza bene. Mi risulterebbe che il luogo le si confà discretamente.» A questo punto Mr. John Knightley chiese pacatamente a Emma se si avevano dubbi circa l’aria di Randalls. «Oh, no, affatto! Non ho mai visto Mrs. Weston godere miglior salute, avere un aspetto più florido. Papà manifesta soltanto il suo rammarico.» «Ciò fa onore a entrambi,» fu la cortese risposta. «E la vedi, babbo, abbastanza spesso?» Chiese Isabella col tono lamentoso che era proprio quello che si confaceva a suo padre. Mr. Woodhouse esitò. «Non così spesso, mia cara, quanto potrei desiderare.» «Oh, babbo, siamo stati senza vederli soltanto un’intera giornata da quando si sono sposati. O la mattina o la sera d’ogni giorno, a eccezione d’uno, abbiamo visto o Mr. Weston o Mrs. Weston, e in genere entrambi, o a Randalls o qui... e come puoi supporre, Isabella, qui il più delle volte. Essi sono molto, molto gentili nelle loro visite. Mr. Weston in verità è gentile quanto lei. Babbo, se tu parli in quel modo melanconico, darai a Isabella un’idea falsa di noi tutti. Ognuno deve accorgersi che bisogna fare a meno di Miss Taylor, ma ognuno dovrebbe anche venire rassicurato che Mr. e Mrs. Weston riescono effettivamente a impedire che noi sentiamo la mancanza di lei al punto che temevamo; e questa è né più né meno che la verità.» «Proprio così dovrebb’essere,» disse Mr. John Knightley, «e proprio così io speravo che fosse dalle vostre lettere. Il desiderio di lei di usarvi riguardi non potrebbe mettersi in dubbio, e il fatto che egli è un uomo libero da impegni e socievole rende facile la cosa. Ti ho sempre detto, amor mio, che io non avevo idea che il mutamento fosse tanto importante per Hartfield quanto temevi; e ora che Emma ti ha detto come stan le cose, spero che sarai soddisfatta.» «Sì, certo,» disse Mr. Woodhouse, «sì, indubbiamente... non posso negare che Mrs. Weston, la povera Mrs. Weston, non venga a vederci molto spesso... ma poi... è sempre costretta a andarsene via di nuovo.» «Sarebbe molto penoso per Mr. Weston se essa non lo facesse, babbo. Tu dimentichi affatto il povero Mr. Weston.» «Già, io credo,» disse piacevolmente John Knightley, «che Mr. Weston abbia qualche diritto. Tu ed io, Emma, ci arrischieremo a prender la parte del povero marito. Poiché io sono un marito, e tu non sei una moglie, è probabile che i diritti dell’uomo ci colpiscano con egual forza. Quanto a Isabella, è stata sposata abbastanza a lungo per vedere la convenienza di metter da parte tutti i Mr. Weston per quanto può.» «Io, amor mio?» Esclamò sua moglie, sentendo e comprendendo solo a metà. «State parlando di me? Son certa che nessuno dovrebbe essere, o può essere un più grande patrocinatore del matrimonio di quel che non lo sia io, e se non fosse stato per la pena del suo dover lasciare Hartfield, io non avrei pensato a Miss Taylor che come alla più fortunata donna della terra; e quanto a tenere in poco conto Mr. Weston, quell’eccellente Mr. Weston, io credo che nessun elogio sia alto abbastanza. Io credo che sia uno degli uomini d’indole più buona che mai siano esistiti. Eccetto te e tuo fratello, non conosco il suo eguale per bontà di carattere. Non mi dimenticherò mai come aiutò a far volare l’aquilone di Henry quel giorno ventoso la Pasqua scorsa, e da quando mi usò quella particolare cortesia, fece un anno lo scorso settembre, di scrivere quel biglietto a mezzanotte per rassicurarmi che a Cobham non c’era scarlattina, son rimasta convinta che non poteva esistere un cuore più sensibile né un uomo migliore. Se c’è una che può meritarlo, dev’essere Miss Taylor.» «Dov’è il giovanotto?» Chiese John Knightley. «È stato qui in questa occasione o no?» «Non è ancora stato qui,» rispose Emma. «C’era una grande aspettativa che egli venisse subito dopo il matrimonio, ma finì in nulla; e ultimamente non ho sentito parlare di lui.» «Ma tu dovresti dir loro della lettera, mia cara,» disse suo padre. «Ha scritto una lettera alla povera Mrs. Weston per congratularsi con lei, ed era una lettera molto appropriata e bella. Lei me la mostrò. Mi parve un bell’atto da parte sua. Se poi l’idea venisse proprio da lui, sapete, non si può dire. Egli è molto giovane, e forse suo zio...» «Babbo caro, ha ventitré anni. Tu dimentichi che il tempo passa.»
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