«Mi torturate già, posso dire; ma io offendo tutti i vostri pregiudizi, e questo è per me un gran conforto.»
«I miei pregiudizi? Ma io non ho pregiudizi al mondo: non ho che povertà intellettuale a vostra disposizione.»
«Peggio per voi. Io, per esempio, ho dei deliziosi pregiudizi; però, in ogni modo sono venuta a sciupare il vostro flirt, o come lo chiamate, con vostra cugina, perché le sto rendendo il servizio di sondarvi. Lei vedrà come valete poco.»
«Ah, sondarmi! - esclamò Ralph - Così poca gente se ne prenderebbe la pena.»
La signorina Stackpole, invece sembrava non rifuggire da nessuna fatica per raggiungere questo scopo, e ogni volta che poteva, si serviva abbondantemente d’interrogatori.
Il giorno che seguì, essendo cattivo tempo, il giovane si offrì di mostrarle i quadri. Henrietta passeggiò con lui lungo la galleria, mentre egli le andava indicando i suoi pezzi principali, nominando pittori e soggetti.
La signorina Stackpole osservò i dipinti in perfetto silenzio, senza proferire esclamazioni, e Ralph le fu grato di non essersi abbandonata a nessuna delle frasi fatte delle quali i visitatori di Gardencourt erano così prodighi. Ma Henrietta era poco esperta nell’uso di termini convenzionali; c’era qualcosa di serio e di vivamente personale nel suo tono, che a volte, nella sua tesa risolutezza, faceva pensare a una persona di vasta cultura che parlasse una lingua straniera.
Ralph Touchett seppe che tempo addietro lei aveva collaborato, come critico d’arte, a un giornale d’America, e tuttavia lei non portava con sé il solito bagaglio di frasi ammirative.
A un tratto, dopo che egli ebbe spostato la sua attenzione su di un grazioso Constale, lei si volse e lo fissò un momento, come se pure lui fosse stato un quadro.
«Passate il vostro tempo sempre, grossomodo così?» gli chiese.
«Lo passo raramente in modo così piacevole.»
«Voi mi capite: così, senza un’occupazione regolare?»
«Ah, - disse Ralph - io sono l’uomo più pigro della terra.»
La signorina riprese a osservare il Constale, fino a che Ralph richiamò la sua attenzione su di un piccolo Lanciare, appeso vicino a esso, che rappresentava un gentiluomo in un corsetto rosa e collare di pizzo, mentre, appoggiato al piedistallo di una statua di ninfa, in mezzo a un giardino, suonava la chitarra a due signore sedute sull’erba.
«Ecco il mio ideale in fatto di occupazioni regolari!» disse.
La sua compagna si volse di nuovo a lui, e nonostante i suoi occhi avessero sfiorato il quadro, egli si accorse che non ne avevano rilevato il soggetto. Stava evidentemente pensando ad altro.
«Non vedo come possiate conciliare questo con la vostra coscienza.» disse.
«Mia cara Lady, ma io non ho coscienza.»
«Allora vi consiglio di farvene una: vi occorrerà se tornate in America.»
«Probabilmente non ci tornerò più.»
«Avete forse vergogna di farvi vedere?»
Ralph meditò un istante, poi disse con un sorriso mite: «Suppongo che se uno non ha coscienza, non possa nemmeno avere vergogna.»
«Ah, siete molto sicuro di voi. E vi pare bello rinunciare alla vostra patria?»
«Be’, uno non rinuncia al suo paese come non rinuncia alla sua nonna: sono ambedue istituzioni antecedenti alla sua scelta: elementi del complesso della sua vita che non possono essere completamente eliminati.»
«E questo significa forse, che voi avete cercato di eliminarli e non ci siete riuscito? Che cosa pensano di voi qui?»
«Si compiacciono.»
«Perché voi li adulate.»
«No, no; date pure tutta la colpa al mio fascino naturale.» sospirò Ralph.
«Io non lo conosco, ma se ne avete, è assolutamente innaturale, del tutto acquisito; o almeno voi avete fatto ogni sforzo per acquisirlo. A ogni modo è un fascino che io non apprezzo. Rendetevi utile in qualche cosa, e poi parleremo di fascino.»
«Ebbene, ditemi che cosa devo fare.»
«In primo luogo tornate a casa vostra.»
«Vedo, e poi?»
«Attaccatevi a qualche cosa.»
«E a che genere di cose, per esempio?»
«Una cosa qualunque, pur che ne facciate lo scopo della vostra vita: qualche nuova idea, qualche grande lavoro.»
«È molto difficile aggrapparsi a qualcosa?»
«No, se ci si mette del cuore.»
«Ah! Se dipendesse dal mio cuore...» disse Ralph.
«Non l’avete forse?»
«Ne ebbi uno fino a pochi giorni fa: ma adesso l’ho perduto.»
«Non prendete nulla sul serio, voi. - mormorò la ragazza - È il vostro difetto.»
Nonostante ciò, uno o due giorni dopo, lei gli permise ancora di attirare la sua attenzione e allora scoprì una causa diversa alla sua contrarietà.
«So ora qual è il vostro punto debole, signor Touchett. - disse - Vi credete troppo superiore per sposarvi.»
«Infatti, mi credetti tale fino al giorno che vi conobbi, signorina Stackpole. Ma da allora cambiai completamente parere.»
«Povera me!» gemette Henrietta.
«Da allora mi parve, - continuò Ralph - di non essere abbastanza superiore.»
«Il matrimonio vi migliorerebbe. Dopotutto è il vostro dovere.»
«Ah, - gridò il giovane - quanti doveri si hanno! È dunque un dovere anche questo?»
«Certo che lo è. Non lo sapevate? Sposarsi è dovere di ognuno.»
Ralph meditò un momento: si sentiva deluso. C’era qualcosa nella signorina Stackpole che egli aveva cominciato a trovare piacevole; pur non essendo una ragazza affascinante, era un esemplare abbastanza simpatico della sua specie. Mancava un poco di distinzione ma, come aveva detto Isabel, era una ragazza coraggiosa: entrava nelle gabbie e vi faceva schioccare la frusta come una provetta domatrice di leoni.
Non l’avrebbe mai immaginata capace di manovre volgari, però le sue ultime parole lo colpirono come una nota stonata. Quando una giovane da marito spinge al matrimonio un giovanotto completamente libero, la più ovvia spiegazione di un tale impulso non è certo l’altruismo.
«Brava, ma c’è molto da dire su questo argomento.» riprese.
«Può darsi, ma il dovere è la ragione principale. Quanto a me, devo dire che mi pare alquanto egoistico quel vostro andarvene in giro solo, come se non esistesse al mondo una donna degna di voi. Credete, dunque di essere migliore degli altri? In America la gente si sposa.»
«Se questo è il mio dovere, - ribatté Ralph - non è per analogia anche il vostro?»
Gli occhi della signorina Stackpole erano capaci di fissare il sole senza socchiudersi.
«Dite così con la segreta speranza di scovare un vizio nel mio ragionamento? Certo ho anch’io diritto di sposarmi, come chiunque altra.»
«Va bene, - disse Ralph - ma io non dico che mi fa pena il vedervi sola: mi fa piuttosto piacere.»
«Non sapete ragionare sul serio: non lo saprete mai.»
«Nemmeno il giorno che vi pregherò di rinunciare alla vostra vita solitaria?»
L’altra lo fissò per un istante, con un’espressione la quale sembrava annunciare una di quelle risposte che si dicono incoraggianti; ma con sorpresa di Ralph questa si mutò in una specie di ripicca.
«No, nemmeno allora.» rispose asciutta. E se ne andò.
«Mi dispiace dovervi annunciare che non ho generato nessuna passione per la vostra amica, - disse Ralph quella sera a sua cugina - ancorché stamane noi abbiamo ragionato a proposito di questo argomento.»
«Probabilmente le avete detto qualcosa che le è dispiaciuto.» Ralph la guardò stupito.
«Si è forse lamentata di me?»
«Mi ha detto semplicemente che le sembra esserci qualcosa di molto basso nel contegno degli europei verso le donne.»
«Mi classifica dunque europeo?»
«E uno dei peggiori. Mi ha confidato che le avete detto qualcosa che un americano non avrebbe mai osato dirle; ma non ha voluto ripetermelo.»
Ralph si concesse il lusso di una risata.
«Che strano impasto di ragazza! Pensava forse che le dovessi fare la corte?»
«No, perché credo che anche un americano, faccia questo; ma lei pensa che abbiate male interpretato qualche sua frase, e dovete averle risposto con un’ironia fuori luogo e poco cortese.»
«Mi è parso di capire che essa mi volesse proporre di sposarla, e accettai senz’altro. Sono stato poco cortese?»
Isabel sorrise. «Siete stato poco cortese verso di me. Io non desidero affatto che vi sposiate.»
«Cara cugina, che cosa può fare un pover’uomo in mezzo a voi due? - implorò Ralph - La signorina Stackpole mi assicura che quello di sposarmi è il mio preciso dovere, e si vede che il suo, è quello di sorvegliarmi perché io lo compia.»
«Ha un profondo senso del dovere. - convenne Isabel gravemente - Vero è che il movente di ogni cosa che faccia o dica è sempre quello. Ed ecco perché mi piace tanto. Lei pensa che non sia degno tenere tante cose per voi solo; questo voleva farvi capire. Ma se pensate che essa tentasse di affascinarvi, avete torto.»
«Convengo che era un modo molto strano, ma io pensai proprio che essa cercasse di affascinarmi. Scusate la mia depravazione.»
«Siete molto presuntuoso. Henrietta non è per nulla interessata e non pensò che la doveste ritenere tale.»
«Capisco: bisogna essere assai modesti di natura per trattare con questa specie di donne. - disse Ralph umilmente - È un tipo molto strano, in ogni modo. È troppo personale, tanto più se si considera che lei vuole che gli altri non lo siano. Insomma, entra sempre senza bussare alla porta.»
«Questo sì. - ammise Isabel - Non vuole riconoscere l’esistenza del martello, anzi sono sicura che lo giudichi un ornamento inutile. Pensa che la porta d’ognuno debba essere sempre socchiusa. Nonostante tutto non posso non volerle bene.»
«Ed io non crederla troppo brusca e spiccia.» rispose Ralph, certamente un po’ seccato di aver preso un doppio granchio sul conto della signorina Stackpole.
«Già, - disse Isabel - credo che sia perché non è precisamente distinta, che mi piace.»
«Questa ragione la lusingherebbe.»
«Naturalmente se gliela dicessi, non la esprimerei in questo modo. Le direi piuttosto che è perché c’è un po’ di popolo in lei.»
«Che ne sapete voi del popolo e che ne sa lei?»
«Oh, molto ne sa. Io fiuto in lei un’emanazione della grande democrazia del continente, della terra, della nazione. Non dico che riassuma tutto questo in sé; sarebbe chiederle troppo. Dico che li rappresenta vivamente.»
«Allora vi piace per ragioni patriottiche. Ma è proprio per questo che faccio le mie riserve.»
«Ah, - proruppe Isabel con una specie di sospiro giocoso - mi piacciono tante cose! Se una di esse mi colpisce con una certa forza, l’accetto senz’altro. Non per vantarmi, suppongo di essere di gusti abbastanza versatili. Mi piace che la gente sia completamente diversa da Henrietta... come le signorine Molinella, per esempio. Quando le guardo mi sembra che corrispondano a una specie di ideale. Poi entra in scena Henrietta e io sono interamente conquistata da lei; e non tanto per la sua personalità, quanto per le masse che le stanno dietro.»
«Volete dire la sua vita posteriore.» suggerì Ralph.
«Ha ragione Henrietta, non sapete stare serio. Mi piace il grande paese che si stende solcato da fiumi e attraverso praterie tutte in fiore, via via a perdita d’occhio, fino alle rive del verde Pacifico. Un odore intenso, benché fresco e dolcissimo, sembra alzarsi da esso, e Henrietta, scusatemi la similitudine, ha qualcosa di questo odore nelle sue vesti.»
Isabel arrossì un poco pronunciando questa conclusione, e il rossore delle guance, unito all’ardore improvviso che essa aveva messo nelle sue parole, la rendeva così bella che Ralph rimase a guardarla sorridendo anche dopo che ebbe finito di parlare.
«Non sono certo che il Pacifico sia così verde come dite. – replicò - Ma voi siete una ragazza piena d’immaginazione, cugina mia. Henrietta tuttavia odora troppo di futuro, e questo quasi mi annienta, un povero diavolo come me...»