CAPITOLO 1
A bordo della nave da Guerra Valdier V’ager: Oggi
Carmen rimase immobile sulla piattaforma del teletrasporto. Una parte di lei avrebbe voluto ribellarsi all’idea di abbandonare la nave da guerra aliena su cui si era svegliata settimane prima. Temeva che, una volta scesa dalla nave, ogni possibilità di trovare un modo per tornare a casa sarebbe svanita. Guardò sua sorella. Sapeva che, nel profondo di sé, Ariel era sollevata da quello strano colpo di scena. Ariel credeva che ora Carmen avrebbe rinunciato alla vendetta.
Non succederà mai, pensò tristemente. Tornerò sulla Terra, fosse l’ultima cosa che faccio.
Carmen non ricordava il momento in cui l’avevano portata a bordo della nave. Stava morendo. L’uomo che aveva rapito Abby, l’artista che viaggiava con loro, l’aveva accoltellata. Lei se n’era accorta troppo tardi. Era stata distratta dai versi di alcuni animali selvatici che avevano colto alla sprovvista. O almeno, aveva creduto che fossero animali selvatici. E Carmen non sapeva esattamente in quale categoria scientifica andassero classificati gli uomini che si trasformavano in draghi. Personalmente, non gliene fregava un bel niente. La sua preoccupazione principale era tornare a casa.
All’inizio, una parte di lei si era infuriata al pensiero di morire prima di concludere ciò che aveva promesso a Scott. Ma mentre la furia la attraversava, un’altra parte di lei si era sentita sollevata perché il dolore terribile con cui aveva convissuto durante gli ultimi tre anni stava per terminare una volta per tutte. Aveva ceduto alla sensazione di pace che l’aveva avvolta strettamente, pronta a raggiungere infine Scott.
Quando si era svegliata quasi un mese prima, nell’unità medica di una nave da guerra aliena, la furia l’aveva travolta. Aveva ingannato di nuovo la morte. Aveva trascorso la prima settimana sfogando la sua rabbia sugli uomini a bordo della nave, nella speranza che mettessero fine alle sue sofferenze. Ma in seguito, aveva dovuto ammettere, seppur con riluttanza, di essersi affezionata a quei bizzarri alieni. Avevano un senso dell’umorismo molto particolare.
E combattono bene, pensò, guardando storto un paio di uomini che la guardavano in un modo che la metteva a disagio.
Sapeva che andavano all’unità medica solo per farla sentire bene. Carmen aveva lasciato loro qualche livido, ma non li aveva davvero feriti. Beh, con l’eccezione di quei due quando era ancora nell’unità medica. Ariel, Trisha e lei li avevano colti alla sprovvista e li avevano messi a terra con un paio di colpi non esattamente regolamentari. In quel momento, la rabbia era al culmine. In seguito, era stato quasi un gioco ogni volta che uno dei guerrieri veniva sulla porta delle sue stanze, sapendo come lei avrebbe reagito.
Carmen aveva approfittato di quel tempo per esercitarsi e sviluppare le sue capacità. Aveva imparato dagli uomini con cui combatteva, approfittando della loro forza e agilità superiori. Ciò l’aveva aiutata a rimettersi in forma, aveva fatto sì che il tempo a bordo sembrasse volare e aveva affinato le sue abilità di combattimento. Si era detta che avrebbe potuto sfruttare tutto ciò che aveva imparato una volta tornata sulla Terra. Ne avrebbe avuto bisogno per far fuori Cuello quando lo avrebbe trovato.
Carmen scosse la testa e si concentrò quando sentì Trelon dire all’uomo che controllava il teletrasporto di attivarlo. Doveva imparare tutto il possibile se voleva fuggire. Per il momento, era meglio tenere i ricordi dove dovevano stare: nel passato. Attorno a lei, tutto si illuminò e Carmen avvertì un senso di disorientamento prima che ogni cosa si facesse sfocata.