Capitolo Uno-2

2008 Words
“Anni e anni di pratica nel terrorizzare donne in luoghi bui.” Ah. Uno spirito arguto come me. Anime gemelle. Adesso mi piace ancora di più. “Grazie,” dico dopo un momento. Lui mi si siede accanto, la giacca del suo completo che struscia contro la mia. “Sei ancora terrorizzata.” “Sì, ma va meglio. Parlare sarà di aiuto. Possiamo parlare?” “Ok.” Simula un accento tedesco per assomigliare a Freud. “Qvando hha notato la pvima folta qvesto pvoblema?” ~.~ Jackson La risata della bellissima femmina arriva fortissimo e le va quasi di traverso. Poi continua a ridacchiare un momento, in un modo un po’ isterico. Bollicine di riso continuano ad affiorare in superficie ogni volta che tenta di parlare. Alla fine si schiarisce la gola e dice: “Intendo dire, parlare per distrarmi. Parlare di qualcos’altro.” Io non scherzo mai – soprattutto al lavoro – ma la morettina tutta gambe con la gonna corta e stretta mette in allerta il mio corpo in un modo fin troppo piacevole. Ora che non la sto toccando, va meglio. Quando ero a contatto con lei, prima, l’elettricità tra noi mi ha quasi incendiato la pelle. Il prurito e il bruciore del mutamento mi hanno assalito velocemente come capita a un adolescente nel pieno della pubertà, quando sta da poco imparando a trasformarsi. Sono stato a un passo dall’aprirle le gambe, tirare su quella sua minuscola gonnellina e farla mia. A dire il vero i miei sensi da lupo sono andati in tilt nel momento in cui è entrata in ascensore. Il meglio che ho potuto fare è stato rimanere in silenzio e osservarla. Il suo odore mi inebria, come una specie di fiore esotico che implora di essere colto, solo che in forma decisamente umana. Non ha per niente senso. Non c’è motivo per cui dovrei sentirmi attratto da lei, a parte il fatto che è meravigliosa. Non sono mai stato attratto da un’umana prima d’ora. Diamine, ho fatto fatica a provare attrazione anche per una donna lupo, addirittura con la luna piena. A peggiorare le cose, lei si è eccitata quando l’ho toccata: l’odore del suo nettare riempie questo spazio ristretto. Per la prima volta in vita mia, le mie zanne si sono affilate, gocciolanti di siero, pronte ad affondare nella sua pelle e marchiarla per sempre come mia. Ma è una follia. Non posso marchiare un’umana: non sopravvivrebbe. Questa umana, per quanto sia bellissima, non può essere la mia compagna. La guardo da testa a piedi, in netto vantaggio, dato che io posso vedere al buio e lei no. È stupefacente in tutto e per tutto: gambe lunghe e tornite, un culo che riempie perfettamente quella sua gonnellina, e tette da Batgirl. Cioè, ha un pipistrello rosa shocking davanti, sulla maglietta, proprio sopra un paio di tette sode. E qualcosa in quel pipistrello mi dà alla testa. Una piccola intrepida supereroina che implora di essere sfidata. Immagino che questo renda me il cattivo della situazione. “Come ti chiami?” mi chiede. Esito. “J.T.” “Io sono Kylie. Sono qui per un colloquio, quindi ero tutta pronta per cominciare.” Non faccio mai l’amicone. Scoraggio i miei dipendenti dall’intrattenersi con me, eccetto per darmi informazioni, e pretendo che lo facciano in modo molto sintetico. Ma per qualche motivo, il suo fiacco tentativo di intavolare una conversazione non mi infastidisce. Il che significa che mi degno di rispondere. Sono troppo impegnato a convincere il mio lupo a non saltarle addosso. Lei ci riprova. “In che reparto sei?” Non intendo ammettere che sono il CEO. “Marketing.” Impregno la parola di tutto il disgusto che il marketing mi ispira. È vero che ora passo la maggior parte del mio tempo tra marketing e gestione, quando invece preferirei molto di più programmare, e non dover mai interagire faccia a faccia con qualcuno. Lei ride, un suono dolce e un po’ roco. Nonostante non mi possa vedere, scruta nella mia direzione con espressione affascinata in volto. I suoi capelli, di un castano lucido e denso, le ricadono in onde sciolte e morbide sulle spalle. È troppo buio per poter distinguere il colore dei suoi occhi, ma le sue labbra carnose sono lucide e il modo in cui adesso si dischiudono un po’ mi fa venire voglia di reclamare quella bocca sensuale. “Uno di quelli, eh? Che tristezza.” Sorrido, una cosa che mi capita di rado. Mi ha già fatto ridere, e non mi succedeva da vent’anni. “Per che posizione fai il colloquio?” “Infosec.” Sexy e nerd. Interessante. Deve avere doti straordinarie per essere riuscita a ottenere un colloquio. La mia società è la migliore al mondo nel campo della sicurezza informatica. “Hai molta esperienza nel settore?” “Un po’.” Sembra evasiva in un modo che mi fa pensare che sappia effettivamente il fatto suo. La corrente manca da parecchio, almeno dieci minuti. Prendo il telefono dalla tasca e cerco di digitare di nuovo il numero della mia segretaria, ma ancora non c’è segnale. “Per quanto pensi che resteremo bloccati qua dentro?” La sua voce trema sulla parola bloccati. Santi numi, non ho mai provato un impulso così forte a prendere la mano di una donna prima d’ora. Il colletto della camicia è troppo stretto. Che diavolo, avrei voluto non essermi messo in giacca e cravatta. Ovviamente è la cosa che mi dico ogni santo giorno, ma è raro che abbia scelta, anche se è la mia dannata società. Quando abbiamo raggiunto un certo livello mi sono dovuto adeguare al dress code aziendale americano per le riunioni esterne, addirittura a Tucson, ambiente notoriamente rilassato in materia di abbigliamento. La mia piccola programmatrice, però, ha beccato l’outfit corretto: il giusto miscuglio di hipster – con il pipistrello sulle tette e le gambe nude – e aziendale – con il completo in giacca e i tacchi. Non so quando ho iniziato a pensare a lei come la mia piccola qualcosa, ma è successo. Nel momento in cui è entrata in ascensore e ho inalato il suo odore, il mio lupo ha gridato: mia. “Cioè, pensi che ci vorranno ore? Non passeranno delle ore, giusto?” Sta perdendo di nuovo il fiato. Mi trattengo dal non tirarmela addosso, facendola sedere sulle mie gambe e cullandola tra le braccia fino a che non smetterà di tremare. “Non spingermi a palparti un’altra volta.” Ok, non avrei dovuto dirlo, anche se è stata lei a dirlo per prima. Però il commento ha l’effetto desiderato. Lei sbuffa, cosa che modifica lo schema della sua respirazione e la aiuta a calmarsi. “Quindi sei nervosa per il colloquio?” le chiedo. Le chiacchiere non fanno parte del mio repertorio, ma pare che potrei fare qualsiasi cosa per tentare di calmarla. O forse voglio solo risentire la sua voce. “Non sembri nervosa.” “A parte l’attacco di panico, per distrarmi dal quale stai facendo un lavoro eccellente?” Il mio lupo gongola per quel complimento. “Ti rivelo un segreto,” dice, e i muscoli del mio ventre si tendono quasi dolorosamente sentendo la sua voce suadente. Senza neanche rendersene conto mi sta ammaliando. Forse, parlare è una cattiva idea. “Ok,” rispondo. “Non ho mai avuto un vero lavoro prima d’ora. Cioè, adesso ho un posto, ma è tutto lavoro online. Non sono mai stata in un ufficio come questo.” “Pensi di poterlo fare?” “Sai, cinque anni fa avrei vomitato al solo pensiero. Ma a dire il vero, la SeCure è l’unica e sola società per la quale metterei un completo con i tacchi.” E ogni maschio nell’edificio ringrazia Dio perché l’ha fatto. “Come mai?” “La SeCure rappresenta il culmine dell’infosec. Cioè, Jackson King è un genio. Lo seguo da quando avevo dieci anni.” Cerco di impedire al mio lupo di tirarsela troppo. “Sei sicura di voler lasciare la comodità del pigiama a casa e venire in ufficio tutti i giorni?” “Sì. Sarebbe bello avere un motivo per uscire di casa. Programmare può farti sentire solo. Voglio dire, io lavoro al meglio da sola, ma penso possa essere carino avere attorno gente come me. Magari trovare la mia tribù. Sentirsi normali, capisci?” Non capisco. Io non ho una tribù da quando ho abbandonato il mio branco natale con la pelliccia zuppa del sangue del mio patrigno. Una società piena di umani è un misero surrogato. “Se fai un colloquio qui per la sicurezza, devi avere talento,” le dico per distrarmi dai brutti ricordi. “Mi occupo di codici da quando ero ragazza,” dice lei con tono modesto, cosa che mi fa nuovamente pensare che stia sminuendo il suo talento. “Essere un’adolescente ‘geek’ mi ha decisamente tolto di dosso l’etichetta di normale.” “La normalità è sopravvalutata. Devi solo trovare il tuo branco.” “Branco?” “Volevo dire tribù.” “No, branco mi piace. Mi fa sentire un lupo solitario.” C’è la vena di un sorriso nella sua voce, e io ricaccio indietro un commento tagliente. Essere un lupo solitario non è fico come sembra. Anche se è tutto quello che mi merito. “Quindi…” Ha il tono di qualcuno che fino ad ora ha aspettato il momento di chiedere qualcosa. “Hai mai incontrato Jackson King?” Nascondo un sorriso, anche se lei non può vederlo. “Uhm. Un paio di volte, sì.” “Com’è?” Scrollo le spalle nel buio. “Difficile a dirsi.” “Difficile a dirsi perché non lascia trasparire molto?” Tengo la bocca chiusa. “Questo è quello che ho sentito dire. Allora, è un fanatico dell’informatica del genere strambo o inquietante?” Non ero a conoscenza delle diverse categorie di fanatici del computer. Non mi considero un geek, però, in quanto mutante, non mi includo in nessuna categoria umana. “Mi verrebbe da dire del genere inquietante,” prosegue lei. “Perché nessun uomo così sexy dovrebbe essere tanto asociale. Cioè, deve avere delle pecche davvero serie. Secondi i pettegolezzi, quell’uomo non frequenta mai nessuna donna. Si dice anche che non abbia un briciolo di vita sociale. Non esce mai. Un recluso totale. Deve avere dei problemi. Oppure è gay. Scommetto che è tipo da tenere il suo partner legato nell’armadio, per poi frustarlo quando torna a casa la sera.” Di nuovo, quasi mi sfugge un sorriso. Frustate. Ti faccio vedere io, piccola Batgirl. “Pare che tu sappia un sacco di lui.” “Oh… io, ehm… immagino che mi interessi. Diciamo che è una celebrità tra i seguaci della tecnologia. Cioè, la sua codificazione originale è stata roba da geni, soprattutto per l’epoca.” Questa volta sorrido sul serio. La valutazione che ha dato di me, tolta la parte del gay che frusta il suo partner, mi fa accelerare i battiti del cuore. Un’altra anomalia. A me non interessano le attenzioni. E lei ha ragione: non rilascio mai informazioni personali. Ho segreti troppo grossi da nascondere. Ma il suo interesse per me sta facendo fare le capriole al mio lupo. Mia. “Allora tu che genere di geek sei?” le chiedo. “A quanto pare il genere che blatera come una idiota con un uomo che non conosce, quando si trova confinata in un ascensore. Ma sono sicura che questo l’hai già dedotto. Scusa, in genere ho un filtro migliore della media. È una buona cosa che non possiamo vederci, perché questa mattina mi sono decisamente messa in imbarazzo.” Trattenermi dal baciarla fino a levarle il fiato sta diventando sempre più difficile. Non sono mai stato più felice di starmene seduto a sentire blaterare un essere umano. Il mio lupo non è neanche innervosito per essere costretto a restare confinato da oltre dieci minuti. Di solito ringhierebbe per liberarsi e aggredire la minaccia. Cosa che si potrebbe rivelare letale.
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