Capitolo 3

1891 Words
3 SULLY «Dolcezza, ci devi delle spiegazioni,» mi chinai e sussurrai all’orecchio di Mary. Ci aveva condotti dall’altra parte della città fino alla porta sul retro del bordello Briar Rose. Non c’era stato abbastanza tempo affinchè Millard o Benson avessero potuto mandare degli sgherri a importunarci, per cui la nostra camminata era stata tranquilla. Io odiavo Butte. Odiavo qualunque città, per quel che valeva. C’era troppa gente, troppi modi per cacciarsi nei guai. Facevo di tutto per evitare i problemi, ma quel giorno, ci erano precipitati addosso nella forma di una ammaliatrice dai capelli biondi. Oh, era decisamente innocente, ma mi tentava – così come tentava Parker – in ogni caso. Non c’era stato dubbio sul fatto che fosse la donna giusta per noi, problemi e tutto il resto. Per cui, invece di evitare il conflitto o qualunque possibilità di aggiungere guai alla mia vita, avevo accettato Mary come mia. Ciò che affliggeva lei, affliggeva me. Ciò che intendeva farle del male, io lo debellavo. Non poteva essere altro che mia moglie. Con la mia cazzo di storia, era la scelta più sicura per lei. Nessuno l’avrebbe importunata già solo per il fatto che fosse sposata con me. Ma Mary sembrava portarci da una sorpresa all’altra. Quale vergine nubile conosceva la porta della cucina di un bordello? Quale innocente veniva accolta all’interno con una familiarità che dimostrava che vi avesse fatto visita in passato? «Un bordello?» domandò Parker. Per quanto né io né Parker ci fossimo mai trovati in quell’edificio in particolare in passato, assomigliava a tutti gli altri. Una volta entravamo dalla porta principale. Quella sera, ci trovammo ad accedere dal vicolo sul retro nella cucina affollata. La cuoca stava mescolando qualcosa che puzzava tremendamente di cavolo bollito sul fuoco. Due p********e erano sedute ad un ampio tavolo con indosso solamente i loro corsetti e le sottogonne a mangiare. Un’altra ragazza entrò nella stanza, vide Mary e scappò via. Mary salutò una delle p********e e rifiutò una ciotola di cavolo dalla cuoca. Come cazzo era finita invischiata Mary in un bordello? A giudicare dal modo in cui si era comportata sul treno e il suo totale disgusto e la palese paura che provava nei confronti di Benson, avrei scommesso qualunque cosa che fosse stata vergine. Ma quale vergine aveva famigliarità con chi stava in un bordello? Una donna con indosso solamente un corsetto stretto e dei mutandoni entrò dalle porte girevoli. Della musica da pianoforte la seguì, ma venne attutita quando la porta si chiuse. Era di media statura con i seni pieni che quasi strabordavano dal corsetto. Aveva le gambe lunghe e affusolate, la pelle cremosa e pallida. Erano i suoi capelli rossi fiammeggianti che la distinguevano dalle altre donne. Chiaramente una prostituta, molto probabilmente aveva molto successo nell’attirare l’attenzione. «Mary!» esclamò, correndo da lei e attirando la nostra sposa – saremmo stati sposati prima della fine di quella notte – in un abbraccio impetuoso. Sorrisero e fu chiaro che si conoscessero. Essendo una bionda e l’altra rossa, non c’era alcuna somiglianza di famiglia. Non erano imparentate. Come avevano fatto quelle due donne, provenienti da contesti del tutto diversi, a diventare amiche? «Io... ho bisogno del tuo aiuto,» ammise Mary. La donna lanciò un’occhiata a me e Parker. Eravamo grandi e imponenti e la cucina sembrava piccola con noi all’interno. Agitò le sopracciglia. «Direi proprio.» Quando la sua amica smise di ridacchiare, Mary ci presentò. «Loro sono il signor Corbin e il signor Sullivan. Signori, posso presentarvi la mia amica, Chloe?» Noi ci togliemmo i cappelli e le rivolgemmo un cenno del capo. Tra me e Parker, io ero quello più silenzioso e molto più paziente, e perfino lui non stava mettendo pressione a Mary affinché ci desse delle risposte. Ce n’erano troppe, ma le avremmo ottenute. Se così non fosse stato, ce le saremmo prese con una bella sculacciata. Dubitavo che chiunque in quell’edificio si sarebbe offeso se mi fossi seduto e me la fossi piegata sulle ginocchia, sollevandole le gonne e facendo arrossire quel suo culo perfetto. «Ci serve un posto dove passare la notte,» disse Mary alla sua amica. Chloe la squadrò con attenzione. «Dovrò dirlo alla signorina Rose.» Lei girò i tacchi e se ne andò prima che Mary potesse dire altro che, «Ma-» Mentre attendevamo, io la trascinai fino alla scala sul retro dove c’era un briciolo di privacy. Con le scale alle sue spalle e noi due che incombevamo su di lei, Mary non aveva altra scelta che concentrarsi su di noi. «Spiegati,» le dissi. Una sola parola, ma il tono era chiaro. Mary ci avrebbe risposto. Lei si leccò le labbra e ci guardò entrambi attraverso le ciglia. «Faccio parte delle ausiliatrici e, più di un anno fa, ho avuto il compito di portare degli oggetti di beneficenza – abiti, muffole e robe del genere – al Briar Rose. Ho conosciuto Chloe e siamo diventate amiche.» Spalancai gli occhi mentre parlava. «Nessuna delle ausiliatrici sapeva che sei tornata altre volte?» le chiesi. «O tuo padre?» aggiunse Parker. Lei scosse la testa. «Mio padre di solito non mi presta affatto molta attenzione. Il fatto che sia venuto alla stazione è un avvenimento raro. Ecco perché sapevo quanto fossero serie le sue intenzioni. Sapevo che voleva che mi sposassi, avevo una vaga idea che potesse trattarsi del signor Benson, ma non ne sono stata sicura fino a quando non siamo arrivati. Ecco perchè ero andata a far visita a mia nonna.» Rabbrividì. «La madre di mio padre. Probabilmente potete immaginare quanto sia stato piacevole quel mese.» Sospirò. «Ma è stato meglio di qualunque cosa mio padre stesse pianificando. Si è trattato di una tattica di rallentamento, ma sono solamente una donna e non ho davvero una scelta.» La sua confessione la diceva lunga sulla situazione: la libertà di una donna era limitata, a prescindere da quanti soldi avesse. Per quanto non dovesse lavorare, era intrappolata a fare ciò che diceva suo padre o, una volta sposata, suo marito. «Non sei solamente una donna,» le dissi. «Ci troviamo in un fottuto bordello. Ho la sensazione che ci siano diversi buchi da sondare, dentro di te, per portare alla luce tutto quanto.» Come la sua bocca, la sua figa e, presto, un giorno, il suo culo, ma Mary non colse il doppio senso delle mie parole. Una donna si schiarì la gola. Io e Parker indietreggiammo e ci voltammo verso quella che decisamente era la Madama e, immaginai, la signorina Rose. Indossava un abito che faceva concorrenza a quello di Mary in quanto a gusto e qualità. Era sulla trentina, con delle leggere rughe sul volto bellissimo. A giudicare da come ci stesse squadrando con accortezza, dovetti presumere che non le sfuggisse mai molto. «Mary Millard, quando Chloe mi ha detto che fossi qui con due uomini e avessi bisogno di una stanza al piano di sopra, sono quasi svenuta sul posto.» Mary fece un passo in avanti, con aria contrita. Non sapevo se Mary avesse una madre o meno, ma dal modo in cui la stava rimproverando, non avevo dubbi che quella donna avrebbe potuto esserne una valida sostituta. «Sei una brava ragazza. Per quanto ti conceda una sbirciatina dagli spioncini per soddisfare la tua curiosità, qui stiamo oltrepassando il limite e di certo non è da te.» Mary sollevò il mento e riuscii a vedere come fosse arrossita. «Io- Non avevamo altro posto dove andare.» La signorina Rose schioccò le dita e le ragazze al tavolo si alzarono e se ne andarono. La cuoca uscì dalla porta sul retro così noi cinque restammo soli. Per quanto Chloe se ne stesse in piedi in silenzio, stava ascoltando con avidità. «Vorresti nascondere una tresca con due uomini venendo qui?» Mary spalancò la bocca. «Cosa? No!» La signorina Rose strinse le labbra. «Spiegati.» Incurvai un angolo della bocca verso l’alto dal momento che aveva usato la stessa identica parola che avevo pronunciato io solo pochi minuti prima. Eravamo molto simili, non il tipo da fare tanti giri di parole quando una sarebbe stata sufficiente. Prometteva bene per il nostro matrimonio se Mary rispondeva bene ai miei comandi brevi e rapidi, dal momento che avrebbe imparato che eravamo io e Parker al comando. Non solo in camera da letto – o in qualunque altro posto ce la fossimo scopata – ma anche per quanto riguardava la sua sicurezza e il suo benessere. Come in quel momento, in cui la signorina Rose si stava assicurando del suo benessere. Una brava ragazza come Mary non si portava due uomini in un bordello così da poter trascorrere un’oretta a rotolarsi tra le lenzuola. Mary le fece un breve riassunto della sua brutta situazione, con la signorina Rose che la ascoltava atentamente. «È stata una decisione furba, dal momento che il signor Benson è stato bandito e sa di non poter entrare qui dentro. Per quanto riguarda tuo padre, a lui piace che siano le donne ad andare da lui,» replicò la signorina Rose, ed io vidi Mary agitarsi di fronte a quella sgradevole osservazione su suo padre. «Siete i benvenuti qui.» Mary sorrise e si voltò verso le scale. «Aspetta,» disse la signorina Rose, sollevando una mano. Mary si voltò, attendendo con ansia. «Signori, quali sono le vostre intenzioni nei confronti di questa donna? Immagino che non siate degli stolti, dunque sapete che non è una prostituta.» «No, signora, non lo è,» le dissi io. «Abbiamo intenzione di sposarla.» Chloe e la signorina Rose dissero nello stesso momento, «Entrambi?» La signorina Rose non era minimamente stupida, mentre Chloe sembrava non avesse mai sentito parlare prima di un ménage. Nella sua professione, ero certo che non ci fosse molto che non avesse visto. «Entrambi?» ripeté Mary. «Sì, entrambi. Te l’abbiamo già detto alla stazione,» aggiunsi io. Mary si accigliò. «Mi avete detto che voi sareste stato il mio marito temporaneo, tutto qui.» Scossi lentamente la testa. «Ti abbiamo detto che ci saremmo presi cura di te, che ti avremmo protetta. Ciò significa matrimonio. Come ha detto la signorina Rose, sei una brava ragazza e rimarrai tale fino a quando non saremo sposati. Poi ti mostreremo come essere una cattiva ragazza.» Non potei non sogghignare di fronte a tutte le cose selvagge che le avremmo mostrato. E lei le avrebbe adorate tutte. Mary spalancò la bocca sconvolta. «Questi uomini?» chiese Chloe. Diede una pacca a Mary sulla spalla. «Non preoccuparti, dolcezza. Sono bellissimi. Questi due ti faranno stare benissimo. Fidati di me, ti piacerà prenderli entrambi insieme.» A quel punto ridacchiò e Mary arrossì ancora di più. «Dovete venire da Bridgewater,» dedusse la signorina Rose, lanciando un’occhiata a noi due. Io annuii. Per quanto non rendessimo di dominio pubblico le nostre usanze, non mi sorprendeva che la signorina Rose le conoscesse. Custodiva dei segreti probabilmente meglio perfino dei preti della Chiesa Cattolica e non temevo il fatto che sarebbe cambiata ora. Di certo teneva nascoste cose molto più... piccanti che non una donna sposata con due uomini fedeli e amorevoli. «Allora approvo,» aggiunse con un cenno risoluto del capo. Mary disse finalmente la sua. «Signorina Rose, non potete voler dire che pensate che sposare due uomini sia una buona idea!» «Lo penso,» replicò lei. «Sono tempi difficili e Butte è una brutta città. È difficile essere una donna da queste parti. Perfino con i tuoi soldi, non sei mai stata felice. Per quale altro motivo saresti venuta qui? Questi uomini ti desiderano. Entrambi. Alcune donne sognano di essere protette da un uomo, ma tu hai la fortuna di averne trovati due.» Mary si avvicinò alla signorina Rose per sussurrare, «Ma... due. Non ho mai visto... Non so che cosa fare con due.» La donna più anziana a quel punto sorrise. «Non preoccuparti. Non ho dubbi sul fatto che lo sappiano loro.»
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