Introduzione

3127 Words
IntroduzioneDevono essere passati circa quindici anni da quando David Innes e io abbiamo sfondato la superficie interna della crosta terrestre e siamo emersi nella selvaggia Pellucidar, ma quando un sole immobile splende eternamente a mezzogiorno e non c’è una luna mobile e non ci sono stelle, il tempo è senza misura e così può essere stato cento anni fa o uno. Chi lo sa? Naturalmente, da quando David è tornato sulla Terra e ha riportato molte delle benedizioni della civiltà, abbiamo avuto i mezzi per misurare il tempo, ma alla gente non piaceva. Scoprirono che poneva loro restrizioni e limitazioni che non avevano mai provato prima e arrivarono a odiarlo e a ignorarlo fino a quando David, nella bontà del suo cuore, emanò un editto che aboliva il tempo a Pellucidar. Mi sembrava un passo indietro, ma ora sono rassegnato e, forse, più felice, perché in fin dei conti il tempo è un padrone crudele, come voi del mondo esterno, che siete schiavi del sole, sareste costretti ad ammettere se solo ci pensaste. Qui, a Pellucidar, mangiamo quando abbiamo fame, dormiamo quando siamo stanchi, ci mettiamo in viaggio quando partiamo e arriviamo a destinazione quando siamo lì; non siamo vecchi perché la Terra ha fatto il giro attorno al sole settanta volte dalla nostra nascita, perché non sappiamo che ciò è avvenuto. Forse sono qui da quindici anni, ma che importa. Quando sono arrivato non sapevo nulla di radio – le mie ricerche e i miei studi erano su altri campi – ma quando David è tornato dal mondo esterno ha portato molti studi scientifici e da questi ho imparato tutto quello che so della radio, che è stato sufficiente per permettermi di costruire due stazioni funzionanti; una qui a Greenwich e una nella capitale dell’Impero di Pellucidar. Ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo mai a ricevere nulla dal mondo esterno, e dopo un po’ rinunciai a provare, convinto che la crosta terrestre fosse impermeabile alla radio. In realtà abbiamo usato le nostre stazioni solo raramente, perché, dopo tutto, Pellucidar sta solo ora iniziando a emergere dall’età della pietra, e nell’economia dell’età della pietra non sembra esserci un bisogno disperato di radio. Ma a volte ci ho giocato e in diverse occasioni ho creduto di sentire voci e altri suoni che non erano di Pellucidar. Erano troppo deboli per essere più che vaghe suggestioni di possibilità stuzzicanti, ma tuttavia suggerivano qualcosa di molto allettante, e così mi misi a fare modifiche e aggiustamenti fino a rendere possibile questa cosa meravigliosa che è successa solo ora. E la mia gioia nel poter parlare con voi è seconda solo al mio sollievo nel potervi chiedere aiuto. David è nei guai. È prigioniero nel nord, o in quello che lui e io chiamiamo nord, perché non ci sono punti cardinali conosciuti dai Pellucidariani. Tuttavia, ho avuto sue notizie. Mi ha inviato un messaggio e in esso suggerisce una teoria sorprendente che renderebbe possibile l’aiuto dalla crosta esterna se... ma prima lasciate che vi racconti tutta la storia; la storia del disastro che ha colpito David Innes e ciò che l’ha condotto a esso e poi sarete in una posizione migliore per giudicare la possibilità di inviare soccorso a David dalla crosta esterna. Il tutto risale alle nostre vittorie sui Mahar, la razza un tempo dominante di Pellucidar. Quando, con i nostri eserciti ben organizzati, equipaggiati con armi da fuoco e altre armi sconosciute ai Mahar o ai loro mercenari simili a gorilla, i Sagoth, abbiamo sconfitto i mostri rettiliani e abbiamo scacciato le loro orde viscide dai confini dell’Impero, la razza umana del mondo interno per la prima volta nella sua storia ha preso il posto che le spetta tra i ranghi della creazione. Ma le nostre vittorie hanno gettato le basi per il disastro che ci ha travolto. Per un po’ di tempo non ci fu nessun Mahar entro i confini di nessuno dei regni che costituiscono l’Impero di Pellucidar; ma in seguito si ebbe qualche loro notizia qua e là, piccoli gruppi che vivevano sulle rive del mare o del lago lontano dai luoghi di ritrovo degli uomini. Non ci davano problemi – il loro vecchio potere si era sgretolato oltre ogni ricordo; i loro Sagoth erano ormai annoverati tra i reggimenti dell’Impero; i Mahar non avevano più mezzi per farci del male; tuttavia non li volevamo tra noi. Sono divoratori di carne umana e non avevamo alcuna garanzia che i cacciatori solitari sarebbero stati al sicuro dai loro voraci appetiti. Volevamo che se ne andassero e così David inviò una forza contro di loro, ma con l’ordine di trattare prima e tentare di convincerli a lasciare l’Impero pacificamente piuttosto che iniziare un’altra guerra che avrebbe potuto significare lo sterminio totale. I Sagoth hanno accompagnato la spedizione, perché solo loro, tra tutte le creature di Pellucidar, possono conversare nel sesto senso, la lingua della quarta dimensione dei Mahar. La storia che la spedizione riportò era piuttosto pietosa e suscitò le simpatie di David, come fanno sempre le storie di persecuzione e infelicità. Dopo che i Mahar erano stati cacciati dall’Impero, avevano cercato un rifugio dove poter vivere in pace. Ci assicurarono che avevano accettato l’inevitabile con spirito filosofico e non pensavano di rinnovare la loro guerra contro la razza umana o di tentare in qualche modo di riconquistare il loro potere perduto. Lontano, sulle rive di un oceano impetuoso, dove non c’erano segni dell’uomo, si stabilirono in pace, ma la loro pace non durò a lungo. Una grande nave arrivò, ricordando ai Mahar le prime navi che avevano visto – le navi che David e io avevamo costruito – le prime navi, per quanto ne sapevamo, che avessero mai solcato i mari silenziosi di Pellucidar. Naturalmente fu una sorpresa per noi apprendere che esisteva una razza nel mondo interno sufficientemente avanzata da essere in grado di costruire navi, ma c’era un’altra sorpresa in serbo per noi. I Mahar ci assicurarono che questo popolo possedeva armi da fuoco e che, grazie alle loro navi e alle loro armi da fuoco, erano formidabili quanto noi ed erano molto più feroci; uccidevano per il puro piacere di uccidere. Dopo che la prima nave salpò, i Mahar pensarono che avrebbero potuto vivere in pace, ma questo sogno fu di breve durata, perché di lì a poco la prima nave ritornò e con essa molte altre, armate da migliaia di nemici assetati di sangue contro le cui armi i grandi rettili potevano poco o nulla. Cercando solo la fuga dall’uomo, i Mahar lasciarono la loro nuova casa e si spostarono a breve distanza verso l’Impero, ma ora i loro nemici sembravano essere inclini solo alla persecuzione; davano loro la caccia, e quando li trovarono i Mahar furono nuovamente costretti a ripiegare di fronte alla ferocia dei continui attacchi. Alla fine si rifugiarono all’interno dei confini dell’Impero, e appena la spedizione di David era tornata con il suo rapporto, avemmo la prova definitiva della veridicità del loro racconto attraverso messaggi dalla nostra frontiera più settentrionale che portavano storie di invasione da parte di una strana e selvaggia razza di uomini bianchi. Frustrante era il messaggio di Goork, re di Thuria, la cui lontana frontiera si estende oltre la Terra dell’Ombra Terribile. Alcuni dei suoi cacciatori erano stati sorpresi e tutti, tranne alcuni, uccisi o catturati dagli invasori. Allora aveva mandato dei guerrieri contro di loro, ma anche questi avevano incontrato una sorte simile, essendo in grande inferiorità numerica, e così mandò un messaggero a David supplicando l’imperatore di far accorrere delle truppe in suo aiuto. Appena arrivato il primo messaggero, ne giunse un altro che portava la notizia della cattura e del sacco della principale città del regno di Thuria; e poi ne giunse un terzo dal comandante degli invasori che chiedeva a David di venire con un tributo o avrebbero distrutto il paese e ucciso i prigionieri che tenevano come ostaggi. In risposta David inviò Tanar, figlio di Ghak, per chiedere il rilascio di tutti i prigionieri e la partenza degli invasori. Immediatamente furono inviate delle staffette nei regni più vicini dell’Impero e prima che Tanar avesse raggiunto la Terra dell’Ombra Terribile, diecimila guerrieri stavano marciando lungo lo stesso sentiero per far rispettare le richieste dell’Imperatore e scacciare il selvaggio nemico da Pellucidar. Mentre David si avvicinava alla Terra dell’Ombra Terribile che si trova sotto il misterioso satellite di Pellucidar, una grande colonna di fumo cominciò a diventare visibile nella lontananza senza orizzonte che si stendeva davanti a loro. Non c’era bisogno di spingere gli instancabili guerrieri a una maggiore velocità, perché tutti potevano indovinare che gli invasori avevano conquistato un altro villaggio e l’avevano dato alle fiamme. E poi vennero i rifugiati – solo donne e bambini – e dietro di loro una sottile linea di guerrieri che si sforzavano di trattenere degli sconosciuti bruni e barbuti, armati di strane armi che assomigliavano ad antichi archibugi con bocche a campana – cose enormi e ingombranti che emettevano fumo e fiamme e pietre e pezzi di metallo. Il fatto che i pellucidariani, in inferiorità numerica di dieci a uno, fossero riusciti a trattenere quei selvaggi è dovuto alle armi da fuoco più moderne che io e David abbiamo insegnato loro a costruire e utilizzare. Forse la metà dei guerrieri di Thuria erano armati così e fu l’unica cosa che li salvò dalla disfatta e, forse, dall’annientamento totale. Grandi furono le grida di gioia quando il primo dei rifugiati scoprì e riconobbe la forza che era giunta loro in soccorso. Goork e il suo popolo avevano vacillato nella fedeltà all’Impero, come molti altri regni lontani, ma credo che questa dimostrazione pratica del valore della Federazione mise fine per sempre ai loro dubbi e rese il popolo della Terra dell’Ombra Terribile e il loro re i sudditi più fedeli che David possedesse. L’effetto sul nemico dell’apparizione di diecimila guerrieri ben armati fu subito evidente. Si fermarono e, mentre noi avanzavamo, loro si ritirarono, ma anche se si ritirarono ci diedero del filo da torcere. David apprese da Goork che Tanar era stato trattenuto come ostaggio, ma anche se fece diversi tentativi di aprire negoziati con il nemico allo scopo di scambiare alcuni prigionieri caduti nelle nostre mani in cambio di Tanar e altri pellucidariani, non ebbe successo. Le nostre forze spinsero gli invasori ben oltre i limiti dell’Impero fino alle rive di un mare lontano, dove, con difficoltà e con la perdita di molti uomini, riuscirono infine a imbarcare le loro forze residue su navi dall’aspetto arcaico come i loro antichi archibugi. Queste navi si elevavano ad altezze esagerate a prua, le poppe erano costruite in più piani, o ponti, uno sopra l’altro. C’erano molti disegni intagliati e apparentemente intricati ovunque sopra la linea dell’acqua e ogni nave portava a prua una polena dipinta in colori sgargianti, come contrappeso della nave – di solito una figura a grandezza naturale o una figura eroica di una donna nuda o una sirena. Gli stessi uomini erano ugualmente bizzarri e colorati, indossavano stoffe variopinte sulla testa, larghe fasce di colori vivaci e enormi stivali con la parte superiore svasata – quelli che non erano mezzi nudi e scalzi. Oltre agli archibugi portavano enormi pistole e coltelli infilati nelle cinture e ai loro fianchi c’erano delle sciabole da abbordaggio. Nell’insieme, con i loro baffi folti e le loro facce feroci, erano allo stesso tempo un gruppo orrendo e pittoresco. Da alcuni degli ultimi prigionieri catturati durante i combattimenti in riva al mare, David apprese che Tanar era ancora vivo e che il capo degli invasori aveva deciso di portarlo in patriacon sé nella speranza di poter apprendere da Tanar i segreti delle nostre armi e della polvere da sparo, perché, nonostante i miei primi fallimenti, avevo, non senza un certo orgoglio, finalmente ottenuto una polvere da sparo che non solo bruciava, ma che si accendeva con una forza tale da essere abbastanza apprezzabile. Ora sto perfezionando una polvere silenziosa e senza fumo, anche se l’onestà mi costringe a confessare che i miei primi esperimenti non sono andati proprio come speravo, il primo lotto fatto esplodere mi ha quasi spaccato i timpani e mi ha riempito gli occhi di fumo tanto da farmi credere di essere stato accecato. Quando David vide le navi nemiche salpare con Tanar, la prese molto male, perché Tanar è sempre stato un favorito speciale dell’imperatore e della graziosa imperatrice, Dian la Bella. Era come un figlio per loro. Non avevamo navi su questo mare e David non poteva seguirlo con il suo esercito; né, per come è fatto David, poteva abbandonare il figlio del suo migliore amico a un nemico selvaggio prima di aver esaurito ogni risorsa a sua disposizione nel tentativo di salvarlo. Oltre ai prigionieri che erano caduti nelle sue mani, David aveva catturato una delle piccole barche che il nemico aveva usato per imbarcare le sue forze, e questo fu ciò che suggerì a David il folle piano in cui si imbarcò. La barca era lunga circa sedici piedi ed era dotata sia di remi che di una vela. Era larga e aveva tutta l’apparenza di essere solida ed efficace sul mare, anche se pietosamente piccola per affrontare i pericoli di un mare sconosciuto, popolato, come tutte le acque di Pellucidar, da mostri enormi con poca pazienza e molto appetito. In piedi sulla riva, guardando le sagome decrescenti delle navi in partenza, David prese la sua decisione. Intorno a lui c’erano i capitani e i re dei Regni Federati di Pellucidar e dietro di loro diecimila guerrieri, appoggiati alle loro armi. Da un lato i prigionieri imbronciati, sorvegliati a vista, guardavano i loro compagni in partenza, con sensazioni di disperazione e di invidia che si possono facilmente immaginare. David si voltò verso il suo popolo. — Quelle navi in partenza hanno portato via Tanar, il figlio di Ghak, e forse un’altra ventina di giovani di Pellucidar. Non è ragionevole aspettarsi che il nemico ci riporti i nostri compagni, ma è facile immaginare il trattamento che riceveranno per mano di questa razza selvaggia e assetata di sangue. “Non possiamo abbandonarli finché ci rimane aperta una sola via d’accesso. Ecco quella via. Agitò la mano sull’ampio oceano. — Ed ecco il mezzo per attraversarlo. — Indicò la piccola barca. — Porterebbe a malapena venti uomini, — gridò uno che stava vicino all’imperatore. — Ne bastano tre, — rispose David, — perché salperanno per salvare, non con la forza, ma con la strategia; o forse solo per localizzare la roccaforte del nemico, in modo da poter tornare e condurre su di essa una forza sufficiente per sopraffarla. “Io andrò, — concluse l’imperatore. — Chi mi accompagnerà? Immediatamente ogni uomo a portata di voce, tranne i prigionieri, fece balenare un’arma sopra la sua testa e si fece avanti per offrire i suoi servizi. David sorrise. — Lo sapevo, — disse, — ma non posso prendervi tutti. Me ne basterà uno solo e sarà Ja di Anoroc, il più grande marinaio di Pellucidar. Si levò un grande grido, perché Ja, il re di Anoroc, che è anche il capo della marina di Pellucidar, è molto popolare in tutto l’Impero, e, anche se tutti erano delusi per non essere stati scelti, tuttavia apprezzavano la saggezza della scelta di David. — Ma due è un numero troppo piccolo per sperare nel successo, — argomentò Ghak, — e io, il padre di Tanar, dovrei avere il permesso di accompagnarvi. — I numeri, che potremmo ammassare in quella piccola barca, non ci servirebbero a nulla, — rispose David, — quindi perché rischiare una sola vita in più? Se venti hanno potuto attraversare i pericoli sconosciuti che ci attendono, due possono fare lo stesso, mentre con meno uomini possiamo portare una scorta di cibo e acqua di gran lunga maggiore contro l’estensione inespugnabile del grande mare che affrontiamo e la lunga ricerca che ci aspetta. — Ma due sono troppo pochi per presidiare la barca, — si espresse un altro, — e Ghak ha ragione: il padre di Tanar dovrebbe essere tra i suoi soccorritori. — Ghak è necessario per l’Impero, — rispose David. — Deve rimanere a comandare gli eserciti per l’Imperatrice fino al mio ritorno, ma ci sarà un terzo che si imbarcherà con noi. — Chi? — chiese Ghak. — Uno dei prigionieri, — rispose David. — In cambio della libertà dovremmo trovare facilmente qualcuno disposto a guidarci nel paese del nemico. E questo non fu difficile, dato che tutti i prigionieri si offrirono volontari quando la proposta venne presentata loro. David scelse un giovane che diceva di chiamarsi Fitt e che sembrava avere un aspetto più aperto e onesto di tutti i suoi compagni. E poi venne il momento di caricare la barca. Le vesciche furono riempite d’acqua dolce, e grandi quantità di mais; pesce essiccato e carne affumicata, così come verdura e frutta, furono stipati in altre vesciche, e tutto fu immagazzinato nella barca finché sembrò che non potesse portare altro. Per tre uomini le provviste avrebbero potuto essere sufficienti per un viaggio di un anno sulla crosta esterna, dove il tempo entra in tutti i calcoli. Il prigioniero Fitt, che doveva accompagnare David e Ja, assicurò a David che un quarto delle provviste sarebbe stato sufficiente e che c’erano punti lungo il percorso dove avrebbero potuto rifornirsi d’acqua e dove abbondava la selvaggina, così come frutta, noci e verdure locali, ma David non avrebbe ridotto di una sola oncia le provviste stabilite. Mentre i tre stavano per imbarcarsi, David scambiò un’ultima parola con Ghak. — Hai visto le dimensioni e l’armamento delle navi nemiche, Ghak, — disse. — La mia ultima disposizione è di costruire subito una flotta che possa affrontare con successo le grandi navi del nemico e mentre la flotta viene costruita – e deve essere costruita sulle rive di questo mare – inviare delle spedizioni per cercare una via d’acqua da questo oceano al nostro. Se la trovate, tutte le nostre navi possono essere utilizzate e la costruzione della grande flotta può essere accelerata utilizzando i cantieri navali di Anoroc. “Quando avrete completato e armato cinquanta navi, venite in nostro soccorso, se non siamo ancora tornati. Non uccidete questi prigionieri, ma trattateli bene perché solo loro possono guidarvi al loro paese”. E poi Davide I, imperatore di Pellucidar, e Ja, re di Anoroc, con il prigioniero Fitt, salirono a bordo della piccola imbarcazione; mani amichevoli li spinsero sulle lunghe e oleose onde di un mare pellucidariano; diecimila gole li incitarono nel loro percorso e diecimila paia di occhi li guardarono finché non furono spariti nella nebbia della distanza ascendente e senza orizzonte di un paesaggio marino pellucidariano. David era partito per una vana ma gloriosa avventura e, nella lontana capitale dell’Impero, Dian la Bella stava piangendo.
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