Prologo
PrologoJason Gridley è un fanatico della radio. Se non fosse così, questa storia non sarebbe mai stata scritta.
Jason ha ventitré anni ed è scandalosamente bello – troppo bello per essere un fanatico di qualsiasi tipo. In effetti, non sembra affatto un secchione, solo un normale, sano, giovane americano, che conosce molte cose oltre alla radio: l’aeronautica, per esempio, il golf, il tennis e il polo.
Ma questa non è la storia di Jason – lui ha solo preso parte a un episodio – un importante episodio nella mia vita che ha reso possibile questa storia, e così, dopo poche altre spiegazioni, lasceremo Jason ai suoi fusibili e onde e amplificatori, riguardo ai quali lui sa tutto e io niente.
Jason è orfano ma con un reddito, e dopo essersi laureato a Stanford, è venuto al Sud e ha comprato un paio di acri a Tarzana, e così è come e quando l’ho incontrato.
Mentre costruiva la sua residenza ha fatto del mio ufficio il suo quartier generale ed è stato spesso nel mio studio e in seguito ho ricambiato il favore visitandolo nel suo nuovo “laboratorio”, come lo chiama lui, una stanza abbastanza grande sul retro della sua casa, una stanza tranquilla e riposante in una casa tranquilla e riposante simile a una fattoria ispano-americana – o abbiamo cavalcato insieme sulle montagne di Santa Monica nell’aria fresca del primo mattino.
Jason sta sperimentando qualche nuovo principio di radio riguardo al quale meno dico e meglio sarà per la mia reputazione, dato che non ne so nulla e probabilmente non lo saprò mai.
Forse sono troppo vecchio, forse sono troppo stupido, forse non sono semplicemente interessato – preferisco attribuire la mia abissale e persistente ignoranza di tutte le cose che riguardano la radio a quest’ultima causa; quella del disinteresse; ciò salverà il mio orgoglio.
So una cosa, però: Jason mi ha detto che l’idea con cui sta giocando prevede una lunghezza d’onda completamente nuova e insospettabile.
Dice che l’idea gli fu suggerita dai capricci dell’elettricità statica e, brancolando alla ricerca di qualche dispositivo per eliminarla, scoprì nell’etere una sottocorrente che funzionava secondo leggi scientifiche sconosciute in precedenza.
Nella sua casa di Tarzana ha costruito una stazione radio e a poche miglia di distanza, sul retro del mio ranch, un’altra. Tra queste stazioni ci parliamo attraverso uno strano, etereo mezzo che sembra passare attraverso tutte le altre onde e tutte le altre stazioni, insospettabile e del tutto innocuo – così innocuo che non ha il minimo effetto sul normale set radio di Jason, che si trova nella stessa stanza e riceve sulla stessa antenna.
Ma questo, che non è molto interessante per nessuno tranne che per Jason, mi serve solo per arrivare all’inizio della stupefacente narrazione delle avventure di Tanar di Pellucidar.
Jason e io eravamo seduti nel suo “laboratorio” una sera a discutere, come spesso facevamo, di innumerevoli argomenti, dai “cavoli ai re”, come si dice, e tornando spesso, come Jason faceva di solito, all’onda Gridley, come l’abbiamo chiamata.
Per la maggior parte del tempo Jason ha tenuto gli auricolari, che è il peggior dissuasore della conversazione. Ma questo non mi irrita tanto quanto la maggior parte delle conversazioni che si devono ascoltare nella vita. Mi piacciono i lunghi silenzi e i miei pensieri.
Subito dopo, Jason si tolse la cuffia. — Dimmi che non sono ubriaco! — esclamò.
— Cosa? — chiesi.
— Sto captando di nuovo quelle cose —, disse. — Sento delle voci, molto deboli, ma inequivocabilmente voci umane. Parlano una lingua sconosciuta all’uomo. È esasperante.
— Marte, forse, — suggerii, — o Venere.
Lui aggrottò le sopracciglia e poi improvvisamente fece uno dei suoi rapidi sorrisi. — O Pellucidar. — Scrollai le spalle.
— Sai, Ammiraglio, — disse (mi chiama Ammiraglio per via di un berretto da marinaio che indosso in spiaggia), — che quando ero bambino credevo a ogni parola di quelle tue folli storie su Marte e Pellucidar. Il mondo interno al nucleo della terra era reale per me come le High Sierras, la San Joaquin Valley o il Golden Gate, e sentivo di conoscere le città gemelle di Helium meglio di Los Angeles.
“Non ho visto nulla di improbabile in quel viaggio di David Innes e del vecchio Perry attraverso la crosta terrestre fino a Pellucidar. Sì, signore, era tutto vangelo per me quando ero bambino.
— E ora hai ventitré anni e sai che non può essere vero, — dissi, con un sorriso.
— Stai cercando di dirmi che è vero, è così?, — chiese ridendo.
— Non ho mai detto a nessuno che è vero, — risposi; — lascio che la gente pensi quello che pensa, ma mi riservo il diritto di fare altrettanto.
— Bè, sai perfettamente che sarebbe impossibile per quella talpa di ferro di Perry penetrare per cinquecento miglia nella crosta terrestre, sai che non esiste un mondo interno popolato da strani rettili e uomini dell’età della pietra, sai che non esiste nessun imperatore di Pellucidar. — Jason si stava agitando, ma il suo senso dell’umorismo ci venne in soccorso e si mise a ridere.
— Mi piace credere che esista una Dian la Bella, — dissi.
— Sì, — concordò, — ma mi dispiace che abbiate ucciso Hooja il furbo. Era un avversario formidabile.
— Gli avversari non mancano mai — gli ricordai.
— Aiutano le ragazze a mantenersi in forma e a conservare la loro carnagione da scolarette — disse lui.
— Come? — domandai.
— Per via dell’esercizio che fanno per essere inseguite.
— Ti stai prendendo gioco di me, — lo rimproverai, — ma ricorda, per favore, che sono solo un semplice storico. Se le donzelle fuggono e i cattivi le inseguono, devo registrare il fatto in modo veritiero.
— Sciocchezze! — esclamò nel puro inglese universitario americano.
Jason si rimise gli auricolari e io tornai a leggere il racconto di un antico bugiardo, che avrebbe dovuto fare una fortuna con la credulità dei lettori di libri, ma che sembrava non esserci riuscito. Così rimanemmo seduti per un po’ di tempo.
All’improvviso Jason si tolse gli auricolari e si girò verso di me. — Ho sentito della musica, — disse, — una musica strana e bizzarra, e poi all’improvviso sono arrivate delle forti grida e mi sembrava di sentire dei colpi e c’erano delle urla e il rumore degli spari.
— Perry, lo sai, stava facendo esperimenti con la polvere da sparo laggiù, a Pellucidar, — ricordai a Jason, con un sorriso; ma lui era incline alla serietà e non rispose a tono.
— Sai, naturalmente, — disse, — che per molti anni è esistita davvero una teoria sul mondo interno.
— Sì, — risposi, — ho letto opere che espongono e difendono tale teoria.
— Suppone che ci siano delle aperture ai poli che portano all’interno della terra, — disse Jason.
— Ed è corroborata da molti fatti scientifici apparentemente inconfutabili, — gli ricordai, — il mare polare aperto, l’acqua più calda all’estremo nord, la vegetazione tropicale che fluttua verso sud dalle regioni polari, l’aurora boreale, il polo magnetico, le leggende degli eschimesi che discendono da una razza che è venuta da un paese caldo molto più a nord.
— Mi piacerebbe cercare una di queste aperture polari, — scherzò Jason mentre rimetteva a posto gli auricolari.
Di nuovo ci fu un lungo silenzio, rotto alla fine da una brusca esclamazione di Jason. Spinse verso di me un altro auricolare.
— Ascolta! — esclamò.
Mentre regolavo gli auricolari, sentii ciò che non avevamo mai ricevuto prima sull’onda Gridley – un codice! Non c’è da stupirsi che Jason Gridley fosse eccitato, dato che non c’era nessuna stazione sulla terra, oltre alla sua, sintonizzata sull’onda Gridley.
Un codice! Cosa poteva significare? Ero combattuto da emozioni contrastanti: strappare gli auricolari e discutere di questa cosa incredibile con Jason, o tenerli addosso e ascoltare.
Non sono quello che si potrebbe chiamare un esperto di codici, ma non ebbi difficoltà a capire il semplice segnale di due lettere, ripetute a gruppi di tre, con una pausa dopo ogni gruppo: “D.I., D.I., D.I.”, pausa; “D.I., D.I., D.I.”, pausa.
Alzai lo sguardo verso Jason. I suoi occhi, pieni di domande perplesse, incontrarono i miei, come per chiedere: cosa significa?
I segnali cessarono e Jason toccò il tasto, inviando le sue iniziali, “J.G., J.G., J.G.” con lo stesso sistema in cui avevamo ricevuto il segnale D.I. Quasi istantaneamente fu interrotto – si poteva sentire l’eccitazione del mittente.
“D.I., D.I., D.I., Pellucidar” risuonò contro i nostri timpani come una mitragliatrice. Io e Jason ci sedemmo in uno stupore muto, fissandoci l’un l’altro. — È uno scherzo! — esclamai, e Jason, leggendo le mie labbra, scosse la testa.
— Come può essere uno scherzo? — chiese. — Non c’è nessun’altra stazione sulla terra attrezzata per inviare o ricevere sull’onda di Gridley, quindi non ci possono essere mezzi per perpetrare un simile imbroglio.
La nostra misteriosa stazione era di nuovo in onda: “Se ricevete questo, ripetete il mio segnale”, e firmò con “D.I., D.I., D.I.”.
— Sarà David Innes, — avanzò Jason.
— Imperatore di Pellucidar, — aggiunsi.
Jason inviò il messaggio “D.I., D.I., D.I.”, seguito da “che stazione è questa” e “chi sta inviando?”.
“Questo è l’Osservatorio Imperiale di Greenwich, Pellucidar; parla Abner Perry. Chi siete?”
“Questo è il laboratorio sperimentale privato di Jason Gridley, Tarzana, California; parla Gridley “, rispose Jason.
“Voglio entrare in comunicazione con Edgar Rice Burroughs; lo conosci?”.
“È seduto qui, accanto a me”, rispose Jason.
“Grazie a Dio, se è vero, ma come faccio a sapere che è vero?” chiese Perry.
Scarabocchiai frettolosamente una nota a Jason: “Chiedigli se si ricorda dell’incendio nella sua prima fabbrica di polvere da sparo e che l’edificio sarebbe stato distrutto se non avessero spento l’incendio gettandoci sopra la sua polvere da sparo”. Jason sorrise mentre leggeva il biglietto, e lo inviò.
“È stato scortese da parte di David raccontarlo”, rispose, “ma ora so che Burroughs è davvero lì, perché solo lui poteva sapere di quell’incidente. Ho un lungo messaggio per lui. Sei pronto?”
“Sì”, rispose Jason.
“Allora state attenti”.
E questo è il messaggio che Abner Perry inviò dalle viscere della terra; dall’Impero di Pellucidar.