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La candidata (Sesso e Potere 3)

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Dopo venticinque anni di doylismo e dopo il breve mandato di Reid Turner, le Svetlands stanno per eleggere un nuovo cancelliere. I libdem sentono di non poter perdere e candidano la prima donna della storia del paese: Mirian Winchester.

Mirian è cresciuta alla dura scuola di partito, dove non puoi avere amici e dove i favori sessuali seguono delle regole da mercato azionario. Adesso tocca a lei raggiungere il potere... se riesce a prenderlo. Dalla cancelleria la separa solo la propria campagna elettorale. Il partito ha assunto per lei uno spin doctor di fama, Ray Brennan, bello, stronzo e agguerrito, ma non tutti i colleghi la sostengono come dovrebbero.

Mirian si troverà al centro di una campagna devastante, in cui dovrà comprarsi in tutti i modi i favori dei dissidenti interni, in cui dovrà dire addio a un vecchio amore e, forse, trovarne uno nuovo.

Consumandosi per poi splendere, degradandosi per raggiungere, infine, le vette del potere...

(Precedente edizione: Power Station 3 - Scalata al potere, Fiona Gray)

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CONTIENE SCENE ESPLICITE - CONSIGLIATO A UN PUBBLICO ADULTO

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La porta si aprì e la segretaria, una signora pesante sulla sessantina, fece entrare un tizio con la custodia di un tablet in una mano. Mirian lo squadrò freddamente. Era alto, molto alto, almeno un metro e novanta, con i capelli molto scuri, quasi neri, e gli occhi molto verdi. Aveva le gambe magre, ma le spalle larghe, ed era troppo pallido. Era perfettamente sbarbato, ma non portava la cravatta, nonostante il fatto che il completo blu scuro che indossava la prevedesse.

«Signor Harris, signora Winchester...» disse con una voce bassa, piacevole ma non calda. Si sedette sulla terza poltrona dell’ufficio senza che nessuno glielo dicesse.

Annusò letteralmente l’aria, incastrò la custodia del tablet contro un bracciolo, si posò le mani in grembo e rivolse a entrambi un sorriso soddisfatto. «Bene».

«Mh, sì, signor Brennan, lo speriamo anche noi» disse Harris, nel suo tipico tono un po’ distante. Si voltò verso Mirian. «Miri, come ti ho anticipato, il signor Brennan ha dato ottima prova di sé alle ultime amministrative. Ovviamente nessuno di noi si aspettava di dover correre così presto per le politiche, ma... be’, pensiamo che sia un’ottima scelta. Ha qualche domanda?».

Il sorriso soddisfatto di Ray Brennan non si mosse. «Per lei? No, segretario. Lei non ci serve più».

Briant inarcò le sopracciglia, un po’ seccato, ma poi rise.

«Molto bene. Mi levo dalle scatole. Buon lavoro».

Detto questo si alzò dalla sua poltrona e andò verso la porta. Ruotò la maniglia, ma prima di uscire si voltò leggermente verso Mirian. “Lo so, è uno stronzo,” le disse, solo con le labbra. Mirian sorrise.

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Capitolo 1-1
Capitolo 1 Mirian Winchester sentì che Briant Harris stava per venire e pensò che fosse anche l’ora. Stava per venirle in bocca, ma andava bene. Continuò a succhiarlo e a masturbarlo finché non iniziò a eiaculare e buttò giù ogni goccia. Era amarognolo e tiepido. Lo accarezzò con la lingua ancora per un secondo o due, molto delicatamente, perché una volta proprio Briant le aveva detto che a nessuno piace che dopo un pompino abbandonino immediatamente il tuo uccello. Quindi Mirian lo tenne ancora in bocca per un po’, aspettando che tornasse morbido, e poi si scostò. Le facevano male le ginocchia, anche se la moquette, nell’ufficio di Briant, era folta e morbida. Il fatto era che il segretario libdem ci aveva messo una vita, a finire. «Ti ho già detto che sei fantastica, Miri?» le disse, quando lei si sollevò. Aveva gli occhi chiusi e la testa appoggiata contro lo schienale della poltrona. «Un paio di volte» sorrise lei. Si pulì la bocca con uno scottex e prese uno specchietto dalla borsa. Si aggiustò il trucco. Briant si tirò su la cerniera dei pantaloni e riaprì gli occhi. Si passò una mano sulla faccia. «Be’, probabilmente l’abbiamo fatto aspettare abbastanza» concluse. Sollevò il telefono sulla sua scrivania e disse alla sua segretaria di far passare Ray Brennan. Mirian si sedette sulla poltrona accanto a quella di Briant e si aggiunstò la gonna. Si sentiva calda e bagnata, tra le gambe, e si chiese per l’ennesima volta perché spompinare quello stronzo dovesse eccitarla. La porta si aprì e la segretaria, una signora pesante sulla sessantina, fece entrare un tizio con la custodia di un tablet in una mano. Mirian lo squadrò freddamente. Era alto, molto alto, almeno un metro e novanta, con i capelli molto scuri, quasi neri, e gli occhi molto verdi. Aveva le gambe magre, ma le spalle larghe, ed era troppo pallido. Era perfettamente sbarbato, ma non portava la cravatta, nonostante il fatto che il completo blu scuro che indossava la prevedesse. «Signor Harris, signora Winchester...» disse con una voce bassa, piacevole ma non calda. Si sedette sulla terza poltrona dell’ufficio senza che nessuno glielo dicesse. Annusò letteralmente l’aria, incastrò la custodia del tablet contro un bracciolo, si posò le mani in grembo e rivolse a entrambi un sorriso soddisfatto. «Bene». «Mh, sì, signor Brennan, lo speriamo anche noi» disse Harris, nel suo tipico tono un po’ distante. Si voltò verso Mirian. «Miri, come ti ho anticipato, il signor Brennan ha dato ottima prova di sé alle ultime amministrative. Ovviamente nessuno di noi si aspettava di dover correre così presto per le politiche, ma... be’, pensiamo che sia un’ottima scelta». Si rivolse all’altro uomo. «Il partito crede che lei sia la persona migliore per gestire la campagna di Mirian. È giovane, per una candidata giovane, è aggressivo, a volte ha delle idee sorprendenti. La sua squadra di lavoro ci è piaciuta. Nello stesso tempo voglio che sia chiara una cosa... l’esperienza ci insegna che i sondaggi sono importanti. Come sa, abbiamo il nostro pollster, ma ci affidiamo anche alle proiezioni di Svet-Cronos e ATL. Se i sondaggi le daranno torto, la sostituiremo all’istante. Per noi è fondamentale che Mirian vinca. Se i libdem dovessero perdere queste elezioni sarebbe uno smacco insopportabile, visto com’è finita la scorsa legislatura». Accavallò le gambe, mettendo in mostra qualche centimetro di calzino in purissimo filo di Scozia, grigio come la cravatta. «Inoltre, Mirian è una candidata ideale. È giovane, è brillante, è colta, ma ha anche dimostrato il suo impegno nel sociale. Tutti ricordano il suo ottimo lavoro come responsabile della commissione parlamentare sulle pari opportunità. È un’ottima oratrice – anche se ora le sto impedendo di parlare, in pratica – e comunicare agli elettori le sue qualità personali non le sarà troppo difficile. Ha qualche domanda?». Il sorriso soddisfatto di Ray Brennan non si mosse. «Per lei? No, segretario. Lei non ci serve più». Briant inarcò le sopracciglia, un po’ seccato, ma poi rise. «Molto bene. Mi levo dalle scatole. Buon lavoro». Detto questo si alzò dalla sua poltrona e andò verso la porta. Ruotò la maniglia, ma prima di uscire si voltò leggermente verso Mirian. “Lo so, è uno stronzo,” le disse, solo con le labbra. Mirian sorrise. - «Questo è il suo ufficio?» fu la prima cosa che le chiese Brennan, quando Harris se ne fu andato. Mirian scosse la testa. «No. È l’ufficio di Briant». «Allora andiamo nel suo ufficio, se non le dispiace». Lei si strinse nelle spalle. Si alzò e lo guidò fuori e poi lungo un corridoio della sede centrale. Incrociarono qualche persona, che Mirian salutò con un cenno del capo, poi passarono davanti alla postazione delle segretarie e infine arrivarono nel suo ufficio, che era molto più piccolo e spoglio di quello del segretario. «Okay. Da quanto tempo ha questo ufficio?». Lei si strinse di nuovo nelle spalle. «Non lo so, dalle primarie. Non ci vengo praticamente mai». Brennan annuì. «Già, si vede. Dovrà portarmi a casa sua, uno di questi giorni». Si sedette davanti alla sua scrivania, così lei andò a sistemarsi dietro. «Mirian... posso chiamarla Mirian?». «Certamente». Lui aprì la custodia del tablet e lo posò sulla scrivania. «Mirian, vorrei essere chiaro, con lei. Quelli che mi pagano lo stipendio sono i libdem, non è lei. Quindi, tecnicamente, lavoro per loro. Ma se la campagna funziona, lei diventerà il primo cancelliere donna eletto nelle Svetlands... e io vorrò essere suo amico. Quindi, faccia conto che io lavori per lei». Mirian incrociò le mani sulla propria scrivania e inclinò la testa da un lato. «Lei è molto teatrale, Ray» disse. Lui le rivolse un veloce sorriso. «Già. Devo dirle anche un’altra cosa: per farla vincere, la dovrò trattare come un prodotto. Come una crema antirughe o come un treno di gomme per auto. Può essere antipatico, ma funziona così. Adesso faremo una chiacchierata, poi andremo a mangiare qualcosa e cercheremo di rompere il ghiaccio, poi la porterò dalla nostra media advisor, per discutere insieme a lei del suo look. Delle sue idee, del suo programma e di come comunicarlo agli elettori – e di come convincerli che sia un buon programma – parleremo domani. Posso farle qualche domanda?». Mirian annuì. «Domanda numero uno: chi la portrebbe ostacolare, nel suo stesso partito?». Lei sorrise lievemente. Fece un paio di nomi. «Come è messa a favori? Quali ha fatto? Quali ha ricevuto?». Mirian gli rispose e lui annotò tutto coscienziosamente. «Sa, molte campagne vanno male perché qualcuno all’interno del partito rema contro. È importante tener conto di queste cose. Con chi è andata a letto? A chi ha fatto favori sessuali di minore entità?». Lei aprì la bocca, la richiuse, e rise. «Credo che voglia riformulare questa domanda» disse. Brennan aprì le mani, sempre con il suo sorriso disponibile sul viso. «L’ufficio di Harris puzzava di sperma, prima. Lei si è appena ritoccata il rossetto. Mi serve sapere queste cose. Se può rassicurarla, con i candidati maschi è molto più difficile. I favori contorti e avvilenti che non chiedono ai candidati maschi...» «Ray, mi sto un po’ incazzando. Con chi vado a letto sono fatti miei». Lui scosse la testa. «No, Mirian. Con chi va a letto sono fatti miei. Sono contento di aver affrontato subito questo argomento. Sono fatti miei con chi va a letto, le sue condizioni di salute, il suo peso, i suoi desideri, le sue paure, i suoi bisogni, le sue perversioni, le sue dipendenze, le sue credenze religiose, tutta la sua famiglia, tutti i suoi ex, è ovvio, i suoi soldi, le sue proprietà, le operazioni finanziarie e, se diventa una iena quando ha il ciclo, pure il suo ciclo mestruale. Spero di essere stato esaustivo». Mirian sospirò. «Io invece spero che non ci si masturbi alla sera». Lui si limitò a continuare a sorridere. «Solo se le fa piacere. Avanti. I nomi. Tutti quanti, per favore». «Be’, Briant» ammise lei, imbarazzata. Distolse lo sguardo. «Non è una... relazione. È più un’abitudine, diciamo. Sicuramente non sono la sola». «Okay». «Mh... Kraig Elliot. Un paio di volte, quando era a capo del gruppo parlamentare». «Ci è andata a letto?». Mirian si grattò il mento. «Una volta è stato sesso orale, l’altra... diciamo petting spinto». «Okay. Continui». «No, basta» disse lei. Brennan sembrò scettico. «È lesbica?». «No, non sono lesbica. Lei è sessista, per caso?». Tanto per cambiare, l’altro sorrise. «Ovviamente. Il mondo è sessista e il mio compito è pensare dal punto di vista del mondo. Ma se può rassicurarla, non ho alcun pregiudizio morale contro nessuno. Se mi dicesse che le piace farsi scopare dai cammelli le chiederei solo in quale zoo sono questi cammelli. La sua famiglia, ora. Elementi imbarazzanti?». «Non direi. Mia madre è una professoressa universitaria, mio padre un avvocato. Mio fratello lavora come medico in un presidio in Harbat». «Ottimo. Lei è laureata in discipline diplomatiche. Forse non l’ho detto, ma mi interessa sapere anche con quali professori è stata a letto». Mirian rise. «Insomma, devo essere stata a letto con tutto il mondo?». «Glielo auguro» sorrise lui. «No, con nessuno. Uno ci ha pure provato, eh? Ma ero ancora un’idealista». «Capisco. Le è passata?». «Che cosa?». «L’idealismo, no?». Lei sbuffò. «Sì, sì. Quasi del tutto. Ma non sono andata a letto con tutto il mondo lo stesso. Vede, non ho niente contro i pompini, ma se ne fai troppi diventi Cecile Williams – e nessuno vuole diventare Cecile Williams». «Be’, Cecile Williams in questo momento è il cancelliere» le fece notare Brennan. «Pro tempore. E tutti pensano che sia finita lì per aver spompinato Turner. E Doyle». Lui alzò le mani in segno di resa. Tornò al suo tablet. «I suoi ex». «Importante, uno, all’università. Joseph Lewitt. Siamo stati insieme quattro anni, poi lui mi ha messo le corna con una del primo anno. Be’, l’ha anche sposata. Ho avuto una breve relazione con un collega, quando ho fatto uno stage alle nazioni unite, ma lui adesso è in Kaldekhistan o qualcosa del genere, quindi non credo che sia un problema». «No, non penso. Vede, se fosse sposata o almeno fidanzata ufficialmente sarebbe meglio, ma anche così va bene. Dobbiamo solo cercare di non farla sembrare una lesbica, una frigida o una puttana». Mirian rise di nuovo. «Ottimo!». «Non si preoccupi, possiamo farcela. Il suo personaggio sarà “una di noi, ma un po’ meglio di noi”. Adesso andiamo a mangiare». - Brennan la portò in un ristorante piuttosto lussuoso sul lungofiume Bishop e pagò il conto. Guidava una macchina sportiva che testimoniava che il suo lavoro da spin doctor doveva rendergli benino. «Quindi, queste sono le sue prime politiche?» chiese Mirian, dopo pranzo, mentre la portava negli uffici della sua società. «Be’, sa... alle scorse politiche mi avevano chiesto una consulenza, ma era così evidente che avrebbero vinto i conservatori che non me la sono sentita di rovinarmi il curriculum. Prima c’è stato Doyle... e Doyle non ha mai avuto bisogno di un campaign manager, per quel che ne so». «No, non credo» ammise lei. Gli uffici della società di Brennan erano in un grattacielo del centro di Garamantia, al ventesimo piano. Erano piccoli e molto incasinati. Brennan le spiegò semplicemente che avrebbero allestito un ufficio operativo alla sede centrale, per poi appoggiarsi agli uffici dei comitati nelle diverse città in cui sarebbe andata durante la campagna. «Adesso ci occuperemo del suo look, Mirian, perché è una cosa che va fatta subito, prima di iniziare». «Okay» disse lei, docilmente. Lui le sorrise. «Sono felice che lei sia così assennata e tranquilla, ma mi preoccupa anche un po’. Di solito i candidati scalciano e strepitano». «Cerco solo di utilizzare al meglio le risorse che mi fornisce il partito». «Ottima idea. Deve cercare di spremere il partito più che può, perché quando sarà in cima il parito cercherà di spremere lei. E se posso darle un consiglio... inizi ad allontanarsi da Harris». Mirian sbuffò. «Le ho già detto che non abbiamo una relazione romantica?». Brennan inarcò le sopracciglia. «Per questo non deve aspettarsi di venir spompinato dal nuovo cancelliere ogni volta che gli va. Al massimo può mettersi a disposizione nel ruolo opposto. È nell’ordine delle cose». «Lei è senza pudore, lo sa?» rise l’altra. Brennan si strinse disinvoltamente nelle spalle e aprì una porta. «Ciao, Kate» salutò. Una donna sui quarantacinque, perfettamente truccata e vestita con abiti di marca da testa ai piedi alzò lo sguardo su di loro da dietro un carrello di vestiti. La stanza in cui erano entrati, d’altronde, era praticamente un set. C’erano diversi carrelli con appesi vestiti di tutti i tipi, una fila di teste con sopra delle parrucche e un paravento di carta bianca. Oltre a questo, il resto dell’arredamento era composto da tre o quattro sedie spaiate. «Lei è Mirian Winchester, vero? Sono Kate Powell, la vostra media advisor» disse la donna, andando a stringerle la mano. Mirian si guardò attorno. Tutte le parrucche, notò erano di un colore simile a quello dei suoi capelli, castano chiaro con qualche meche più bionda. «Kate ha analizzato la sua immagine» spiegò Brennan. «Il problema è quello di cui parlavamo prima. Non deve sembrare una lesbica, né una frigida, né una puttana. Deve avere un aspetto autorevole, ma deve anche essere “una di noi”. Inoltre, non deve sembrare una ragazzina... non troppo».

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