Tornata in se medesima, si ricordò per prima cosa il pericolo in cui lasciato aveva, quando svenne, suo padre, e guardando spaventata attorno di se, e nol vedendo: «Ove è egli? ov’è mio padre?» esclamò, nè ebbe forza di articolare altre parole.
«Ser Guglielmo è sano e salvo, le disse l’incognito. Non ha nulla da temere. Non vi angustiate. Fra pochi istanti lo rivedrete.»
«Ne siete voi ben sicuro? disse Lucia; il toro non era lontano che dieci passi da noi. Non mi trattenete. Gli è d’uopo che cerchi mio padre.»
E si alzò pronunziando queste parole; ma tanto rifinite ne erano le forze, che lungi dal poter eseguire il suo divisamento, sarebbe ricaduta fra quelle rovine, a rischio di riportarne contusioni o ferite, se il vicino straniero non l’avesse sostenuta fra le sue braccia. Pur sembrava che nel prestarle tali soccorsi provasse una specie di ripugnanza, sentimento straordinario assai in un giovine, cui non par vero di trovarsi nell’occasione di rendere utili i suoi servigi ad un’avvenente donzella. In vece sarebbesi detto obbedir egli, a proprio malgrado, alle voci dell’umanità, e il lieve peso di una delicata giovinetta essere carico difficile da sopportarsi alle membra di lui, comunque robuste ed atletiche; perchè senza provar nè meno la tentazione di tenerla fra le sue braccia un istante di più di quanto era necessario, e non lasciarla cadere, la fe’ adagiar sul murello da essa abbandonato dianzi, e arretrandosi alcuni passi, le disse:
«Acchetatevi, madamigella; nulla di sinistro è accaduto a ser Guglielmo Asthon; lo vedrete qui fra un istante. Il destino lo ha salvato, in una guisa ben singolare. Ma voi siete molto debole; nè dovete pensare ad abbandonar questo luogo sinchè non abbiate chi vi assista meglio di me.»
Lucia, già riavutasi dal suo stordimento, guardò lo straniero con un poco più d’attenzione, e maravigliò in uno dei modi freddi e ritenuti che usava seco lei. Ella si conosceva abbastanza per sapere non esservi nel suo esterno alcuna cosa che potesse rendere esitante un uomo ad offerirle il braccio, in un momento che ella mostrava abbisognare di un tale soccorso; oltrechè, il giovane non dovea vedere in se stesso giusti motivi per paventare alla sua offerta un rifiuto. Un abito da caccia di panno verde, una parte del quale ascondeasi sotto grande mantello di colore oscuro, additava essere egli di un grado distinto. Benchè un largo cappello sormontato da una piuma nera, la cui cima veniva a ricadergli sul sopracciglio, non lasciasse vederne per intero i lineamenti, e quanto mostravasi d’essi fosse offuscato dalla malinconia, che il premeva, pur discerneasi che gentili erano e regolari. Lo stesso modo franco ed ingenuo di lui nel presentarsi, persuadea facilmente che la vivacità di cui mancava, doveva essere stata ammortita da qualche grave sventura o cordoglio; ma in sostanza, parea quasi impossibile il fisar gli sguardi sovr’esso senza provare un sentimento, misto di rispetto, di affezione ed anche di curiosità.
Sentir questa impressione, per descriver la quale abbiam dovuto impiegar lungo tempo, fu al cuor di Lucia l’opera di un istante. Appena scontratasi collo sguardo negli occhi vivaci e neri dello sconosciuto, chinò i proprj al suolo con una specie di timoroso imbarazzo; pur trovavasi nella necessità di parlare, o almeno così credea. Somministrandogliene l’occasione il pericolo che avea corso, gli espresse con voce tremebonda la persuasione in cui stavasi che ei fosse stato, dopo Dio, l’unico salvatore della vita di lei e del padre suo.
Parve che queste manifestazioni di gratitudine non piacessero allo straniero, in cui si scorse l’aggrottar della fronte, a malgrado di sforzi che per palliare l’interno sentimento egli operasse. Salutò Lucia con modi che confinavano tra il mal umore e la rustichezza; «È d’uopo che io vi lasci, madamigella; ser Guglielmo non può tardare; vi lascio sotto la protezione di quell’uomo che forse in quest’oggi dee riconoscere in voi il suo Angelo custode.»
Maravigliò Lucia di queste espressioni che le sembravano inintelligibili; onde cominciò persino a sospettare, che l’agitazione della paura in lei rimasta non le avesse permesso di palesare in assai convenevoli modi la sua gratitudine, nè volendo lasciar su di ciò alcun dubbio nell’animo dello straniero: «Forse, gli disse, ho avuta la sfortuna di non sapervi spiegare, come doveasi, i sentimenti del grato mio animo; ma il turbamento in cui mi trovo tuttavia, mi serva di scusa, perchè, ve ne accerto, non mi ricordo nemmeno quel che io v’abbia detto. Deh! vi prego, aspettate l’arrivo del padre mio, del lord Cancelliere, affinchè egli possa farvi i suoi ringraziamenti e chiedervi il nome del nostro liberatore.»
«Il mio nome è cosa inutile da sapersi. Quanto a vostro padre....... volli dire, quanto a ser Guglielmo Asthon, egli saprà sempre il mio nome più presto di quanto il desideri.»
«Vi sbagliate! esclamò con forza Lucia. Vedo che non conoscete mio padre, e sarà oltremodo grato, e per se stesso e per me, ma forse..., oh dio! forse m’avete ingannato nel dirmi che egli è sano e salvo; forse è stato vittima della ferocia di quel furioso animale.»
Mostratasi appena questa nuova idea alla mente della donzella, surse di nuovo, accignendosi a ritornare nel viale, ove il caso era occorso; ma le piegarono le ginocchia sì che non avea forza di reggersi. Sembrò che lo sconosciuto titubasse un istante fra le inspirazioni contrarie di soccorrerla e di abbandonarla; ma prevalendo sul cuore di esso l’umanità, le si avvicinò colla speranza di persuaderla ad aspettare, in quel luogo dov’era, il ritorno del padre.
«In parola d’uomo d’onore, madamigella, vi ho detta la verità. Ser Guglielmo è sano e salvo. Non vi cimentate a qualche nuovo pericolo tornando sola in un luogo, d’onde forse que’ selvaggi animali non sono ancora partiti, o se persistete in questo disegno, accettate adunque il soccorso del mio braccio, benchè io non sia quel tale che potesse, che ragionevolmente dovesse offerirvelo.»
Lucia lo prese in parola senza badare all’ultima frase. «Ebbene, gli diss’ella, conto sul vostro onore che mi aiuterete a ritrovare mio padre: non dovete abbandonarmi, è d’uopo che veniate con me; chi mi dice ch’egli non sia spirante, mentre sto qui ad ascoltarvi?»
Così parlando, gli afferrò il braccio che l’altro appena le aveva offerto: nè pensando che alla brama di rivedere il padre e al bisogno istantaneo di un sostegno per andarne in traccia, oltre a un segreto istinto di trattenere quello straniero, finchè ser Guglielmo arrivasse, correa con quanta velocità il suo stato attuale gliel permettea, traendosi come dietro lo sconosciuto, che parea seguirla di mala voglia. Finalmente vide il padre accompagnato da Barbara, che portava una pozione cordiale, e da due taglia legne che questi avea trovati vicino alla capanna di Alisa.
Il contento provato da ser Guglielmo ravvisando in buono stato la figlia, fu più forte della sorpresa che in tutt’altra occasione avrebbe destata in lui il vederla appoggiata al braccio d’uno sconosciuto, così famigliarmente, come sarebbesi sostenuta a quel di suo padre.
«Lucia, mia cara Lucia, come ti senti?» furon queste le prime parole che pronunciò teneramente abbracciandola.
«Molto bene, grazie a Dio, caro padre, ed ora meglio, perchè ho la fortuna di rivedervi. Ma che cosa penserà questo signore per la libertà che mi son presa di costringerlo, può dirsi, ad accompagnarmi?» Ciò detto, lasciò arrossendo, il braccio dello sconosciuto, e corse a prendere quello del padre.»
«Spero non si pentirà del servigio prestatomi, quando io lo avrò assicurato di tutta la gratitudine che professo ad un uomo, che con coraggio, prontezza d’animo e destrezza non ordinaria, ha salvata la vita al lord Cancelliere di Scozia e a sua figlia; mi permetterà, spero, di chiedergli....»
«Non mi chiedete nulla, o Milord, rispose in tuon fermo e perentorio quello straniero. Io sono il sere di Ravenswood.»
Lo stupore, unito ad altre sensazioni di un genere meno aggradevole tenne silenzioso per alcuni istanti il lord Cancelliere. In questo mezzo, Edgardo, avviluppandosi nel suo mantello, salutò Lucia con aria di dignità che sentia di alterezza, balbettando alcuni accenti cortesi che sembrarono pronunziati a stento, e che poterono appena essere intesi dalla donzella. Voltosi immantinente, raggiunse la foresta, dond’era uscito, e frettoloso si allontanò.
«Il sere di Ravenswood! (sclamò il lord Cancelliere, rompendo il silenzio cui lo stupore lo aveva costretto). Corretegli dietro, fermatelo, ditegli che bramo subitamente parlargli.»
I due taglialegne si diedero a seguire Edgardo che non poteva essere molto lontano; e tornando di lì a pochi minuti, l’un di essi con tuono imbarazzato annunziò che il Sere avea ricusato di tornare addietro.
«Ma che cosa ha detto?» Chiese il lord Cancelliere.
«Ha detto che non volea tornare addietro» rispose il taglialegne colla prudenza d’uno Scozzese al quale non piace il portar cattive imbasciate.»
«Sicuramente non vi ha detto sol questo, riprese a dire ser Guglielmo; voglio sapere quel che vi ha detto.»
«Ebbene, Milord, soggiunse sbassando gli occhi il taglialegne. Ha detto........ ha detto cose che voi non vi curerete di sapere, e che io non mi curo di ripetervi.»
«Non importa, sclamò il Cancelliere, voglio che mi ripetiate le sue proprie parole.»
«Quando volete così, mi ha detto. - Rispondete a ser Guglielmo Asthon, che si guardi dall’augurarsi il momento in cui dovrà rivedermi.»
«Ah sì, sì! capisco adesso. Una scommessa corsa fra noi intorno ai nostri falchi; una inezia, una semplice inezia!»
Riprese indi la strada del castello insieme alla figlia, che vi arrivò senza avere molto sofferto. Ma ben sofferse il suo animo oltre modo aperto alle forti impressioni, e nel quale diverse ricordanze congiunte alla scena terribile dianzi accaduta, durarono più lungo tempo degli scotimenti che le sue fibre nervee aveano provate. Le considerazioni del giorno e i sogni della notte le mostravano di continuo il furioso toro, che sovra lei e il padre suo si lanciava; ne udiva gli spaventosi muggiti, e vedea allora il sere di Ravenswood, accorrere, siccome angelo proteggitore, e salvarli entrambi da una imminente morte. Forse in tutti i tempi, è cosa non priva di rischio per una giovane, il permettere alla propria immaginazione di arrestarsi troppo di frequente, e con compiacenza, sopra una medesima idea; ma nello stato in cui era Lucia, il pericolo sembrava pressochè inevitabile: ella non avea mai veduto alcun giovine, che avesse lineamenti nobili e parlanti al cuore, siccome Edgardo di Ravenswood; e quando anche si fosse trovata con altri, che in questi pregi il pareggiassero, o superassero, difficilmente avrebbero potute unirsi tante circostanze che gliene rendessero nell’animo sì durevole l’impressione. Il soprastante rischio, il soccorso ottenuto, la gratitudine, la sorpresa, la curiosità..... diciamo curiosità, perchè è probabile che i modi aspri anzi che no, ed evidentemente riservati, dei quali usò il suo liberatore, essendo cotanto opposti all’espressione naturale della sua fisonomia, e alle grazie del suo portamento, rendessero sempre più vogliosa Lucia di conoscere a fondo l’origine di una siffatta contraddizione, e con maggior forza stampassero nel cuore di lei l’immagine del giovinetto. Sol di sfuggita aveva udito rammentare le cause disputate fra il padre suo e quello di Edgardo; ma quando anche ne fosse stato meglio istrutta, non era della sua indole il concepire l’idea degli astj e delle violenti passioni che queste cause aveano prodotto. Aggiungasi, che ella il sapea di nobil legnaggio, povero, benchè sceso da una famiglia altra volta doviziosa; onde potea dargli qualche merito del sentimento di alterezza, per cui si sottrasse alla gratitudine del proprietario attuale dei dominj, e del castello de’ suoi maggiori. «Nondimeno, ella pensava fra se medesima, avrebbe egli ricusati del pari i nostri ringraziamenti, ci avrebbe egli lasciato in sì ruvida guisa, se mio padre gli avesse parlato con maggiore dolcezza, con men d’orgoglio, se avesse addolcite le manifestazioni della sua gratitudine, con quel tuono di gentilezza che le donne sanno usar sì a proposito per calmare le passioni impetuose degli uomini?» Quistione pericolosa al cuor della giovine; pericolosa in se stessa, pericolosa nelle sue conseguenze.
Lucia Asthon, in una parola, smarrivasi in mezzo ad un labirinto d’idee, l’una più fatale dell’altra alla immaginazione di una giovinetta che abbia l’animo ai teneri sentimenti disposto. Il tempo e la lontananza, che in altri simili casi erano stati efficaci a cancellare impressioni morali di tal natura, poteano, sembrerà forse, prestare egual servigio al cuor di Lucia, ma la continua solitudine in cui viveva, e la mancanza di distrazioni, contribuivano a ritornarle alla mente le stesse immagini; e la cagione principale di questa solitudine, era che lady Asthon trovavasi ad Edimburgo, ove l’interteneano le cure di un maneggio politico. Il lord Cancelliere, d’indole non compagnevole per natura, non riceveva nessuno, se non se per ostentazione, o per meri fini politici; laonde fra quelli che visitavan suo padre, la giovinetta non avea potuto conoscere alcuno, che, a giudizio di lei, potesse stare a petto del sere di Ravenswood, o fornito de’ meriti cavallereschi che in questo le parea ravvisare.