CAPITOLO III.
«Più vortici di fumo sovrastanti
Alle cime degli alberi conserti,
Fecero alfine accorti i vïandanti
D’uomini abitator di que’ deserti.»
Spencer.
Lucia serviva di guida al padre, che ben ne avea d’uopo, perchè, tutto inteso alle sue meditazioni politiche, e alle cure della società, non sapea camminare pei proprj dominj, tanto più che i doveri del gran cancellierato lo teneano a Edimburgo la maggior parte dell’anno. Lucia invece, passava quivi le intere stati, e, o fosse inclinazione, o fosse perchè non avea meglio che farsi, non eravi in que’ dintorni un viottolo, un’altura, una macchia che la donzella non conoscesse perfettamente.
Dicemmo che agli occhi del lord Cancelliere non erano indifferenti le bellezze della natura, ma, per rendergli giustizia, dobbiamo aggiungere ch’ei le vedea con nuovo diletto, quando gli era spositrice nel contemplarle l’amabile Lucia, che appoggiandosi al braccio del padre, con soavi ed affettuosi modi, lo sollecitava ad ammirare, ora una quercia gigantesca che avea disfidato il poter de’ secoli, or belle lontananze portate all’occhio da un foro aperto in linea retta per mezzo alla serie delle siepi che ricigneano i tortuosi viali di quelle specie di labirinti, or vaghe pianure, or ricchi poggi, talvolta il mare, che colle sue onde, allora tranquille, allo specchio d’un placido lago rassomigliava.
Nel fermarsi a godere una di queste prospettive, Lucia avvertì il padre che mancavano appena due passi per giungere alla capanna della vecchia da lei protetta. Di fatto, tenendo un sentieruolo che girava attorno di una collinetta, giunsero in una capanna situata in oscura e profonda valle, e priva di luce come gli occhi di colei che vi soggiornava.
Pendea al di sopra di questa capanna una discoscesa rupe, la cui sommità minacciava di seppellire, cadendo, sotto le proprie rovine il misero edifizio che sotto di essa ascondevasi. Fabbricate di terra ne erano le muraglie, e il tetto coperto di stoppia, trovavasi in tale stato che additava necessità d’istantanea riparazione. Solo una lieve colonna di fumo che saliva lungo l’altezza della roccia, dimostrava abitato quell’edifizio, e additava in uno l’economia prodotta da povertà di chi entro vi si riparava. Entro un orto cinto da una siepe di sambuco, che solo imperfettamente ne muniva l’ingresso, vedeasi la vecchia, seduta in poca distanza da alcuni alveari, da cui ritraeva i principali modi della sua sussistenza.
Per quanto gravi disastri ella avesse sofferti, per quanto miserabile un tal soggiorno si dimostrasse, si scorgea subito al primo vedere questa singolar donna, che la forza degli anni, o delle sciagure, o l’indigenza e le infermità, non ne aveano invilito in guisa alcuna il coraggio.
La trovarono seduta sopra uno scanno di legno, cui sovrastava un salice piangente di non ordinaria grandezza. La statura di lei alta e dignitosa, sol lievemente incurvavano gli anni. Vestita da contadina, osservavasi in questi abiti una singolare mondezza, ed erano aggiustati con tal qual gusto ed eleganza, rari a scorgersi per mezzo a quella classe di società. Ma soprattutto gli atteggiamenti della fisonomia di questa donna faceano impressione in quelli che la vedeano, costringendoli ad aver per essa quella deferenza e quel rispetto che la miseria del tugurio non ispirava, e che ella accoglieva con disinvoltura, come chi sente di meritare siffatto omaggio. Stata in altri tempi bella, fu però la sua bellezza piuttosto maschile che dilicata, nè tale da sopravanzare alla freschezza della gioventù. Ciò nulla meno da que’ lineamenti credeasi scorgere mente assennata ed usa a meditare, e una non disdicevole alterezza, che, non meno delle sue vesti, dava a divedere come ella si giudicasse superiore alle persone colle quali era costretta a convivere. Parea fino incredibile, che un volto privo de’ vantaggi che dagli occhi riceve, potesse avere un’espressione tanto significante; pur que’ suoi occhi chiusi nulla presentavano che da lei allontanasse gli sguardi, e sarebbesi detta addormentata, se del contrario non avesse persuaso la vivacità dei lineamenti che la sembianza di lei animavano.
Lucia dopo avere alzato il saliscendi che chiudeva la porta dell’orticello, si volse con questi detti alla vecchia: «mia buona Alisa, vi conduco mio padre che ha desiderato vedervi.»
«Siate entrambi i ben venuti, miss Asthon!» rispose Alisa, voltasi per chinare il capo verso la banda ove la voce di Lucia indicavagli essere lo straniero.
«Buona madre, questa mattinata è bella per le vostr’api», le disse il Cancelliere, sorpreso dall’esterno di Alisa, e curioso di conoscere se a queste apparenze i discorsi di essa risponderebbero.
«Lo credo anch’io, Milord, perchè l’aria mi sembra men rigida degli scorsi giorni.»
«Ma voi non potete da voi medesima prendervi cura di questa picciola popolazione: come la governate voi?»
«Come i re governano i loro sudditi; per via di delegati, e son capitata bene nello scegliere il mio primo ministro.»
Nel medesimo tempo portò la mano ad uno zufoletto d’argento che le pendeva dal collo, strumento che anche in que’ tempi adoperavasi a chiamare i servi; al qual segno uscì della capanna una giovinetta di circa quindici anni, vestita assai meglio di quanto avrebbe potuto aspettarsi, e non quindi forse con tutta quella aggiustatezza che sarebbesi scorta, se la padrona di lei avesse avuto l’uso de’ proprj occhi.
«Barbara, le disse la vecchia, porgete pane e mele a Milord, e a miss Asthon, e serviteli con prontezza e buona grazia; così mi perdoneranno più facilmente, se non posso offrir loro nulla di meglio.»
Barbara eseguì il comando con tutta la gentilezza di cui sentivasi capace; e volgea i piedi e le gambe da una banda, intanto che la sua testa prendea una linea opposta per la curiosità nata in essa di guardar ben bene la faccia del Lord, più spesse volte rammemorato che veduto dai suoi vassalli. Il pane e il mele vennero collocati sopra piattelli di legno ben mondi, sicchè i due stranieri non disdegnarono gustarne.
Il lord Cancelliere, seduto sempre sopra un tronco d’albero ove si era collocato arrivando, mostrava desiderio di prolungare il colloquio, ma non sapea troppo sopra quale argomento condurlo.
«Certamente è molto tempo che voi abitate in questo paese?» Domandò egli alla vecchia dopo alcuni istanti di silenzio.
«Sessant’anni circa», rispose Alisa, la quale, comunque con modi urbani e rispettosi parlasse al Lord, sembrava risoluta a contenere il suo dialogo fra i limiti delle risposte indispensabili alle interrogazioni che le verrebbero fatte.
«Giudicandone dal vostro accento, continuò ser Guglielmo, voi non siete qui nata?»
«Nacqui in Inghilterra, Milord.»
«E ciò nonostante sembrate affezzionata a questi luoghi, come se fossero la vostra patria.»
«In questi luoghi, Milord, ho bevuta la tazza delle consolazioni e delle tristezze che il Cielo mi avea predestinate. Qui ho vissuto venti anni col più tenero e meritevole di tutti i mariti; qui son divenuta madre di sei fanciulli, che mi furono soavi oggetti di sollecitudine, qui gli ho veduti morire, un dopo l’altro. Le loro ceneri stanno in quella cappella diroccata che potete vedere là in fondo. Non ho avuta altra patria sintanto che vissero. Non voglio averne altra dopo la loro morte.»
«Ma la vostra casa è in uno stato ben tristo, disse il lord Cancelliere volgendo gli occhi alla capanna. Darò i miei ordini perchè sia risarcita.»
«Oh! fatelo, padre mio, esclamò Lucia; quanto ve ne sarò grata!»
«Quella capanna durerà sempre più di me, mia cara miss Asthon, disse la vecchia cieca, onde sarebbe fatica perduta il ripararla.»
«Ma io so che avete alloggiato meglio altra volta, soggiunse Lucia; so che siete vissuta nell’agiatezza; e in questa età, vedervi ridotta a passare i giorni entro quella miserabil casupola!.......»
«Per me è abbastanza buona, miss Asthon. Se ho potuto resistere a tutti i patimenti che ho sofferti io, a tutti quelli che ho veduti soffrire dagli altri, è segno che il Cielo mi ha conceduto forza di spirito e di corpo, oltre a quanta si potrebbe supporne in me, giunta a questi anni.»
«Voi avrete veduto grandi cambiamenti su questo mondo, disse ser Guglielmo, ma la vostra esperienza vi avrà insegnato a starci preparata.»
«Mi ha insegnato a starci rassegnata, Milord.»
«Vi avrà anche fatto comprendere che il volger degli anni conduce per necessità le mutazioni.»
«Oh sì! come comprendo che quel tronco d’albero, sul quale, o vicino al quale, vi state ora, andrà un giorno in polvere, o per una cagione, o per l’altra. Io però sperava che le mie orecchie non avrebbero udita la caduta dell’antico albero, dalla cui ombra era protetta la mia dimora.»
«Non mi spiace l’udirvi tributare alcuni sospiri alla famiglia che possedea questo dominio prima di me. Certamente, avrete avute ragioni per esserle affezionata, e rispetto tale espansione di gratitudine. Farò dunque riparare convenevolmente la vostra casa, e spero che quando ci conosceremo meglio, saremo amici.»
«In questa mia età non si fanno più nuovi amici, Milord; nondimeno vi ringrazio della vostra bontà; non me ne dimenticherò. Ma non manco di nulla, e non accetto benefizj da nessuno.»
«Spero almeno che non ricuserete di passar qui il rimanente de’ vostri giorni senza pagarmi verun affitto.»
«Lo spero anch’io, disse la vecchia; perchè questo entra nei patti della vendita che vi ha fatta lord Ravenswood, benchè una circostanza di sì lieve conto possa esservi uscita della memoria.»
«Di fatto, disse il lord Cancelliere, un po’ scompigliato, credo di ricordarmene. Ah! lo vedo bene, siete troppo affezionata ai vostri vecchi amici per voler avere alcuna obbligazione al lor successore.»
«Se non accetto le vostre offerte, o Milord, non vi sono per questo men grata, e vorrei provarvi questa mia gratitudine in tutt’altro modo che colla necessità in cui mi trovo di dirvi alcune cose che non vi ho dette ancora.»
Ser Guglielmo la guardò in aria attonita, ma senza interromperla.
«Milord, continuò ella, pensate bene ai casi vostri, voi siete sull’orlo di un gran precipizio.»
«Veramente? (sclamò il lord Cancelliere immaginandosi che la vecchia parlasse dello stato politico del paese). Avreste scoperto qualche cosa? Avreste udito discorrere di trame, di cospirazioni?»
«No, Milord. Chi pensa a queste faccende, non chiama ne’ suoi consigli i vecchi, i ciechi, o gl’infermi. Il suggerimento che devo darvi, è d’altra natura. Voi siete andato fuori dei limiti nella condotta che rispetto ai Ravenswood avete tenuta, o Milord: credetelo a me. Con questa famiglia, omai non potete avere bel giuoco, ed è sempre cosa pericolosa il cimentarsi cogli uomini dopo averli ridotti alla disperazione.»
«Niente, niente! Disse ser Guglielmo: fra i Ravenswood e me ha deciso la legge, e se credono aver motivi di querelarsi contro di me, si volgano alla giustizia.»
«Ma potrebbero pensare in un’altra maniera, e vedendo che questa giustizia non la possono ottenere, farsela da se medesimi.»
«Che cosa intendete voi dire? sclamò il lord Cancelliere. Pensate forse il giovine Ravenswood capace di venire a qualche atto di personale violenza?»
«Tolga Dio ch’io pensi così! egli è franco e leale. Non si contano di lui cose che gli facciano disonore. Egli è nobile e generoso, potrei aggiugnere; ma è sempre un Ravenswood, e potrebbe aspettare e ritrovare l’istante. Ricordatevi del destino di ser Giorgio Lockart.»
Non potè starsi dall’abbrividire il lord Cancelliere in udendo citarsi questo tragico avvenimento; ma di ciò non potendo accorgersi la vecchia cieca, continuò il suo discorso sul tuono medesimo.
«Chiesley che commise quell’atto di violenza, era parente di lord Ravenswood. Io lo udii in una sala del castello, ove voi attualmente abitate, manifestare alla presenza di più testimonj, la risoluzione di vendicarsi del Presidente, come lo fece in appresso. Non potei in quell’istante tacere, benchè nel mio grado non mi convenisse il parlare. Voi divisate un’abbominazione, gli dissi, una abbominazione di cui renderete conto il dì del giudizio. Non dimenticherò mai l’occhiata che egli mi volse in rispondere: - ho anche altri conti da rendere, e gli unirò tutti insieme - .Con questo esempio adunque io posso ripetervi: guardatevi dal gravar troppo la mano sopra un uom disperato. Il sangue dei Chiesley scorre per le vene dei Ravenswood, e ne basta una stilla per accendere quello di Edgardo nello stato a cui l’avete condotto. Vel ripeto, pensate bene ai casi vostri.»
La vecchia cieca, o il facesse avvisatamente, o a caso, avea toccata la corda a proposito per suscitare spavento nel lord Cancelliere. L’espediente infame e tenebroso dell’assassinio, sì famigliare altre volte ai baroni scozzesi, era stato adoperato frequentemente anche nel secolo corrispondente a questo racconto, e la sete della vendetta si era tanto impadronita degli animi, che avea scemato l’orrore di un tale delitto; la qual cosa ser Guglielmo Asthon non ignorava, intantochè la coscienza dicevagli aver egli cagionati troppi mali alla famiglia di Ravenswood, per dover tutto paventare da un giovine impetuoso, massimamente in un paese ove, parzialmente amministrandosi la giustizia, le vie legittime per ottenerla, alla parte offesa divenivano inutili.
Si sforzava nondimeno per nascondere ad Alisa la tema che il comprendea, ma con sì poco buon esito, che la vecchia cieca non avea bisogno della sua accortezza per avvedersi della commozione in esso destatasi. Il suono della voce del gran Cancelliere era del tutto cambiato, allorchè le rispose, per pur rispondere qualche cosa, essere il sere di Ravenswood un uomo d’onore, e che per altra parte la punizione cui soggiacque Chiesley, poteva servire di avvertimento a chiunque sentisse la tentazione di erigersi da se medesimo in vendicatore d’ingiurie fantastiche. Dopo di che, surto in piedi prese per braccio la figlia ritirandosi senza aspettare risposta.