4.

629 Words
4.“Conto 8363.” “Intestato a Susanna Marino, vero?” “Esatto. Dovrei depositare questo assegno.” “Perfetto.” L’impiegato, un quarantenne pelato dall’aria zelante, digitò rapido qualche cifra sulla tastiera, poi si interruppe. “Un momento.” “C’è qualche problema?” “Attualmente il suo estratto conto ammonta a cinquantadue euro e settantacinque” dichiarò l’uomo. “Le risulta?” “Sì. E quindi?” L’impiegato la osservò per qualche istante, imbarazzato, poi si alzò dalla sedia. “Arrivo subito”, disse, e scomparve. Susanna si sbottonò il cappotto verde mela. Attese nell’open space per un tempo che le parve imprecisato, in mezzo al brusio di impiegati eleganti che ogni tanto le passavano davanti lanciandole uno sguardo lungo, neanche fosse venuta in banca per rapinarli. A un certo punto si spalancò una porta che non aveva notato, una sorta di backstage della banca, dalla quale uscirono l’impiegato pelato accompagnato da un tipo con indosso un doppiopetto grigio e la faccia da orsacchiotto dei cartoni animati. Quest’ultimo le venne incontro e le strinse la mano. “Piacere, signorina Marino.” Dagli sguardi di reverenza del Pelato e degli altri colleghi, era chiaro che si trattava dal direttore. Susanna non si alzò. “Ci sono dei problemi?” ripeté. Il direttore restò in piedi alle spalle del Pelato, come una specie di ombra, e con la faccia da orsacchiotto affettato, disse: “Lei si è presentata poco fa qui in banca a versare un assegno della somma di ventimila euro.” “Sì. E dunque?” “Il collega mi ha segnalato che è la prima volta che lei incassa una tale somma.” “Sì” rispose Susanna. “E mi auguro che non sia l’ultima.” “Ce lo auguriamo pure noi.” Il volto di Winnie the Pooh si distese in un sorriso di maniera. “Ma intanto ci chiediamo... insomma, lei capisce, da un po’ di anni vigono le leggi antiriciclaggio e tutto il resto... noi come azienda ci dobbiamo tutelare, lei immaginerà...” “Intanto vi chiedete che cosa?” “Ci chiediamo, insomma... la domanda legittima da farsi in casi simili riguarda la provenienza di tale denaro” spiegò Winnie the Pooh, diligente, mentre il Pelato annuiva a ogni sua sillaba. “A volte i nostri clienti ricevono un’eredità inattesa, o sono particolarmente fortunati al gioco del lotto, oppure...” “In sostanza vi siete chiesti da dove ho preso questi soldi visto che ho solo cinquanta euro sul conto.” “Be’ lei capirà, signorina Marino, che come banca è necessario tutelare prima noi, per poter poi tutelare il client...” “La provenienza del denaro è scritta sull’assegno” lo interruppe Susanna. “Si tratta del professor Cristoforo Altavilla, presso il quale ho svolto un lavoro qualche mese fa, e questa somma è il legittimo compenso per tale lavoro.” “Ah, capisco. Lei dunque è una studentessa. Per essere un lavoro accademico si tratta di una somma decisamente...” “No, sono laureata. Laureata in cinema” sospirò lei. “Ma l’incarico che ho portato a termine per il professor Altavilla non riguarda la mia qualifica.” “Ah, capisco” ripeté fintamente Winnie the Pooh “e se mi è lecito, le posso domandare di che cosa...” Susanna si alzò in piedi, e si abbottonò il cappotto. “Ho ritrovato a Budapest un vecchio film di vampiri degli anni Venti, lottando contro un pazzo serial killer che voleva far fuori me e la pellicola” dichiarò tutto d’un fiato, “e ora attendo il vostro accredito sul mio conto.” Winnie the Pooh impallidì. “Lo riceverà entro quarantotto ore lavorative”, dichiarò, e si dileguò con un pretesto attraverso l’asettico open space.
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