2.

618 Words
2.Mise a fuoco la sagoma nella penombra del club: alto, magro, spalle larghe, l’inseparabile giubbotto di pelle dalla zip tirata su e l’aria spavalda. Stefano Salvatori, per gli amici Steve. Quando l’aveva conosciuto, qualche anno prima, si era qualificato come cacciatore di pellicole, oltre che stuntman per il cinema, ma di che cosa davvero vivesse ancora non era chiaro: di lavori ne faceva molti, parecchi dei quali rischiosi e ai limiti della legalità, e di tutti questi Susanna preferiva restare all’oscuro. “Se stai per chiedermi se ho incassato i ventimila di Altavilla, la risposta è no.” L’uomo lanciò un’occhiata al suo grembiule da cameriera. “L’avevo sospettato.” Si trattenne per non strozzarlo. “Allora che cosa vuoi?” “Un Bloody Mary.” “Ronnie fa dei cocktail squisiti.” “Ma io lo voglio preparato da te.” Steve le puntò addosso l’occhio azzurro, quello di vetro, che si era procurato in seguito a non si sa quale misterioso incidente. “Okay. A tuo rischio e pericolo.” Susanna afferrò il menu per ripassare gli ingredienti e si mise ad assemblare il cocktail, contrariata. Dalle casse usciva la voce buia di Johnny Cash. Steve non le staccava lo sguardo di dosso. “Esagera pure con il tabasco” disse. “Lo voglio piccante.” Tacque per non insultarlo. Ormai si conoscevano da anni, e avevano anche collaborato in più occasioni alla ricerca di film perduti, ma ancora non aveva capito se di lui poteva fidarsi, anzi, qualcosa le ripeteva che era meglio non farlo. Terminò di preparare il Bloody Mary e glielo posò davanti. “Con apericena sono nove euro, senza cinque.” Steve le allungò un biglietto da dieci. “Niente apericena. Ma tieni il resto.” Lei gli fece rotolare davanti cinque monete da un euro. “Se volevi sapere dell’assegno di Altavilla, sappi che a queste cifre non sono corruttibile.” “Ah, quindi il vecchio ti ha pagato con un assegno” la incalzò lui. “E come mai non l’hai ancora ritirato?” Susanna si morse la lingua. Alla fine, non sapeva come, Steve riusciva sempre a farla parlare. “Era un assegno post-datato” rispose rapida, continuando a risciacquare i piatti. “Ah, bene” replicò lui, il volto illuminato dal Bloody Mary rosso sangue. “Quindi puoi anche strapparlo.” “Ho detto postdatato, non ho detto nullo.” “È la stessa cosa.” “Ora basta” saltò su Susanna. “Puoi provocarmi finché vuoi, ma per quel dannato film di vampiri sono andata fino a Budapest, per trovarlo ho rischiato la vita e...” “... e poi sono arrivato io e te l’ho salvata.” Susanna avvampò. “Certo, perché strapparmi il film di mano mentre schiattavo pareva brutto.” “Brutto o bello, ora sei viva e non di certo grazie a te.” “Okay, mettila come ti pare” replicò lei, esasperata. “In ogni caso non mi pare giusto dover dividere i soldi della ricompensa con te.” “Quali soldi?” “Quelli che ritirerò lunedì quando andrò in banca alla scadenza dell’assegno.” Steve inarcò il sopracciglio. “Come no.” Susanna strizzò la spugna odorosa di detersivo al limone e la passò all’interno di un paio di bicchieri sporchi. “Scommettiamo?” “Non scommetto mai quando so di vincere. Non mi diverte.” “Come vuoi.” Il calice per poco non le volò di mano. “Ora perdona, ma devo lavorare.” Steve scolò il Bloody Mary in una sorsata, e posò il bicchiere vuoto sul banco. “Tornerò.” “Per i miei soldi?” “No, per i tuoi cocktail.”
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