5. Mi rimise a letto, con diversi cuscini dietro alla schiena, in modo da essere reclinato, ma non sdraiato. Si sedette accanto a me e mi passò la ciotola fumante che aveva portato su prima. Non era più fumante, ma era ancora piuttosto calda. Era zuppa di pollo. Per qualche motivo l’idea che avesse cucinato per me mi fece venire da piangere. Mi tenne la ciotola, mentre io mangiavo. Ogni tanto sbirciavo la sua espressione, ma non riuscivo a capire che cosa pensasse. Riuscivo solo a trovarla più bella di quanto ricordassi... e la ricordavo già un sacco bella. Alla fine posò la ciotola sul comodino e mi allungò un tovagliolo perché mi pulissi le labbra. Ora ero coperto fino alla vita dal piumino e in un certo senso era tutto più normale. Pensai anche che, comunque, Sevil non si era offe