4. La febbre mi salì nonostante le medicine. Rabbrividivo forte e per un po’ il freddo non mi diede tregua, ma non potevo muovermi. Sapevo che Sevil aveva ragione, su questo. Mi sarebbero serviti dei punti e lei aveva usato solo del cerotto. Dovevo stare fermo. Inoltre, ero comunque troppo debole per alzarmi. Il mio cellulare squillò, a un certo punto, e mi accorsi che qualcuno l’aveva lasciato vicino alla mia mano. Risposi, era RJ. «Stai bene?» mi chiese, senza tanti giri di parole. «Sono vivo». «Okay, ci sentiamo». E buttò giù. Rimasi sul divano. Pisciai nel catino inclinandomi da un lato. Bevvi dalla bottiglia d’acqua che Sevil mi aveva lasciato accanto alla testa. Stavo male, ma così male... Eppure stavo anche bene. Le avevo parlato. L’avevo vista da vicino. Le avevo detto ch