3. Tornai al bancone dell’Elisium la sera dell’8 settembre. Sapevo che Sevil era già andata a casa da ore, visto che aveva il turno del pranzo. Non volevo incontrarla. Non posso nemmeno dire che nutrissi chissà quali speranze, così quando il ragazzo alla reception mi disse che non c’erano messaggi da parte di Sevil non provai quasi nulla. Mi sentii solo un po’ più solo e disperato di quella mattina, ma dato che mi sentivo già parecchio solo e disperato anche normalmente, per me non cambiò molto. Dopo la riunione serale con la mia squadra, l’ultima, tornai a casa e feci una cena leggera. Poi mi misi a letto. Un tempo, prima di un lavoro ero sempre agitato. Teso come la corda di un violino, non riuscivo a dormire né a pensare lucidamente. Ero guarito da quell’emotività giovanile. La mia