2. Quella sera cenai con Vimar. Parlammo del più e del meno, come se tra noi non fosse cambiato niente. Almeno lo conoscevo da quando eravamo piccoli, pensai. Non mi sentivo intimidita da lui, né lui si sentiva intimidito da me. «La prossima settimana decideranno una data per l’udienza» mi disse, quando eravamo al dessert. «Suppongo che abbiano capito di non poterti ostacolare, ormai». Era il primo accenno al nostro matrimonio, per quanto indiretto, ma ovviamente mi fece pensare a Zenith con una fitta di nostalgia. «Lo spero. Era il punto della questione» dissi, un po’ troppo duramente. Vimar inarcò appena le sopracciglia. «Il piatto è così ricco, mh?». Scossi la testa. «Non capiresti». Lui rise, leggermente stupito, e io mi resi conto di essere stata maleducata. «Scusa» dissi, posa