2. Il temporale iniziò mentre cenavamo. Ruiz mi stava parlando della realtà, o meglio dei filosofi che credevano che la realtà non esistesse e che tutto fosse un costrutto soggettivo. Da quando aveva saputo che volevo andare all’università era diventato un po’ più comunicativo, anche se a intermittenza. Per la maggior parte del tempo continuava a essere silenzioso fino alla laconicità, ma a volte si inoltrava in argomenti complessi, e allora parlava e parlava, mentre io lo ascoltavo osando intervenire solo di rado. «Oh, cacchio» dissi, quando al primo fragoroso tuono seguì quasi istantaneamente l’inizio della pioggia. Sospirai. «Immagino che non sia vero neanche questo, giusto?». Ruiz lanciò un’occhiata fuori dalla finestra della cucina. Il cielo si era fatto buio e l’acquazzone stava a