Dylan si affrettò da loro, incerto sul come potesse aiutare. “Non so molto di medicina,” disse. Il ragazzino sembrava messo decisamente male. “È un mutaforma, perché non sta guarendo più in fretta?”
“Quei bastardi hanno usato delle lame maledette,” imprecò Caesar.
Lame maledette? La mano di Dylan si strinse alla ferita al suo fianco. Non stava guarendo velocemente come al solito. Forse anche il coltello che aveva colpito lui era stato maledetto?
“Sarei dovuto rimanere a occuparmi di alberghi,” gemette piano Ned. Big Joe posò una mano sulla spalla del ragazzino e la strinse.
“Sei stato molto coraggioso, ragazzino. Sei stato bravo. Ora dobbiamo solo sistemarti un po',” lo rassicurò, prima di voltarsi verso Alec. “Chiama Marie. Dille che abbiamo bisogno di incontrarla al ritrovo quanto prima.”
“L'ho già chiamata,” intervenne Emma. “Sta arrivando.”
Il capo annuì, voltandosi poi a guardare Dylan. “Hai fatto un buon lavoro. Potresti tornarci utile, dopotutto. A patto che ti stia bene che i nostri precedenti leader ti diano la caccia solo perché vuoi dare una mano alla gente.”
“Penso che potrei abituarmici,” sorrise lui in risposta.
“Prendi la moto e seguici. Dobbiamo portare il ragazzo da Marie.”
“Chi è Marie?” chiese Dylan.
Big Joe si scambiò un'occhiata con Emma. “Lo vedrai. Ma penso proprio che ti piacerà.”
Marie abbassò lo sguardo sulle pozzanghere di sangue che portavano alla porta del locale e sospirò. In che accidenti di guaio si sono cacciati quei ragazzi questa volta? Strinse più forte la maniglia della sua valigetta del pronto soccorso e camminò più velocemente verso il ritrovo del clan. L'edificio certo non faceva una buona impressione alla rigida luce del giorno – appariva come un posto a metà tra un pub e un fienile – e l'esterno era tappezzato da bruciature e macchie di sangue, vomito e altri disgustosi fluidi che chiunque si aspetterebbe di trovare all'esterno di un ritrovo di motociclisti. Il luogo non soddisfaceva certo le necessità igieniche ideali per occuparsi di queste cose, ma gli Artigli d'Acciaio cercavano sempre di evitare l'ospedale ogni volta che potevano.
“Doc!” La voce di Big Joe fece eco attraverso il locale vuoto non appena Marie varcò la soglia. “Siamo qui!”
Ovviamente si tratta di Ned. Marie dovette sforzarsi per non lasciarsi sopraffare dall’ansia e dalla preoccupazione per il ragazzino. Big Joe ed Emma avevano sistemato Ned su uno dei tavoli da biliardo vicino al bancone. Aveva diverse ferite profonde, gemeva e si agitava, spargendo sangue su tutta la superficie verde e vellutata del tavolo. Povero piccolo.
Marie si mise subito al lavoro, tagliando via ciò che rimaneva degli abiti di Ned prima di sterilizzare e suturare le ferite una a una. Sembra si sia trattato di un altro attacco con lame maledette. Sospirò profondamente. Sembrava davvero che ce ne fossero sempre di più di quei dannati affari in circolazione di giorno in giorno.
Alec, Big Joe ed Emma rimasero chini su Marie mentre lavorava, il basso lampadario fluorescente che dondolava su di lei mentre suturava le ferite di Ned. Non le importava molto; era abituata a curare quei ragazzi in situazioni meno che ideali e un tavolo da biliardo era decisamente meglio di quella volta in cui aveva dovuto cucire Emma nel bel mezzo del deserto, con la sabbia che volava dappertutto.
“Non so, Doc. Non ha un bell'aspetto.” Big Joe si mosse per guardare il ragazzino da sopra la spalla della donna, coprendo il fascio di luce.
“Probabilmente ci toccherà sopprimerlo,” scherzò Emma, spingendo via Big Joe così che Marie potesse vederci. “In fondo, dicono davvero che è come addormentarsi.”
“Nah, è tosto. Probabilmente ci seppellirà tutti.” Un uomo asiatico che lei non aveva mai visto, coperto di sangue e con lunghi capelli rasta, si avvicinò a loro con un gran sorriso. Marie non aveva idea di cosa ci facesse lì o di come fosse finito coinvolto nella battaglia, ma sperò che gli Artigli lo tenessero con loro quanto più a lungo possibile. Era uno splendore. Il modo in cui i suoi occhi sembravano cogliere tutto di lei, dalle sue morbide curve alle macchie sul suo camice da ospedale sino al suo trucco leggermente sbavato, la spingevano a desiderare di potersi stringere al suo corpo.
Ned emise un piccolo urlo di dolore.
Marie sentì le proprie guance avvampare non appena si rese conto che stava tirando l'ultimo pezzo di filo da sutura, distratta a fissare il nuovo arrivato. Porca vacca. Non avrebbe mai creduto che la lussuria a prima vista potesse essere tanto potente. L’asiatico se ne stava lievemente inclinato su di un lato, come se il fianco gli dolesse, ma la maggior parte del sangue che lo sporcava non sembrava appartenere a lui. Persino coperto di sangue e possibilmente ferito, però, il modo in cui si poneva trasudava sicurezza di sé, il suo sorriso sornione la scioglieva e i muscoli che si intravedevano attraverso gli abiti lacerati lasciavano intuire un corpo maschile vicino alla perfezione.
“Doc, questo è Dylan Masters. Dylan, lei è Doc. Fai attenzione, ogni tanto si diverte a cucire le sue iniziali su di noi,” rise Alec.
“Sono Marie, in realtà.” La donna sorrise, sfilandosi un guanto di latex per stringere la mano a Dylan. Percepì un brivido elettrico quando le loro pelli si toccarono. “E lo faccio solamente quando Alec mi fa incazzare.” La mano di lui era enorme, se paragonata alla propria, e Marie percepì anche dei calli sul suo palmo. È un gran lavoratore. Buono a sapersi.
Cercò di mantenere la propria espressione quanto più neutra possibile mentre immagini di come si fosse procurato quei calli riempivano la sua mente: Dylan in versione cowboy che cavalcava a petto nudo, radunando il bestiame; Dylan in versione contadino che arava la terra, traendo vita dal fango, sudando sotto al caldo sole della prateria; Dylan in versione pompiere, la sua camicia ridotta in stracci dal fuoco, che salvava un gattino da un edificio in fiamme.
“Doc? Credo che prima o poi quella mano potrebbe servirgli,” Emma finse di sussurrare, con un sorriso consapevole.
“Cosa? Oh, certo.” Marie lasciò la presa, tornando alla realtà come se fosse stata colpita da un sonoro schiaffo sul volto.
“Non mi stavo lamentando.” Dylan si allontanò e si diresse al bancone, il suo sguardo stranamente affamato mentre la guardava. Lei si sentì accaldata, ma si infilò un nuovo guanto e riportò tutta la sua attenzione su Ned.
“Quindi, esattamente, che è successo là fuori?” Sospettosa, la donna sollevò un sopracciglio all'indirizzo di Big Joe mentre ripuliva il tavolo da biliardo dai resti di sutura e garza.
“Oh, conosci Ned.” Il capo si appoggiò a una colonna.
“È un tale imbranato.” Emma bevve un sorso da una tazza colma di caffè bollente.
“Un grande imbranato,” ghignò Big Joe. “È inciampato ed è caduto.”
“Caspita.” Marie fece schioccare i suoi guanti, sfilandoseli e gettandoli in un cestino poco distante. “Questa è davvero sfortuna. Quante possibilità ci sono che Ned cada e si tagli ovunque, quasi come se avesse lottato contro qualcuno armato di pugnali?”
“Poche davvero,” la interruppe Emma. “Dovremmo fargli comprare un biglietto della lotteria.”
Marie si schiarì la gola e attese, indossando la sua migliore espressione da maestra infastidita. La stanza si immobilizzò.
“È stata colpa mia.” Dylan ruppe il silenzio. “Certi enormi scagnozzi del Consiglio erano da quelle parti e…”
“Abbiamo risposto in modo appropriato.” Emma mostrò il muscolo, ghignando. “Quegli stronzi si erano portati dietro delle lame maledette, però.” Aiutò Ned a scendere dal tavolo. “Rovinano sempre il divertimento a tutti.”
“Ma ci danno una scusa per passare del tempo di qualità insieme.” Marie tirò fuori un lecca lecca al gusto di mela verde, offrendolo a Ned che se lo cacciò immediatamente in bocca. “Starai bene, ragazzino.” Recuperò i resti ancora utilizzabili di garza e nastro avanzati dal suo lavoro e si voltò a guardare Alec. “In realtà, abbiamo degli affari da sbrigare.”
Gli affari, come Marie li chiamava sempre, erano la parte del suo lavoro che amava di più. Come infermiera registrata, passava le giornate utilizzando le ultime tecnologie e i medicinali approvati dall'FDA per curare la gente, ma a volte non era sufficiente.
“Nonostante l'interruzione di quest'oggi, siamo stati in grado di somministrare la Nuvola a cinquanta pazienti,” elencò Alec, aprendo il suo portatile.
Marie si strinse nelle spalle. “È un inizio.” La donna ricordava bene quando, cinque anni prima, il suo cancro non faceva altro che espandersi più velocemente di quanto i medici riuscissero a tenere sotto controllo. Riusciva a malapena a muoversi, non riusciva a mangiare nulla e trascorreva i giorni osservando il soffitto della sua stanza d'ospedale, lacerata dal dolore, chiedendosi quando sarebbe finalmente arrivata la sua ora.
“Cinquanta persone?” si stupì Dylan, muovendosi per guardare lo schermo da sopra la spalla di Alec. “Come avete fatto a passare inosservati così a lungo?” Marie non era certa se fosse colpa della luce, ma l'uomo le sembrò più pallido di quanto non fosse quando era entrato nella stanza, poco prima.
“Con molta attenzione,” rispose Alec, le sue labbra delicate curve in un sorriso.
All'epoca in cui Marie aveva incontrato gli Artigli d'Acciaio, il clan sicuramente non era altrettanto attento. Senza nessuno che potesse passare loro informazioni sui pazienti dall'interno, Big Joe poteva solo aggirarsi furtivo nel reparto di oncologia dell'ospedale, alla ricerca di gente che avrebbe potuto trarre beneficio dalla Nuvola. Una mattina si era infilato nella stanza della donna, tutto muscoli e arroganza, e l'aveva convinta a provare un nuovo trattamento, una nuova medicina speciale, come l'aveva chiamata lui. Senza più niente da perdere, Marie aveva accettato, buttando giù il bicchiere di acqua e Nuvola che lui le aveva porto. Le piaceva pensare che, se all'epoca lui le avesse rivelato che stava per bere squame di drago polverizzate, avrebbe scagliato il bicchiere contro la parete; ma la realtà era che avrebbe ingoiato persino un occhio di tritone, se solo qualcuno le avesse assicurato che avrebbe diminuito il dolore.
“Ne vale la pena. Pensa a tutta la gente che può trarre beneficio dalla Nuvola. Il Consiglio si rifiuta di aiutare gli umani perché ha paura che finirebbero col darci la caccia, se dovessero scoprirlo. Non stanno aiutando la gente, stanno lasciando che delle persone innocenti muoiano, e tutto perché hanno paura. Dobbiamo essere migliori di loro.” Big Joe si voltò a guardare Alec. “Se gli scagnozzi non fossero arrivati, quante altre persone sulla lista avremmo avuto da aiutare?”
Alec si strinse nelle spalle, i suoi grossi seni fasciati spinsero contro la giacca.
Marie osservò i volti funerei attorno a lei. Persino Emma, che raramente mostrava alcuna emozione ad eccezione della rabbia, sembrava triste.
“Riusciremo ad aiutarne di più alla prossima distribuzione, vero?” chiese Ned, e la sua voce risuonò particolarmente giovane e innocente.
Big Joe rise, un po’ burbero, e scompigliò i capelli del ragazzino. “Sì, ragazzino. Ne aiuteremo di più. Aiutarli tutti non ci spaventa di certo.” Marie gettò uno sguardo a Dylan, distogliendolo dopo aver notato l'espressione di stupore sul suo volto. Era stata con gli Artigli talmente a lungo, ormai, che spesso dimenticava quanto fossero inusuali.
“Ned, vai a fare l'inventario,” disse Alec. Marie fece per protestare, ma il ragazzino si esibì in un largo sorriso all'idea che gli venisse affidato un compito e balzò via, facendo solo una piccola smorfia quando sentì i punti tirare. È questo ciò che amo di queste persone: il loro ottimismo senza fine, sorrise l'infermiera.