Dylan provò un desiderio che aveva dimenticato in tutti quegli anni senza un clan. I draghi non erano fatti per stare da soli, erano creature che dovevano vivere in gruppo. Non sapeva molto degli Artigli d'Acciaio, a eccezione del fatto che il clan fosse composto da mutaforma che avevano lasciato o erano stati esiliati dai loro stessi clan. Nonostante la maggior parte di questi avesse la tendenza a essere monocromatici – ovvero composti da membri appartenenti alla stessa famiglia e provenienti dalla stessa area geografica – questo gruppo era piacevolmente più variegato, grazie agli emarginati provenienti da ogni angolo del pianeta. Eppure, i derelitti di questo club segreto erano più sincronizzati dei membri di qualsiasi clan Dylan avesse mai visto; si muovevano con coordinazione, seguendo comandi silenziosi come una singola unità. Era un tipo di vicinanza che lui non vedeva da ormai troppi anni.
Come mi avvicino a questa gente? Dylan fantasticò una serie di scenari nella sua testa, decidendo infine di essere diretto. Era ormai a metà strada – abbastanza vicino da riuscire a sentire l'odore della polvere di squame di drago, la Nuvola – quando una mano in pieno petto lo fermò.
“Ciao, amico,” disse una voce alla sua destra. “Che ci fa un drago come te in un posto come questo?” Dylan seguì il braccio sino al suo proprietario, un uomo atletico dai lineamenti scuri e mascolini, capelli ricci e dita coperte da calli da chitarra. Tatuaggi ricoprivano i dorsi delle sue mani e sparivano sotto le maniche della giacca di pelle, con un accenno di un disegno più ampio che sbucava dal collo della maglietta e si arrampicava sul suo collo. Dietro di lui, altri due draghi mutaforma: una donna che portava una stretta canottiera nera con la scritta “Più veloce di una multa per eccesso di velocità” e che mostrava i suoi impressionanti bicipiti, e un ragazzo asiatico più piccolo che sembrava avere più o meno vent'anni. La donna sembrava prontissima a spaccare la testa a Dylan, se lo avesse ritenuto una minaccia, mentre il ragazzino tremava nei suoi stivali con la punta di metallo, nonostante cercasse di mantenere un'aria da duro.
“Sì, che cosa ci fai qui, amico?” minacciò il ragazzino, chiaramente con troppa convinzione. Il drago con le mani da musicista si abbandonò a un sospiro infastidito, ma non distolse lo sguardo duro da Dylan. La donna sorrise e basta.
“Mi chiamo Dylan Masters. Sono senza clan. Vi sto cercando da almeno due anni.”
“E come mai?” chiese ancora il ragazzino. “Cerchi guai?” Flesse il muscolo, sbattendo un pugno nel suo palmo aperto. Dyaln era certo di aver visto i ragazzacci comportarsi così nei film, ma non l'aveva mai visto accadere nella vita reale. Quel ragazzino era adorabile.
Il grosso mutaforma alla bancarella dei brownies non si era mosso, ma Dylan si era reso conto di aver attirato la sua attenzione. Fu tentato di farsi largo con la forza attraverso quella specie di comitato di benvenuto per rivolgersi direttamente a lui, ma probabilmente non sarebbe stato saggio farsi dei nemici così presto. E, a giudicare dalla stazza, non era nemmeno certo che sarebbe riuscito a superare la donna tanto facilmente.
“Non sto cercando guai. Voglio aiutare. Ho una brutta storia alle spalle con il Consiglio per aver cercato di somministrare la Nuvola a degli umani che ne avevano bisogno,” spiegò Dylan. “Ho sentito delle voci su di voi e su ciò che fate, e mi chiedevo se non vi servissero un altro paio di occhi e di pugni.”
“E cosa pensi che facciamo?” indagò la donna, parlando per la prima volta. La sua voce aveva una nota quasi musicale, un leggero accento che Dylan non riusciva a riconoscere. La bellezza di quella voce regalava al suo viso una delicatezza inaspettata, viste la sua stazza e la sua postura, ma lui pensò comunque che non sarebbe stato saggio provocarla.
“Penso che infiliate di nascosto della Nuvola nei brownies speciali per aiutare la gente malata a stare meglio.”
“Non facciamo proprio niente di nascosto, noi!” si intromise il ragazzino, arrossendo immediatamente non appena si rese conto di ciò che aveva ammesso.
“Ned, vai ad aiutare Alec alla bancarella, prima di rompere qualcosa,” consigliò la donna, sospirando appena. Il ragazzino di nome Ned abbassò la testa e si trascinò ad aiutare i membri del suo clan.
“È giovane,” commentò Dylan.
“È grande abbastanza,” rispose la donna. “Io sono Emma.”
Il musicista coperto di tatuaggi fece un passo avanti, porgendo la sua mano a Dylan. “Io sono Caesar. Quello laggiù è il nostro leader, Big Joe, e quello accanto a lui è Alec, il nostro esperto informatico.” Caesar fece cenno in direzione della bancarella. “Ned non aveva torto; non diamo niente di nascosto a nessuno. I nostri clienti vengono indirizzati da noi e sanno bene ciò che chiedono.”
La voce di Dylan suonò tanto scettica quanto lui stesso si sentiva. “Sanno che stanno mangiando squame di drago polverizzate?”
Caesar rise. “Diavolo, no! Non siamo così stupidi. Sono convinti di star prendendo un medicinale sperimentale che non ha ancora ricevuto l'approvazione dell'FDA. Lo vendiamo a basso prezzo e non possono lamentarsi dei risultati.”
“Quindi--” Dylan iniziò a parlare, ma si fermò non appena notò con la coda dell'occhio del movimento sospetto. L'odore di drago proveniva ora anche da una direzione differente, la stessa in cui vide strani uomini con rigonfiamenti sospetti sotto gli abiti, come se nascondessero delle armi, e che si toccavano l'orecchio come se stessero controllando un auricolare. “La Guardia Rossa – gli scagnozzi del Consiglio. Sono qui.”
“Cosa? Dove?” Caesar ed Emma si stavano già muovendo di nuovo in direzione della bancarella. Big Joe, Alec e Nec trassero una piccola tinozza di metallo da sotto il tavolo e cominciarono a gettarvi all'interno i brownies pieni di Nuvola. Dylan dovette voltarsi per sfuggire all'acre odore chimico che ne conseguì.
Furbo, pensò. Distruggendo le prove, gli scagnozzi non avrebbero avuto niente da portare ai loro capi. La Nuvola non era difficile da fare, dopotutto; la parte più complessa del dover rimpiazzare quella scorta sarebbe sicuramente stata dover preparare nuovamente i brownies.
I cinque scagnozzi del Consiglio abbandonarono ogni tentativo di segretezza e iniziarono ad avvicinarsi. La folla al mercatino delle pulci doveva essersi resa conto che qualcosa non andava, poiché cominciò a disperdersi, liberando lo spazio di fronte alla bancarella dei dolci.
Dylan sperò di non doversi trasformare in drago – gli incidenti erano piuttosto inevitabili quando si aveva a che fare con il fuoco – ma in caso avessero dovuto, lo confortava l'idea che la maggior parte degli umani non sarebbe stata in grado di vederli. Solo pochi esseri umani avevano una vista abbastanza sensibile da poter vedere le creature sovrannaturali che vivevano tra loro ogni giorno; ma anche coloro che non possedevano quell'abilità riuscirono a percepire il pericolo in avvicinamento e corsero via.
Dei pugnali sbucarono dalle maniche degli scagnozzi del Consiglio mentre avanzavano verso di loro; lunghe lame affilate che brillavano un po' troppo alla luce e – se Dylan non se lo stava immaginando – quasi sibilavano minacciose.
“Non può essere niente di buono,” mormorò Dylan.
“Amico, farai meglio a cambiare aria se non vuoi finirci in mezzo,” risuonò imperiosa la voce profonda di Big Joe. Dylan non era basso, ma la sommità della sua testa raggiungeva a malapena la spalla dell'enorme uomo. Sentì odore di zolfo e un attimo dopo notò la testa del leader mutare in forma di drago, allungandosi e coprendosi di dure squame verdi. Aveva un livello di controllo impressionante. Con il suo collo e, presumibilmente, l'interno del suo petto in forma di drago, Big Joe sarebbe stato in grado di controllare le sue fiammate.
“Non vado da nessuna parte,” rispose Dylan.
Big Joe annuì. “Se sopravviveremo a tutto questo, ci faremo una chiacchierata.” Dietro di lui, Dylan notò Emma e Alec fare un passo avanti come seconda linea di difesa attorno alla bancarella.
“Sì, signore,” replicò lui.
Non ci fu tempo di aggiungere altro. Gli scagnozzi discesero su di loro uno per volta, sferrando i loro pugnali contro Dylan, Big Joe, Alec ed Emma, cercando di superarli per riuscire ad attaccare Caesar e Ned, occupati a distruggere velocemente i brownies rimanenti.
Tre degli scagnozzi si scagliarono su Dylan, uno dei loro pugni lo colpì alla spalla mentre lui cercava di schivarne uno diretto al volto. Scattò di lato, mandando a terra uno di loro con un solo colpo al viso mentre gli altri due gli si gettarono nuovamente addosso con rinnovata ira.
Dylan si perse nella furia della battaglia: calci, pugni, e il sibilo nell'aria mentre un coltello sferzava così vicino al suo volto da aver sentito una brezza leggera. Uno dei coltelli lo colpì al fianco, ma lui lo gettò a terra senza badarvi, sentendo l'adrenalina crescere e tenerlo in piedi.
Poté udire delle urla provenienti dagli umani in fuga, il suono di vasellame in frantumi proveniente dalla bancarella dei fiori e un urlo lacerante che gli attorcigliò le budella, ma non ebbe tempo di voltarsi a controllare chi avesse gridato. L'ultimo scagnozzo ancora in piedi era più grosso degli altri, aveva due pugnali nelle mani e l'espressione dura di un assassino ben allenato.
Dylan rimase in equilibrio sulle punte dei piedi, i suoi occhi fissi sul petto dell'uomo, in attesa del movimento dei muscoli del suo avversario che gli avrebbe segnalato la sua mossa successiva. La ferita al fianco ci stava mettendo più tempo a guarire di quanto non si sarebbe aspettato e lo rallentava di svariati secondi cruciali. L'uomo scattò a sinistra, ma Dylan si aspettava il trucchetto e riuscì a schivare la lama di destra, rotolando sotto il braccio del suo assalitore. Percepì la sua ferita aprirsi ancora di più mentre rotolava, ma ignorò il dolore. Scattò in avanti con un calcio volante che spedì lo scagnozzo a terra, e uno dei coltelli volò via dalla sua mano. Dylan lo afferrò mentre l'altro uomo cercava di rimettersi in piedi. Bloccò, poi, la lama diretta al suo collo e fece un passo indietro.
“Dylan, giù!”
Dylan non esitò a obbedire all'ordine di Big Joe. Si gettò a terra, portandosi le braccia sopra la testa per proteggersi, mentre un ruggito di fiamme esplodeva sopra di lui, colpendo lo scagnozzo con tutta la sua forza. Anche l'uomo era un drago mutaforma, quindi il fuoco non gli avrebbe fatto del male, ma i suoi abiti presero immediatamente fuoco, avvolgendolo tra le fiamme. Fu una distrazione abbastanza efficace perché Alec potesse intervenire, atterrandolo definitivamente con un calcio alla testa. Dylan sollevò lo sguardo per notare Big Joe tornare alla forma umana, il suo volto e il suo collo che mutavano sotto la sua pelle.
Si alzò, poi, in piedi, guardandosi intorno per osservare le conseguenze della battaglia. La sua ferita gli doleva ancora con una furia tale da costringerlo quasi ad accucciarsi al suolo, ma era certo che gli servisse solamente un po' di tempo per guarire. Incespicò, tenendosi la ferita chiusa con una mano, in attesa che la sua abilità curativa di drago facesse il suo lavoro.
La bancarella dei fiori era ribaltata, circondata da piante e vasi rotti. Uno scagnozzo privo di sensi era sdraiato a faccia in giù, con il volto in una pianta di cardi viola dall'aria estremamente scomoda. Lo stand dei saponi appariva relativamente senza danni, ma sembrava che qualcuno – Dylan immaginò fosse stato Ned – avesse usato i prodotti come proiettili, poiché saponi colorati erano sparsi al suolo per almeno sette metri in tutte le direzioni. I suoi occhi continuarono a muoversi finché non si fermarono sul corpicino abbandonato a terra, accanto alla bancarella dei dolci.
Ned.
Caesar ed Emma erano chini su di lui, parlando per mantenere il ragazzino cosciente, fasciandogli le ferite sanguinanti sulle braccia e sui fianchi.