Così dicendo, indicava col dito il piccolo e barbuto ebreo ungherese che aveva abbordato Gringoire con il suo facitote caritatem, e che, non comprendendo altra lingua, guardava sbalordito traboccare su di lui il cattivo umore del re di Thunes. Alla fine, monsignor Clopin si calmò e disse al nostro poeta: «Furfante! Vuoi dunque diventare uno dei nostri?». «Certamente». «Volerlo non basta. La buona volontà non aggiunge cipolla nella zuppa. Va bene solo per andare in paradiso; ora, il paradiso è una cosa e l’argot è un’altra. Per essere accolto nell’argot devi dimostrare di saper fare qualchecosa, e perciò devi fare la prova del borseggio su un fantoccio». «Lo farò. Farò tutto quello che vorrete». Clopin fece un cenno. Alcuni argotiers si staccarono dal cerchio e ritornarono poco dopo c