PUNIZIONE

1534 Words
Mi sveglio e mi stiracchio sul letto. Apro gli occhi di colpo ricordandomi gli avvenimenti di ieri: sono di nuovo in trappola dal mio capo. Accidenti! Stò ancora indossando la sottoveste di ieri. Beh viste le dimensioni potrebbe benissimo essere una camicia da notte! Mi guardo intorno ma del mio capo nessuna traccia, anche la sua parte di letto sembra intatta. Non è rientrato ieri sera? Meglio! Almeno ho dormito tranquilla! Mi alzo e vado in bagno a farmi una doccia veloce. Quando esco dal bagno in accappatoio mi dirigo verso l’armadio: ci sarà pure un vestito decente in questa casa! Mentre lo apro per iniziare la mia ricerca, la porta della camera si spalanca e il mio capo fa il suo ingresso con tutta la sua imponente bellezza. E’ una mia impressione oppure è più bello? Lo guardo e mi accorgo che è vestito come ieri, ha i capelli neri arruffati e dallo sguardo che mi rivolge sembra arrabbiato. Perchè è sempre arrabbiato? “Se cerchi qualcosa da metterti lascia perdere! Per me puoi benissimo stare così!” Mi squadra da capo a piedi. Sono impallidita. Devo uscire in accappatoio? No ti prego! “Non so se mi diverte più stuzzicarti oppure mangiarti! La tua faccia è impagabile!” Ride di gusto il bastardo. Ora mi prende anche in giro ? Incrocio le braccia e lo guardo furiosa “Molto divertente capo!” Si avvicina sempre ridendo e mi sposta con una mano iniziando a frugare nell’armadio. Dopo un po’ tira fuori un completo per lui e un abitino rosso striminzito per me. E ti pareva! Più piccolo non c’era? Mentre lui va in bagno io mi vesto velocemente: è un tubino rosso stile impero che arriva a metà coscia, scollatissimo ovviamente. Guardo nell’armadio per cercare un paio di mutandine ma non le trovo da nessuna parte. Secondo me lo stronzo le ha buttate tutte ! Inizio a rassettare la camera aspettando che esca dal bagno per poi pulire anche quello. Mentre finisco di rifare il letto sento una mano sollevarmi la gonna e palarmi il sedere. “Bene vedo che il tuo culetto è proprio tornato in forma!” Sogghigna. Colta alla sprovvista faccio un balzo in avanti e mi ritrovo coricata sul letto. “Non abbiamo tempo per questo Ariel siamo in ritardo!” Sorride malizioso lo stronzo. “Io ... non... Ecco sono caduta!” Mi rialzo e mi rimetto a posto il vestito. Non l’ho fatto apposta! Dopo avermi squadrata per bene si volta e esce velocemente dalla stanza. Che fretta ha stamattina? Prendo un paio di scarpe ovviamente col tacco e lo inseguo fino alla macchina. Ho il fiatone! Ma che gli prende oggi? In auto va tanto veloce che impieghiamo metà del tempo per arrivare. Non ha fatto in tempo a parcheggiare che ha già chiuso la portiera e sia avvia verso l’ufficio. Adesso basta! Se lui ha fretta io no! Scendo con calma dalla macchina e cammino lentamente. Appena varco la soglia vedo Tessa alla sua scrivania che mi sorride salutandomi. Ha anche il coraggio di sorridere la bugiarda! “Dimmi una cosa Tessa!” Mi fermo davanti alla sua scrivania incrociando le braccia e fulminandola con lo sguardo.” Mi piacerebbe sapere cosa ti hanno dato in cambio della tua testimonianza! Si può sapere che cosa ti ho fatto? Per colpa tua dovrò lavorare qui per degli anni!” Le ringhio addosso. “Ariel non so di cosa parli. Se ti riferisci al tuo contratto lo hai firmato davanti ai miei occhi ed è quello che ho dichiarato. ” Si difende continuando a sorridere. Ma perchè sorride? Mi prende in giro pure lei ora? Ripenso agli avvenimenti di quel giorno e purtroppo devo ammettere che ha ragione. Sono proprio una stupida! Il bastardo mi ha proprio incastrata! “ARIEL! VIENI SUBITO QUI!” Le urla del mio capo mi fanno sobbalzare e sbuffando lo raggiungo nel nostro ufficio. Con cautela apro la porta ma non faccio in tempo ad entrare che mi afferra per un braccio, chiude la porta e mi strattona verso la sua scrivania. Ma che gli prende? Oggi proprio non lo capisco! “Capo... Ti prego... Io non ho fatto niente...” Imploro impaurita. Che vuole farmi ? Mi spintona finchè non mi ritrovo con il ventre sulla sua scrivania. Mi blocca con una mano sulla schiena. Inizio ad dimenarmi e urlare. Con l’altra mano mi prende i capelli e mi solleva la testa facendomi male. “Basta! Mi fai male! ” Urlo agitata. “Oh piccola! Non sai quanto te ne faro!” Mi sussurra nell’orecchio. Lascia la presa dai miei capelli e sento che mi solleva la gonna. “No! Ti prego ! Non lo farò più!” Urlo disperata per farlo smettere, anche se non ho idea di cosa ho fatto questa volta. Un forte schiaffo colpisce la mia natica destra “Dimmi Ariel cosa non farai più?” Chiede mentre un’altro colpo mi colpisce sulla sinistra. Quando vede che non rispondo me ne arrivano altri due. “Allora?” Urla “Rispondi!” Inizio a piangere perchè non so proprio cosa rispondere. Non so cosa ho fatto! Così lui ringhiando inizia a colpirmi nuovamente mentre io continuo a singhiozzare dal dolore. “Otto giorni Ariel! Otto fottutissimi giorni a cercarti!” Mi urla contro, mentre io continuo a piangere. Mi ha punita per la mia fuga? Le sue ultime parole hanno un tono strano, sembra... preoccupato? Una serie di schiaffi allontana subito questo mio assurdo pensiero. Che vai a pensare Ariel! E’ solo uno stronzo arrogante! E con la mano pesante pure! Quando la sua furia si placa lo sento ansimare. Solleva la mano dalla mia schiena ma io non mi muovo: sono stremata dal pianto e dal dolore. Sentendo che mi prende le natiche con le mani sussulto dal dolore. “Ferma! ” Inizia a massaggiare dolcemente le mie natiche finchè le allarga ed io ricomincio a piangere. Le sue dita percorrono la mia intimità “Porca puttana Ariel! Ma allora ti è piaciuto! ” Sembra sorpreso. “No! No! Non... Non è vero!” Balbetto ma non mi fa finire. “Puoi mentire finchè vuoi piccola! Ma la tua fighetta è bagnata fradicia! Lei non mente : ti è piaciuto!” Ghigna soddisfatto continuando ad accarezzarmi. Per fortuna il telefono squilla e senza interrompere il massaggio lui risponde ringhiando “Che c’è? Siamo impegnati!” “Ma certo! Falli entrare!” Ghigna soddisfatto mentre riaggancia. Quando si allontana faccio per alzarmi ma mi blocca “Ferma! Non muoverti!” Con la coda dell’occhio vedo che ha in mano il solito tubetto di crema, lo apre e poi me lo spalma sulle natiche doloranti. Mi scappa un mugugno di piacere per il sollievo. “Smettila piccola oppure ...” Il suo ringhio viene interrotto dal rumore della porta che si apre. Cerco di divincolarmi ed alzarmi, ma la sua mano mi blocca nuovamente la schiena. “Steven buongiorno! Scusaci per il ritardo!” Sento una voce alle nostre spalle. Mi sembra di conoscerla. Sono sdraiata sulla scrivania con il sedere scoperto e il bastardo dietro di me che lo massaggia! Che vergogna! “Tranquilli! Stavo cercando di risolvere un piccolo problema.” Ghigna mentre si volta e si allontana da me. Adesso chiunque sia entrato ha la visuale del mio sedere scoperto e dolorante. Mi rialzo velocemente coprendomi dalla vergogna e quando mi giro vedo Jack, il fotografo del servizio fotografico di ieri, e il Signor Philips, che mi guardano sgomenti. Vado velocemente dietro la mia scrivania e mi siedo piano anche se il sedere mi fa un male cane. Mi volto verso il mio computer cercando di non attirare l’attenzione. “Siete venuti per niente. Vi ho già detto che non se ne fa nulla!” Il mio capo sbotta contro il signor Philips. “Steven, hai firmato un contratto con noi e pretendo che lo rispetti! Altrimenti i nostri avvocati ti distruggeranno!“Ora è il signor Philips a parlare minaccioso. Bene! Chi la fa l’aspetti! Così impari! Sogghigno divertita . “Non intendo lasciarvi la signorina Farrel per nessun motivo! ” Ribatte cocciuto il mio capo. Aspetta! Ma stanno parlando di me? Mi va di traverso la saliva e inizio a tossire per non soffocare. I tre uomini mi guardano. Bene! brava Ariel! E’ così che non si attira l’attenzione! “In ogni caso non potrà posare per un po’ viste le condizioni del suo sedere!” Sogghigna soddisfatto lo stronzo. Arrossisco. Ma deve proprio parlare del mio di dietro davanti a tutti? “Abbiamo visto! Pretendo che quando si è rimesso a posto ci chiami per concordare le date altrimenti avrai notizie dal nostro studio legale!” Sbotta il signor Philips alzandosi. I due uomini si girano, mi salutano gentilmente ed escono dall’ufficio. “Non farti strane idee Ariel : non farai più la modella!” Mi ringhia addosso arrabbiato. Lo guardo incredula. Che problema ha? E’ lui che mi ha obbligata a posare! Io non volevo! Mi volto verso lo schermo del mio computer cercando di non guardarlo e domandandomi: ma era una punizione oppure un modo per non farmi più posare?
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