SCAMBIO

1747 Words
Non so come ho fatto ad addormentarmi in questa posizione. Lo stronzo mi ha lasciata in camera legata e imbavagliata ma ero troppo stanca per cui non ci è voluto molto prima che crollassi in un sonno profondo. Quando la mattina mi sveglio e cerco di muovermi non riuscendoci, mi tornano in mente gli avvenimenti di ieri. Ringhio di rabbia da dietro il fazzoletto. Pensava veramente che mi stesse piacendo? Beh in verità si... Però non può forzarmi in quella maniera! Non sono una santarellina come dice lui ma se devo avere rapporti intimi voglio che sia con la persona che frequento e non certo con uno come lui. Non credo nei rapporti occasionali, non mi sono mai interessati. Forse sono un po’ all’antica ma sono fatta così e non intendo cambiare! Per cosa poi? Per lui? Rido da sola come una pazza. La porta si apre e lui entra interrompendo la mia risata isterica. “Vedo che sei di buon umore piccola” Ghigna guardandomi il corpo. Ho il seno scoperto e la gonna attorcigliata in vita. Volto il viso verso la finestra con un ringhio frustrato per non guardarlo. “Se prometti di stare zitta ti libero.” Sussurra roco. Sento il letto abbassarsi e capisco si è seduto sul letto. Mi volto e vedo che è in ginocchio in mezzo alle mie gambe. No! Di nuovo ? No ti prego! Inizio ad urlare e dibattermi. “Come non detto! Non riesci proprio a stare zitta vero?” Ride mentre si avvicina abbassando la testa. Che vuole fare? Sento le sue mani accarezzarmi le cosce e poi abbassarsi verso l’interno fino ad arrivare al sedere che afferra palpando con forza. Avvicina la testa alla mia intimità e il suo respiro mi fa venire i brividi. “Non ho fatto colazione stamattina, sono proprio affamato ...” Ringhia avventandosi sulla mia intimità. Mi dimeno e urlo. Non può fare una cosa del genere! Sembra mi stia mangiando veramente. Morde e succhia le mie pieghe con una voracità che mi fa bagnare e ansimare. Stò andando a fuoco li sotto. Cerco di trattenere i gemiti ma vedere la sua testa in mezzo alle mie gambe mi fa rabbrividire dal piacere. Così prendo dei respiri profondi e volto la testa verso la finestra cercando di ignorare quello che sta facendo. Guardo fuori dalla finestra concentrandomi sul panorama cercando di trattenere le scosse di piacere che mi attraversano. Ma quando inizia a mordicchiare e succhiare il mio clitoride non resisto più e vengo tremando. “Mhm... Dolce come il miele...” Mugugna continuando a leccare la mia intimità. Poi con un movimento lento si alza e mi sovrasta con il suo corpo. Mi toglie la benda dalla bocca, afferra il mio viso girandolo e mi guarda negli occhi. “Ho trovato il modo per farti stare zitta?” Sussurra con voce roca. Santo cielo quanto è sexy in questo momento! Quest’uomo mi farà impazzire. “D’accordo... Stò zitta... Basta che non mi tocchi più...” Riesco a parlare anche se il mio respiro è ancora affannato dall’orgasmo. Distolgo lo sguardo dai suoi occhi volgendolo verso la finestra. Sospira e si alza dal letto. Sento il suo sguardo su di me ma non mi volto. Non sono in me in questo momento e non voglio possa leggerlo nei miei occhi. Quando sento che mi libera le mani e poi i piedi mi alzo di scatto cercando di coprirmi. Mi strofino i polsi che mi fanno male, li guardo e vedo i segni rossi delle corde. Anche le mie caviglie sono nelle stesse condizioni. Stronzo! In un modo o nell’altro riesce a lasciare i suoi segni sul mio corpo! “Vai a vestirti Ariel. Dobbiamo essere in ufficio tra mezz’ora.” Mi parla freddamente mentre si volta e mi lascia sola nella stanza. Dopo aver respirato profondamente per calmare i battiti del mio cuore, mi dirigo in camera e faccio una doccia veloce. Indosso il solito abitino striminzito, questa volta verde acqua, metto le scarpe e mi avvio verso l’ingresso aspettandolo. Non ci mette molto a raggiungermi e superarmi. Non mi degna di uno sguardo mentre percorriamo il tragitto in macchina e neppure mi aspetta quando arriviamo. Meglio così ! Preferisco che mi ignori! Mi dico entrando in ufficio e sedendomi alla scrivania. Stiamo in silenzio ognuno rivolto al proprio computer quando la porta si spalanca ed entra il signor Harris. Si avvicina alla scrivania del mio capo e si siede. “Ti sei scopato mia moglie per oltre una anno Steven! Eravamo amici e soci! ” Il signor Harris inizia ad alzare la voce arrabbiato. Lo stronzo sbuffa e risponde con calma “E’ lei che mi ha cercato ogni volta. Che devo dirti Arnold è solo sesso! Non mi importa nulla di lei. Puoi tenertela per quanto mi importa.” Come può parlare così di una donna? Come fosse un’oggetto? Davvero non gli importa nulla di Ginger? “Solo sesso? E’ così?” Il signor Harris si alza e si volta. Poi mi vede e si avvicina alla mia scrivania guardandomi. “Bene! Allora non ti dispiacerà se farò solo sesso con la tua fidanzata!” Ringhia continuando a fissarmi. Lo guardo confusa. Fidanzata? Sta parlando di me? Non parla sul serio vero? Sono sicura che il signor Harris non farebbe mai una cosa del genere. Mi è sempre sembrato un uomo perbene. Lo stà solo provocando? Sono tanto sorpresa che non riesco muovermi. La risata dello stronzo mi spiazza. “Ma certo Arnold fai come vuoi! Magari riesci a scioglierla un po’!” Il suo tono è indifferente quando mi guarda. Cosa? Sciogliermi? Ma come si permette brutto stronzo pervertito ! Faccio per ribattere, ma poi mi fermo. Non gli darò la soddisfazione di vedermi offesa! Volto il viso verso il video e faccio finta di ignorarli. “Davvero non t’importa? ” La voce del signor Harris è incredula. “Mi conosci Arnold. Lo sai che le donne le uso e basta. E a quanto pare lei non mi serve per quello. Quindi... Buon divertimento!” Ghigna il bastardo cercando sicuramente di provocarmi ma io continuo a far finta di lavorare. “Perfetto! Forza Ariel vieni nel mio ufficio!” La voce del signor Harris mi fa venire un brivido. Volto lo sguardo e vedo che entrambi mi osservano aspettando la mia reazione. Sorrido e lentamente mi alzo anche se le gambe mi tremano. Tranquilla Ariel il Signor Harris stà solo fingendo! Quando raggiungo la porta la mano del signor Harris si appoggia alla mia schiena e lentamente scorre fino a palparmi il sedere. E’ solo finzione vero? O vuole sul serio fare quello che ha detto? Mi scosto velocemente seguendo il mio vecchio capo fino all’interno del suo ufficio. Quando chiude la porta dietro di se non faccio in tempo a voltarmi che le sue mani mi afferrano i seni spingendomi verso il suo corpo. E no! Non ci credo! Vuole sul serio approfittare di me? Cerco di divincolarmi ma la sua presa è forte “È dal giorno del colloquio che volevo scoparti!” Sussurra al mio orecchio. E un brivido di paura mi percorre. Com’è possibile che mi sia sbagliata nel giudicarlo? Sembrava una persona a posto! Gli tirò una gomitata e molla la presa. Cerco di allontanarmi ma un dolore alla testa mi fa capire che mi ha afferrata per i capelli. “Brutta puttana! Ti piace violento? Ti accontento subito!” Urla spingendomi verso la scrivania e piegandomi con la forza su di essa. Il suo corpo mi schiaccia tenendomi ferma. Spinge il bacino verso il mio sedere facendomi sentire la sua erezione. Come faccio a cacciarmi sempre in situazioni del genere? Inizio ad urlare ma mi tira i capelli alzandomi la testa e facendomi male. “Sentiamo cosa c’è qui sotto...” Sento che allunga una mano sulla mia coscia e sollevando il vestito inizia a palparmi la mia intimità Il panico mi assale e non so come riesco a colpire con la mia testa la sua fronte allontanandolo da me. Mi alzo e cerco di correre verso la porta ma un colpo mi fa cadere. Mi ha tirato uno manrovescio! Mi tocco il viso che mi fa male e sento un liquido bagnarmi la mano. La guardo e vedo che è sangue. Mi ha rotto un labbro! “Brutto bastardo! Forza continua! Ma dovrai ammazzarmi per impedirmi di uscire da qui e denunciarti! ” Urlo con un coraggio che non so da dove ho tirato fuori. Mentre si avvicina cercando di colpirmi ancora la porta si spalanca e appare Tessa che ci osserva spaventata “Cosa succede?” Appena mi vede a terra sanguinante si avvicina urlando “Lasciala!” Il signor Harris si ferma voltandosi verso di lei furioso. Approfitto della sua distrazione e scivolo via alzandomi e correndo fuori dall’ufficio. Mi chiudo a chiave in bagno e quando alzo lo sguardo verso lo specchio mi paralizzo. La parte sinistra del mio viso è rossa e mi sanguina il naso e il labbro. Oddio cosa mi ha fatto? Mi avvicino tremando al lavandino e cerco di pulirmi mentre penso a quello che è successo e a cosa fare adesso. Non credo di riuscire a sopportare altro. Dopo essermi ripulita mi guardo allo specchio e vedo che lo zigomo e l’occhio sinistro sono già gonfi e rossi. Il labbro è tagliato e gonfio. Sospiro e decido a uscire. Vado diretta nell’ufficio del mio capo. Sono furiosa e stanca di sopportare. Spalanco la porta e lo guardo arrabbiata. È seduto tranquillo alla scrivania come se non fosse successo niente. Quando alza il viso verso di me sbarra gli occhi sorpreso. Si alza e apre la bocca per parlare. Ma lo zittisco subito. “Tu! È tutta colpa tua! ” Urlo indicandolo “Non mi interessa se mi mandi in galera! Non voglio più avere a che fare con te!” Continuo sbraitandogli addosso. Forse attirata dalle mie urla entra Tessa e mi si affianca appoggiandomi una mano sulla spalla . “Tranquilla Ariel ho chiamato la polizia! Lo stanno portando via. Non ti metterà più le mani addosso!” La sua voce è dolce mentre mi spinge fuori dall’ufficio. In tutto questo lo stronzo del mio capo è rimasto fermo fissandomi il viso. “Non finisce qui Ariel!” Appena sento le sue parole mi volto di scatto e lo guardo arrabbiata. “Puoi stanne certo che non finisce qui stronzo!”
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