Il Rifugio

1151 Words
Il Rifugio La sede del Sanctum Consilium Solutionum si articolava su tre livelli. Al primo vi era quella che si poteva definire una struttura abitabile, con tanto di cucina, sala da pranzo, alloggi, eccetera. Al secondo si trovavano avveniristici laboratori e l’attrezzatissima sala operatoria con annessa una vera e propria sala rianimazione. Al terzo livello pulsava il vero cuore della base: la centrale operativa situata a oltre trenta metri di profondità. Jon e Nic scesero al terzo livello, utilizzando l’ascensore che percorse la discesa in una manciata di secondi. All’apertura delle porte, alla vista si presentò una gigantesca sala rettangolare con un soffitto di altezza superiore ai dodici metri e un corridoio sopraelevato che percorreva l’intero perimetro. Su ogni parete si aprivano delle porte che davano accesso alla sala server e ad altri uffici. Appena fuori l’ascensore le scale conducevano al piano inferiore che era un unico grande salone pieno di scrivanie separate da eleganti pareti di vetro e tubi di acciaio. Degli enormi schermi circondavano l’intera sala trasmettendo le immagini più disparate: telegiornali dei più importanti network mondiali, foto satellitari di varie zone del mondo o le immagini del sistema di videosorveglianza che riprendevano l’area attorno al Monastero, la strada di accesso e altri punti strategici del Colle. Alle postazioni, intenti a svolgere lavori di routine, c’erano Ale, un autentico esperto d’armi da fuoco, e due nuovi Consiglieri: una religiosa di nome Maria Stella Itnas, chiamata comunemente Stella, e un omone gigantesco che rispondeva al nome di Dagomar Wagner, detto Dago. Di recente nomina a Consigliera dell’SCS, Stella era una monaca di origine greca. Un tempo votata alla religione greco-ortodossa, si era convertita al cattolicesimo entrando a far parte dell’ordine della Santissima Annunziata, denominato brevemente O.SS.A. Le appartenenti erano chiamate anche Annunziate Turchine oppure monache Celesti. Tale ordine monastico femminile adorava il mistero del Verbo Incarnato, onorando la divina maternità di Maria. Santini aveva scelto Stella perché possedeva una peculiarità rara, era un’autentica esperta di un sapere antico, da tanti considerato fantasioso e poco credibile, ma molto preciso e pratico per chi lo conosceva: l’alchimia. Il pensiero alchemico veniva considerato da molti il precursore della chimica moderna, prima della nascita del metodo scientifico. Era anche un antico sistema filosofico esoterico che combinava elementi di chimica, fisica, astrologia, arte, semiotica, metallurgia, medicina, misticismo e, non ultimo, anche di religione. Stella era entrata a far parte del Consiglio solo da pochi mesi, ma Santini era convinto che le sue conoscenze avrebbero garantito un apporto considerevole all’SCS. Dago, invece, era nato e vissuto in Germania ed era pronipote niente meno che del famoso compositore dell’ottocento Richard Wagner, anche se non aveva ereditato alcuna propensione musicale. Alto ufficiale della Gendarmeria Vaticana in servizio presso l’ambasciata della Santa Sede in Germania, il suo nominativo era stato suggerito a Santini dall’Ispettore Generale della Gendarmeria dello Stato Vaticano in persona, il famigerato Generale Andrea Baresi, amico e allievo di Santini. Dago si era contraddistinto per meriti di servizio presso la Gendarmeria e le sue abilità avevano convinto prima Baresi e poi Santini a inserirlo nell’organico dell’SCS, anche se non era un presbitero{12}. La scelta era caduta su di lui per le sue peculiarità fisiche, essendo alto oltre due metri e con spalle larghe quasi altrettanto, al suo cospetto persino il titanico maestro risultava sminuito. Pluricampione Olimpico di lotta greco-romana, Dago era scaltro e molto capace, un combattente eccezionale dotato di una forza esagerata, persino superiore a quella di Santini. Il che lo rendeva una risorsa importante per le future missioni del Risolutore, qualora la situazione avesse richiesto l’uso della forza. In pratica, quasi sempre. Nic e Jon misero al corrente gli altri compagni dell’improvviso grave malore che aveva colpito Fra Pasquale, del profondo dolore che emergeva chiaro sul volto del loro beneamato maestro e della necessità di pregare per le due persone a loro più care: Santini e il simpatico e anziano frate. Due punti di riferimento che avevano imparato a conoscere, apprezzare e servire con assoluta fedeltà, mettendo la loro vita nelle mani del Risolutore senza mai tentennare. Una fedeltà e una fiducia indiscussa nei confronti di Santini, il maestro, ma anche di colui che era stato, a sua volta, il maestro del loro capo. Prima di dire altro pregarono a lungo, in un’orazione fervida e convinta ove supplicarono il Signore affinché preservasse a lungo la vitalità dei loro mentori. Intonarono canti alla gloria, come solitamente facevano a sostegno dei compagni feriti o, peggio, morti per colpa dei tanti, troppi nemici della Chiesa. Si tennero per mano senza mai staccarsi fino a quando non ebbero terminato, poi ripresero la discussione. «E il maestro che ha detto?», chiese con curiosità maniacale Ale. «Non ha detto niente», rispose Jon agli esterrefatti colleghi, «sembrava assorto in un pensiero funesto, quasi fosse in una sorta di trance e, a un certo punto, ci ha chiesto di rientrare e attenderlo e, nel frattempo, di riunirci e pregare per lui e Fra Pasquale.» «Molto strano», commentò Ale, «nemmeno il Nemico{13} turba il maestro, quel che sta succedendo al sommo maestro deve essere molto grave.» Jon saltò dalla sedia, fulminato da un pensiero malsano. «Non è che, per caso, Fra Pasquale sta morendo?» Il silenzio calò all’istante, si sentiva solo il ronzio delle ventole di raffreddamento dei server. Tutti rimasero ammutoliti, il pensiero del loro compagno poteva avere una qualche ragionevolezza: solo un probabile pericolo di vita dell’anziano frate poteva stravolgere in modo così evidente il loro maestro. Il ragionamento di Jon stava prendendo una piega del tutto logica e coerente. Nessuno, a quel punto, ebbe il coraggio di contrastarlo, tacendo quasi per esorcizzare il timore che un’ipotesi simile potesse realizzarsi. Si fissarono per un paio di minuti, e quel lasso di tempo sembrò un’eternità. «Non può essere», a infrangere il silenzio ci pensò Nic, «Mali ha visto il sommo maestro e dice, anche se non si è lasciato visitare, che è pieno di vitalità e forza. Mali è un dottore, una patologa di grande esperienza, quindi sono certo che si tratti solo di un malore, spero di lieve entità. Fra Pasquale è forte, si riprenderà. Il maestro ci ha chiesto di pregare per la sua pronta guarigione solo ed esclusivamente per questo motivo.» In verità Nic credeva poco a quanto aveva appena asserito, ma sentiva il dovere di confortare i compagni che apparivano preoccupati. Dopo tutto era il braccio destro di Santini, un giorno sarebbe divenuto il Risolutore, il capo e maestro del Consiglio. E un maestro deve saper rasserenare i suoi allievi. Però era anche molto preoccupato per la sorte del frate, essendo il membro più anziano del Consiglio dopo Santini, la sua conoscenza con Fra Pasquale era decennale, lo aveva sempre considerato il nonno di tutti loro e lui, in particolare, lo adorava. “E chi non adora quel sant’uomo”, pensò Nic fra sé mentre auspicava che il suo amico Jon venisse smentito nel modo più assoluto. 6
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