Notizia inaspettata
All’interno del gigantesco parco del Monastero benedettino, il maestro stava addestrando Nic, il suo fidato e principale allievo, colui che a tempo debito lo avrebbe sostituito nella carica di Risolutore.
Stavano combattendo a mani nude un incontro in stile Wushu. L’esercizio di una simile e antica arte marziale non necessitava della sola forza fisica, bensì della capacità mentale e di coordinamento. Se opportunamente addestrati, gli adepti erano in grado di sorprendere per l’incredibile leggerezza dei movimenti alternati a fulminei scatti. La potenza dei colpi inferti all’avversario era pari solo alla capacità straordinaria del corpo di assorbirli. In presenza di un nemico non addestrato, il risultato era del tutto scontato.
Era un’arte marziale dai movimenti sinuosi ed eleganti ma mortale. Santini era un abile ed esperto maestro di Wushu, insegnatogli da un suo vecchio allievo, Denny Ching{11}, un giovane e promettente monaco Shaolin prestato a Santini affinché completasse e integrasse la sua formazione di combattente. Quindi non aveva difficoltà a sopraffare qualsiasi avversario che non fosse alla sua eccezionale portata, Nic compreso. Intento a osservarli c’era Jonathan Weston, detto Jon, il più giovane componente dell’SCS. Jon era un ragazzo prodigio, un genio con centosettant’otto di quoziente intellettivo, laureato al MIT a soli dodici anni.
Il matematico era l’ideatore e il responsabile dell’intero sistema informatico dell’SCS e in quell’occasione approfittava dell’allenamento di Nic e del maestro per programmare qualche nuova diavoleria sul suo adorato e inseparabile computer portatile.
«A che vi servono tutte quelle scazzottate», esordì Jon, «se poi vi lamentate tutto il giorno che avete male ovunque?»
Santini e Nic, troppo concentrati nell’allenamento, non risposero. Jon si infastidì per essere stato snobbato.
«Che parlo a fare, poi. Tanto non mi ascoltate mai», concluse tornando a digitare una miriade di comandi al portatile.
L’addestramento proseguì per altri dieci minuti fino a quando sopraggiunse Mali, la suora patologa legale e segretaria del Consiglio.
«Maestro», urlò con il fiato corto e visibilmente agitata.
Santini si voltò verso di lei mentre Nic, ormai sbilanciato, lo centrava in pieno volto. Una mazzata che avrebbe steso un’intera mandria di buoi. Santini crollò a terra e quasi perse i sensi. Ci vollero un paio di minuti prima che si rendesse conto di cosa fosse successo, ma si riprese e, massaggiandosi il mento dolorante, fulminò Nic con uno sguardo glaciale che non preannunciava nulla di buono.
«Ops! Scusa maestro», disse Nic con aria innocente aiutandolo ad alzarsi, «non sono riuscito a fermarmi in tempo.»
Santini stiracchiò i muscoli indolenziti. «Fa niente, Nic. Bel colpo, mio malgrado devo ammettere che stai migliorando. Ma preparati a una rivincita, non mi va di terminare un incontro atterrato dal mio avversario.»
Era rilassato e stranamente allegro grazie alla proficua attività fisica e per aver ricevuto, purtroppo per il suo mento, la conferma del buon livello agonistico raggiunto dal fido Nic.
Poi si rivolse a Mali in tono leggero. «Che hai da urlare, tu? Che sarà mai capitato di tanto grave da interrompere il nostro allenamento, la fine del mondo?»
«Peggio», specificò la suora, «Fra Pasquale ha avuto un malore. I fratelli lo stanno accudendo, ma non vuole farsi visitare da nessuno, nemmeno da me. Sembra grave, anche se non ho notato nulla di anomalo, almeno a prima vista. Servono esami approfonditi e accertamenti diagnostici, ma il sommo maestro dice che non siamo in grado di fare nulla per lui, né di comprendere il suo stato di salute e, quindi, di curarlo. Chiede solo di te e lo fa in modo insistente, cacciandoci dal suo capezzale anche con la forza. Si capisce che sta molto male, ma inspiegabilmente ha una vitalità da giovincello e non riusciamo ad avvicinarci senza subire la sua ira. Sono davvero molto preoccupata, maestro, non ho mai visto Fra Pasquale così agitato e sofferente.»
Santini si fece scuro in volto, abbassò la testa pensieroso e preoccupato. L’allegria era svanita di colpo per lasciare spazio a un profondo dolore.
Senza rivolgersi ad alcuno in particolare, asserì: «È giunto il momento che temevo di più.»
Nic e Jon si resero conto che stava succedendo qualcosa di estremamente grave per angosciare così il maestro. Si avvicinarono a lui.
«Che succede, maestro?» chiese Nic con la voce rotta dall’emozione.
Santini non rispose, rimase assorto fra mille pensieri, il volto corrugato testimoniava la sofferenza per qualcosa che gli altri evidentemente non comprendevano. Con aria triste il maestro fece segno a Mali di seguirlo verso il Monastero, poi si rivolse ai due ragazzi.
«Rientrate nel Rifugio», ordinò loro, «riunite il Consiglio e restate in mia attesa. Pregate per Fra Pasquale, fatelo per me e per colui che è il mio mentore, il mio maestro e la mia insormontabile guida spirituale.»
Non disse altro e, lasciandoli stupefatti, si allontanò con Mali.
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