Spiegato formalmente al signor Snodgrass lo stato delle cose, e presa a nolo da una fabbrica di Rochester una scatola di pistole da duello, con soddisfacente corredo di polvere, palle e capsule, i due amici tornarono all’albergo. Il signor Winkle si ritrasse a ruminare sullo scontro imminente; e il signor Snodgrass se n’andò a mettere in ordine gli strumenti di guerra perchè potessero servire immediatamente.
Era una sera uggiosa e malinconica, quando uscirono di nuovo per la loro bieca escursione. Il signor Winkle era tutto avvolto in un gran mantello per sfuggire ad ogni osservazione; e il signor Snodgrass portava sotto il suo gli strumenti di distruzione.
– Avete tutto? – domandò il signor Winkle con voce malferma.
– Tutto, – rispose il signor Snodgrass. – Munizioni in abbondanza, chi sa mai ce ne fosse bisogno. Nella scatola c’è tre once di polvere e mi son messo due giornali in tasca per le cariche.
Queste senza dubbio erano prove di amicizia per le quali non ci poteva essere gratitudine bastevole. È però da credere che la gratitudine del signor Winkle fosse tanto profonda da non poter trovare una via di uscita. Non disse verbo e seguitò a camminare con una certa lentezza.
– Ci troviamo proprio in tempo, – disse il signor Snodgrass, passando il muro del primo campo; – il sole tramonta.
Il signor Winkle alzò gli occhi a guardare l’astro cadente, e pensò dolorosamente alla non lontana probabilità di un altro tramonto tutto personale.
– Ecco l’ufficiale; – esclamò, dopo che ebbero fatti pochi altri passi.
– Dove? – domandò il signor Snodgrass.
– Laggiù; quel signore col mantello turchino.
Il signor Snodgrass guardò nella direzione indicata dal dito dell’amico, e notò appunto una figura avvolta in un gran mantello. L’ufficiale mostrò di essersi accorto della loro presenza facendo con la mano un lieve saluto; e i due amici, a breve distanza, gli tennero dietro.
La sera si faceva sempre più scura e triste, e il vento s’andava lamentando attraverso i campi deserti, come un gigante lontano che chiamasse col fischio il suo cane. La tristezza della scena incombeva fieramente sui sentimenti del signor Winkle. Varcando l’angolo della trincea trasalì; il fortino aveva l’aspetto di una tomba immane.
L’ufficiale lasciò di botto il sentiero; e dopo avere scavalcato una bassa palizzata e poi una siepe, entrò in un campo appartato. Due gentiluomini stavano lì ad aspettare: un ometto grasso dai capelli neri, ed una specie di colosso chiuso in un cappotto di munizione e seduto tranquillamente sopra uno sgabello di campagna.
– Il primo avversario ed un chirurgo, mi figuro, – disse il signor Snodgrass. – Prendete un sorso di acquavite.
Il signor Winkle diè di piglio alla bottiglia che l’amico gli porgeva e bevve tutto d’un fiato.
– Il mio amico Snodgrass, signore, – disse il signor Winkle all’ufficiale. L’amico del dottor Slammer s’inchinò, e tirò fuori una scatola simile a quella portata dal signor Snodgrass.
– Non abbiamo altro da aggiungere, mi pare, – disse freddamente aprendo la scatola; – delle scuse sono state recisamente negate.
– Nient’altro, signore, – disse il signor Snodgrass, il quale per verità incominciava a non sentirsi troppo bene.
– Vogliamo misurare il terreno? – domandò l’ufficiale.
– Certamente, – rispose il signor Snodgrass.
Il terreno fu misurato e i preliminari aggiustati.
– Troverete queste migliori delle vostre, – disse il secondo avversario offrendo le sue pistole. – Me le avete viste caricare. Avete nulla in contrario?
– No, di certo, – rispose il signor Snodgrass. L’offerta lo toglieva da un grave imbarazzo; poichè le sue nozioni sul modo di caricare una pistola erano piuttosto vaghe e confuse.
– Possiamo dunque situare i nostri uomini, credo, – osservò l’ufficiale, con una completa indifferenza, come se i due primi fossero stati due pezzi di scacchi, e i secondi i giocatori.
– Credo che lo possiamo, – rispose il signor Snodgrass, il quale avrebbe detto di sì a qualunque proposta, perchè non ne capiva un’acca di questa sorta di faccende. L’ufficiale andò verso il dottor Slammer, e il signor Snodgrass si avvicinò al signor Winkle.
– Tutto è pronto, – disse, porgendogli la pistola. Datemi il vostro mantello.
– Vi ho dato il pacchetto, mio caro amico, – disse il povero Winkle.
– Non pensate, – disse il signor Snodgrass. – State saldo e mirate bene.
Pensò il signor Winkle che questo consiglio somigliava molto a quello che gli astanti non mancano mai di dare al più piccolo dei monelli in una baruffa: “Avanti, e vinci!” bellissima raccomandazione, se si sapesse soltanto come metterla in pratica. Si levò nondimeno il mantello senza far motto; pigliava sempre molto tempo questa operazione, ed accettò la pistola. I secondi si ritirarono in disparte, il gentiluomo dallo sgabelletto fece lo stesso, e i belligeranti si avanzarono l’uno contro l’altro.
Una delle qualità più notevoli del signor Winkle era sempre stata una singolare gentilezza di animo. È però da credere che questo suo ritegno a far male di proposito deliberato ad un prossimo suo, fosse cagione ch’ei chiudesse gli occhi quando fu arrivato al punto fatale; e che questo fatto speciale gl’impedisse di osservare la condotta veramente straordinaria ed inesplicabile del dottor Slammer. Il dottore trasalì, diè un passo indietro, si stropicciò gli occhi, gli sbarrò smisuratamente; e finalmente gridò: – Ferma, ferma!
– Che vuol dir ciò? – disse il dottor Slammer; mentre il suo amico e il dottor Snodgrass correvano verso di lui; – non è questa la persona, non è lui.
– Non è lui! – disse il secondo del dottore.
– Non è lui! – balbettò il signor Snodgrass.
– Non è lui! – esclamò il gentiluomo col suo sgabello in mano.
– No di certo, – riprese il piccolo dottore. – Non è questa la persona che m’ha insultato ieri sera.
– È stranissimo! – esclamò l’ufficiale.
– Stranissimo, – ripetette il signore dallo sgabello. – La sola questione sta in questo, se il signore, trovandosi sul terreno, non debba essere considerato, sotto il rispetto delle. formalità, come la persona che ha insultata ieri sera il nostro amico dottor Slammer, sia o non sia egli quella persona.
E dopo aver dato questo suggerimento con un’aria molto saviente e misteriosa, il signore dallo sgabello annusò una abbondante presa di tabacco, e girò intorno uno sguardo profondo con l’aria di un’autorità inappellabile in tali materie.
Il signor Winkle aveva intanto aperto gli occhi e gli orecchi, all’udire che il suo avversario domandava una cessazione delle ostilità; ed accorgendosi dal seguito della conversazione che qualche grosso equivoco ci doveva essere, capì di botto quanto lustro maggiore ne sarebbe venuto alla sua fama, celando il vero motivo dall’accettazione della, sfida da parte sua. Si avanzò dunque arditamente, e disse:
– Io non sono la persona, lo so.
– Questo dunque, – disse il signore dallo sgabello, – è un affronto al dottor Slammer ed un motivo sufficiente per procedere senza altri indugi..
– State cheto, Payne, – disse il secondo dottore. – Perchè non me l’avete detto stamane, signore?
– Sicuro, sicuro, – disse il signore dallo sgabello con viva indignazione.
– Vi prego, Payne, di star cheto voi, – disse l’altro. – Posso ripetere la mia domanda, signore?
– Perchè, signore, – rispose il signor Winkle, che ci aveva intanto pensato sopra, – perchè, signore, voi parlaste di una persona ubbriaca e sconveniente vestita di un’uniforme, che io ho l’onore non solo di portare ma anche di avere inventato, – l’uniforme, signore, del Circolo Pickwick di Londra. Io mi sento in dovere di mantenere l’onore di quell’uniforme, epperò, senza chiedere altro, accettai la sfida che mi portavate.
– Mio caro signore, – disse il piccolo dottore porgendogli la mano, – io stimo grandemente il vostro valore. Permettetemi, signore, di esprimervi tutta la mia ammirazione per la vostra condotta, e sono dolentissimo di avervi procurato il disturbo di questo incontro senza scopo di sorta.
– Vi prego, signore, di non parlarne neppure, – disse il signor Winkle.
– Sarò superbo della vostra amicizia, signore, – disse il piccolo dottore.
– Sarò lietissimo di fare la vostra conoscenza, signore, – disse il signor Winkle.
Dopo di che il dottore e il signor Winkle si strinsero la mano, e poi il signor Winkle e il luogotenente Tappleton (secondo del dottore), e poi il signor Winkle e il signore dallo sgabello, e finalmente e sempre il signor Winkle e il signor Snodgrass; quest’ultimo in un eccesso di ammirazione per la nobile condotta del suo eroico amico.
– Si potrebbe andar via, mi pare, – disse il luogotenente Tappleton.
– Certamente, – rispose il dottore.
– A meno che, – venne su il signore dallo sgabello, – a meno che il signor Winkle non si senta offeso dalla sfida; nel qual caso mi permetto di fare osservare che egli ha diritto ad una riparazione.
Il signor Winkle, con grande abnegazione, si dichiarò pienamente soddisfatto.
– O anche, – riprese il signore dallo sgabello, – il secondo del signore potrebbe chiamarsi offeso di alcune osservazioni che sono sfuggite a me sul principio di questo scontro; se la cosa sta così, io sarò lieto di dare a lui soddisfazione immediatamente.
Il signor Snodgrass si affrettò a professarsi obbligatissimo alla graziosa offerta del signore, offerta che la piena soddisfazione di tutto l’affare gl’impediva di accettare. I due secondi aggiustarono e chiusero le scatole, e tutta la brigata lasciò il terreno molto più allegramente che non vi fosse venuta.
– Vi trattenete qui a lungo? – domandò il dottor Slammer al signor Winkle, mentre se n’andavano amichevolmente insieme.
– Credo che partiremo domani l’altro.
– Spero che avrò il piacere di veder voi e il vostro amico a casa mia, e di passar con voi una piacevole serata, dopo questo malaugurato equivoco, – disse il piccolo dottore, – siete impegnati per questa sera?
– Abbiamo qui alcuni amici, – rispose il signor Winkle – e non vorrei veramente lasciarli soli stasera. Se non vi dispiace, voi e gli amici vostri potrete venir da noi, all’Albergo del Toro.
– Volentierissimo, – disse il piccolo dottore – sarebbe troppo tardi alle dieci, per una mezz’oretta?
– Oh no, vi pare! – disse il signor Winkle. – Sarò lietissimo di presentarvi ai miei amici Pickwick e Tupman.
– Ne avrò gran piacere, – rispose il dottor Slammer, poco sospettando chi fosse il signor Tupman
– Venite di sicuro? – domandò il signor Snodgrass..
– Oh, senza dubbio.
Erano intanto arrivati sulla via maestra. Si accomiatarono con molta cordialità, e la brigata si sciolse. Il dottor Slammer e i suoi amici presero la volta del quartiere, e il signor Winkle con l’amico Snodgrass tornarono al loro albergo.