Chapter 17

2020 Words
– Non mi potreste lasciare in mani migliori, – rispose il signor Tupman. – Assolutamente, – disse il signor Snodgrass. Fu dunque stabilito che il signor Tupman resterebbe a casa, affidato alle signore; e che il resto della brigata, sotto la direzione del signor Wardle, si sarebbe avviato verso il campo dove la grande sfida dovea aver luogo, che avea destata tutta Muggleton dal suo torpore e comunicato a Dingley Dell un eccitamento febbrile. Non dovettero fare più di due miglia; e poichè ebbero a passare per sentieri solitari o viali ombreggiati e la loro conversazione non si aggirò che sulla splendida scena che da tutte le parti li circondava, il signor Pickwick fu quasi dispiacente di aver fornito il cammino quando si trovò nella via principale di Muggleton. Ogni persona, il cui ingegno sia dotato di una menoma inclinazione topografica, sa benissimo che Muggleton è una città che ha un corpo municipale, un sindaco, dei borghesi e degli elettori; e chiunque abbia dato un’occhiata agli indirizzi del sindaco agli elettori, o degli elettori al sindaco, o di entrambi al corpo municipale, o di tutti e tre al parlamento, saprà quel che avrebbe dovuto saper prima, cioè che Muggleton è un comune antico e leale, il quale accoppia uno zelo fervente pei principii cristiani ad un devoto attaccamento ai diritti commerciali. In prova di che, il sindaco, il corpo municipale e gli altri abitanti hanno in varie epoche presentato non meno di millequattrocentoventi petizioni contro la tratta dei negri in America, ed un egual numero di petizioni contro le ingerenze governative pel lavoro dei fanciulli nelle officine; sessantotto perchè si permettesse la vendita dei benefici in chiesa, e ottantasei per l’abolizione del commercio pubblico nei giorni di Domenica. Il signor Pickwick si trovava nella via principale di questa illustre città, e contemplava con occhi curiosi e con vivo interesse gli oggetti che lo circondavano. Un ampio spazio quadrato era destinato a piazza di mercato; e nel suo mezzo sorgeva un grande albero con una insegna davanti, sulla quale era figurato un oggetto molto comune in arte ma che raramente s’incontra in natura, cioè un leone turchino con tre zampe in aria e che reggevasi in equilibrio sulla punta dell’unghia centrale della quarta. Si vedevano anche un ufficio di asta pubblica, un’agenzia di assicurazione contro gl’incendi, un magazzino di grani, un altro di panni, una bottega di sellaio, una distilleria, una drogheria ed una calzoleria, – la quale ultima serviva anche alla diffusione dei cappelli, berretti, costumi da uomo e da donna, ombrelli di cotone e conoscenze utili. C’era una casa di mattoni rossi con davanti una piccola corte lastricata, e che subito si riconosceva per la casa del procuratore; e c’era anche un’altra casa sempre di mattoni rossi con gelosie alla veneziana ed una bella, piastra d’ottone che la diceva in tutte lettere proprietà del chirurgo. Alcuni ragazzi si dirigevano verso il campo della sfida; e due o tre bottegai sulla soglia dei loro magazzini davano a vedere una gran voglia di pigliar la stessa direzione, come del resto avrebbero egregiamente potuto fare senza perdere per questo un gran numero di avventori. Il signor Pickwick, fatte sommariamente queste osservazioni che a miglior tempo avrebbe poi registrato, studiò il passo per raggiungere i suoi amici, che erano usciti dalla via principale e si trovavano già a vista del campo di battaglia. Le sbarre erano a posto, come pure due tende per offrire un po’ di fresco e di riposo alle parti contendenti. Il giuoco non era ancora incominciato. Due o tre giocatori dell’uno e dell’altro campo si divertivano in aria solenne a passar con disinvoltura la loro palla da una mano all’altra; e parecchi altri signori vestiti come loro in cappelli di paglia, giacchette di flanella e calzoni bianchi – un certo costume che li facea molto rassomigliare a dilettanti manovali – stavano sparsi intorno alle tende, verso una delle quali il signor Wardle guidò la brigata. Parecchie dozzine di Come state? Come si va? salutarono l’arrivo del vecchio signore; e un levarsi generale di cappelli di paglia e un inchinarsi di giacchette di flanella seguì la presentazione dei suoi ospiti come signori venuti da Londra, che erano estremamente ansiosi di assistere allo spettacolo annunziato, il quale senza dubbio sarebbe stato di loro pieno gradimento. – Credo che fareste bene a mettervi sotto la tenda, signore, – disse un signore alto e robusto che rassomigliava ad una gigantesca mezza pezza di flanella elevata sopra una coppia di federe gonfiate. – Vi ci troverete meglio, – aggiunse un altro signore robusto, che rassomigliava a capello all’altra metà della pezza sullodata. – Grazie, troppo buono, – disse il signor Pickwick. – Di qua, di qua, – riprese quel primo signore, – qui si notano i punti, è il miglior posto in tutto il campo; – e li precedette ansimando verso la tenda. – Bellissimo giuoco – nobile esercizio – ginnastica eccellente – stupendo – magnifico! – tali furono le parole che colpirono l’orecchio del signor Pickwick nell’entrar che fece nella tenda; e il primo oggetto che gli venne sott’occhio fu il suo amico dall’abito verde della diligenza di Rochester, il quale teneva cattedra in mezzo a uno scelto gruppo di giocatori di Muggleton. Era un po’ meglio vestito e portava stivali; ma non c’era da pigliarlo per un altro. Il forestiero immediatamente riconobbe i suoi amici; e, spintosi avanti, afferrò per mano il signor Pickwick e lo trascinò verso una seggiola, con l’usata impetuosità, parlando sempre per venti come se ogni cosa fosse posta sotto il suo speciale patronato e sotto la sua direzione. – Di qua, di qua, – c’è da spassarsi mezzo mondo – birra a torrenti – manzo mandre intiere – mostarda a carri – splendida giornata – sedete, – fate come in casa vostra – piacere di vedervi – molto piacere. Il signor Pickwick sedette, e i signori Winkle e Snodgrass ubbidirono del pari alle cortesi ingiunzioni del loro misterioso amico. Il signor Wardle, stupefatto, guardava e taceva. – Il signor Wardle, mio amico, – disse il signor Pickwick. – Vostro amico? – Come state, caro signore? – Amico del mio amico – qua la mano, signore. E il forestiero strinse la mano del signor Wardle con tutto il calore di una intimità di molti anni, e poi si fece uno o due passi indietro per squadrarlo da capo a piedi, e poi tornò a stringergli forte la mano con più calore di prima. – E com’è che siete qui? – domandò il signor Pickwick con un sorriso tra il benevolo e il sorpreso. – Come? – Tiro alla Corona – Muggleton – trovo una società – giacchette di flanella – calzoni bianchi – rognoni al marsala – sandwiches con le acciughe – bravi amici – un incanto. Il signor Pickwick era abbastanza versato nel sistema stenografico del forestiero per argomentare da questa rapida e scucita spiegazione che egli avea fatto conoscenza, in un modo o nell’altro, con quei signori di Muggleton; e che, con quel processo ch’era tutto suo, avea subito portato la prima conoscenza a quel grado di affettuosa dimestichezza dalla quale è assai ragionevole che scaturisca un invito. Soddisfatta dunque la sua curiosità, il signor Pickwick si aggiustò gli occhiali sul naso e si preparò ad osservare il giuoco che appunto era cominciato. Muggleton apriva la giostra; e l’interesse divenne vivissimo quando si videro i signori Dumkins e Podder, due dei più famosi membri del circolo delle boccie, avanzarsi armati di palette verso gli sportelli loro assegnati. Il signor Luffey, l’ornamento più splendido di Dingley Dell, era destinato a respingere le palle del terribile Dumkins, e il signor Struggles fu eletto per rendere il medesimo servigio all’invitto Podder. Vari giuocatori furono sparsi per tener d’occhio le palle qua e là per il campo, e ciascuno si pose nell’atteggiamento prescritto, cioè con una mano per ginocchio e chinato il più che potesse come per offrire la schiena al salto di qualche principiante al giuoco del cavallo. Tutti i giocatori corretti fanno così; e si crede veramente che sia assolutamente impossibile di veder venire una palla stando in diversa posizione. I giudici di campo furono situati dietro gli sportelli; si disposero gl’incaricati dei punti, e un silenzio profondo si fece. Il signor Luffey si ritirò di qualche passo dietro lo sportello dell’impassibile Podder, e per qualche secondo tenne la palla contro l’occhio destro. Dumkins, con gli occhi fissi sui movimenti di Luffey, aspettava con gran sicurezza l’arrivo di quella. – A voi! – gridò ad un tratto il maestro del campo. La palla volò dalla mano, rapidissimamente diretta a colpire il centro dello sportello. L’accorto Dumkins parò a tempo; la ricevette sulla punta della paletta e la fece rimbalzar lontano di sopra alle teste delle vedette, che s’erano appunto chinate di più per lasciarla passare. – Correte, correte – un’altra! A voi, su! Tirate – prendete – fermatela! Un’altra! no, sì, no, gettatela, gettatela! – Tali furono le grida che seguirono il primo colpo, alla conclusione del quale Muggleton avea guadagnato due punti. Nè Podder dal canto suo fu tardo a coprir di allori se stesso e Muggleton. Egli cansava le palle dubbie, non curava le cattive, prendeva le buone e le faceva volare in tutte le direzioni. Le vedette erano stanche e riscaldate; i giocatori furono mutati e tirarono fino a slogarsi le braccia; ma Dumkins e Podder rimasero invincibili. Se per caso un signore attempato tentava di fermar la palla, se la vedeva rotolare fra le gambe o scivolare fra le dita. Un giocatore smilzo cercava di afferrarla, e se la sentiva sul naso e la vedeva rimbalzare con maggior violenza, mentre gli occhi gli si empivano di lagrime e il corpo gli si torceva tutto pel dolore. Se la palla era lanciata proprio al centro dello sportello, Dumkins ci era arrivato prima. Insomma, quando fu tirato il conto di Dumkins e di Podder, Muggleton avea segnato cinquantaquattro punti, mentre la tabella di quei di Dingley Dell era bianca come i loro visi. Il vantaggio era già troppo grande, nè si poteva più riafferrare. Invano l’ardente Luffey e l’entusiastico Struggles s’ingegnarono con tutti gli artifizi suggeriti loro dalla pratica e dalla bravura di riconquistare il terreno che Dingley Dell aveva perduto. Nulla valse; e di lì a poco Dingley Dell dovette cedere le armi e riconoscere la superiorità di Muggleton. Il forestiero intanto non avea fatto che mangiare, bere e discorrere senza interruzione. Ad ogni buon colpo egli esprimeva la sua soddisfazione ed applaudiva al giocatore con una sua degnazione ed un’aria da protettore che non poteva non inorgoglire la parte interessata; mentre, ad ogni tentativo mancato per fermar la palla, ad ogni colpo falso, dava subito via al suo dispiacere in tante esclamazioni, come ad esempio: – Ah, ah! – Stupido! – Dita di burro! – Imbecille! – Baccellone! – e simili, – le quali gli facevano intorno la riputazione di giudice eccellente ed inappellabile nell’arte e nei misteri del nobilissimo giuoco delle boccie. – Giuoco di prim’ordine – ben giuocato – parecchi colpi mirabili – disse il forestiero mentre le parti avversarie si affollavano nella tenda. – Lo avete giocato qualche volta? – domandò il signor Wardle, che la loquacità del forestiero avea molto divertito. – Giocato! Altro che giocato! Migliaia di volte – non qui. – Indie Occidentali – buscherìo – giuoco d’inferno – sicuro. – Dev’essere un esercizio un po’ caldo in un clima come quello, – osservò il signor Pickwick. – Caldo! – ma dite scottante, rovente, incendiario. Un giorno, giuoco una partita col mio amico il colonnello – lui ed io – Tommaso Blazo – a chi faceva più punti – Capo o croce – Guadagno il colpo – comincio io – sette a. m. – sei indigeni per raccogliere le palle. – Tira, piglia, tira da capo – Caldo soffocante – tutti gli indigeni spossati, svenuti – Li portano via – Altri sei indigeni – svenuti lo stesso – Blazo giuoca sostenuto da due indigeni – Non riesce a spostarmi – sviene anche lui – Portano via il colonnello – Per me continuo – Sottentra un suo fedele domestico – Quanko Samba – l’ultimo rimasto – Il sole arde, la paletta si fa a scheggie, la palla è arrostita – Cinquecentosettanta punti. – Fatica snervante – Quanko raccoglie le ultime forze – tira – coglie – bravissimo – Vado a fare un bagno e poi a desinare. – E che ne fu di... come si chiama? – domandò uno degli astanti. – Blazo? – No, l’altro. – Quanko Samba? – Per l’appunto. – Povero Quanko – non si riebbe mai più – messo fuori giuoco – fuori della vita – morto, signore! E qui il forestiero cacciò la faccia in una brocca di birra, non sappiamo bene se per nascondere la sua commozione o per ingurgitare il contenuto di quella. Sappiamo solo ch’ei si fermò di botto, trasse un lungo e profondo sospiro, e sbarrò tanto d’occhi, mentre due dei principali membri del circolo di Dingley Dell, volgendosi al signor Pickwick, dicevano: – Ci abbiamo ora un desinare alla buona al Leone turchino; vogliamo sperare che voi e gli amici vostri ci onorerete della vostra compagnia.
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