“Il fatto è che Edmunds, arrivato a destinazione, era stato mandato assai verso l’interno del paese; alla quale circostanza è forse da attribuire il fatto che delle molte lettere spedite non una sola mi fosse recapitata. Rimase nello stesso posto per tutti i quattordici anni. Spirato che fu il termine, memore della sua prima risoluzione e del giuramento fatto alla madre, egli riprese fra innumerevoli difficoltà la via dell’Inghilterra, e se ne tornò a piedi al luogo natio.
“In una bella sera di Domenica del mese di agosto, John Edmunds pose il piede nel villaggio che diciassette anni fa avea lasciato con vergogna e disgrazia. Per giungere più presto dovea traversare il cimitero. Gli si gonfiò il cuore quando oltrepassò il cancello. Gli olmi giganteschi, attraverso i cui rami il sole cadente mandava qua e là sul sentiero ombroso un raggio di viva luce, gli destarono dentro le memorie dei suoi primi giorni. Si rivide com’era allora, sospeso alla mano della mamma, tranquillamente incamminandosi verso la chiesa. Ricordavasi com’egli alzava il capo per guardare nella pallida faccia di lei; e come spesso gli occhi della povera donna si empivano di lagrime guardando lui – lagrime che gli bruciavano la piccola fronte mentr’ella si chinava a baciarlo, e facevan piangere anche lui, benchè poco allora egli sapesse quanto amare fossero quelle lagrime. Pensava quante volte avea corso lungo quel viale facendo il chiasso coi suoi compagni, volgendo il capo di tanto in tanto, per avere un sorriso della mamma o per udire la gentile voce di lei. E parve allora che un velo gli fosse strappato dalla mente, e dolci parole inascoltate, e ammonizioni spregiate, e promesse rotte, gli si affollarono nell’anima fino a che gli venne meno il cuore ed egli non potette più sopportare tanta angoscia.
“Entrò nella chiesa. Il servizio di vespro era terminato e gli assistenti erano andati via, ma la chiesa era sempre aperta. I suoi passi destarono cupamente gli echi delle volte, ed egli ebbe quasi paura di trovarsi solo, tanta quiete lo circondava. Si guardò intorno. Nulla era mutato. La chiesa pareva divenuta più piccola; ma erano sempre al loro posto i vecchi monumenti ai quali tante volte egli aveva guardato con terrore infantile: c’era il piccolo pulpito col suo cuscino sbiadito; c’era la tavola della comunione davanti alla quale così spesso avea ripetuto quei comandamenti che il fanciullo venerava, e l’uomo avea poi dimenticati. Si accostò al posto che soleva occupare una volta; gli parve freddo e desolato. Il cuscino era stato rimosso e la Bibbia non c’era più. Forse sua madre occupava ora un posto più umile, o anche essendo inferma non poteva più venir da sola alla chiesa. Non osava formulare in un pensiero il timore che gli stava nell’anima. Un senso di freddo lo prese, nel momento di tornar fuori e lo fece tremare a verga a verga.
“Un vecchio varcava appunto la soglia mentre egli usciva. Edmunds trasalì e diè indietro, perchè molto bene lo riconosceva; molte volte era stato a vedergli scavar le fosse nel cimitero. Che gli avrebbe detto quell’uomo, a lui tornato di così lontano? Il vecchio alzò gli occhi in viso al forestiero, gli diè la buonasera e passò oltre. Lo avea dimenticato.
“Prese a discendere la collina ed entrò nel villaggio. L’aria era calda, e la gente se ne stava a sedere sugli usci o a passeggiar nei giardini, godendosi la serenità della sera e il riposo dopo il lavoro. Molti sguardi si volgevano dalla sua parte, e molte occhiate dubbiose ei dette qua e là per vedere se mai qualcuno lo riconoscesse e lo evitasse. C’erano dei visi nuovi in quasi tutte le case; in alcune gli parve riconoscere la fisonomia di qualche suo vecchio compagno di scuola, – fanciullo quando lo avea lasciato, – circondato da uno sciame di allegri bambini; vide altrove, seduto in un comodo seggiolone alla porta della casetta, un vecchio debole ed infermiccio, ch’ei già ricordava robusto ed infaticabile lavoratore. Ma tutti aveano dimenticato lui, ed egli passò oltre sconosciuto.
“L’ultima luce del sole morente cadeva sulla terra colorando in rosso le gialle spighe ed allungando le ombre degli alberi, quando egli si fermò davanti all’antica casa, – alla casa dei suoi giorni infantili, verso la quale il suo cuore aveva aspirato con ineffabile intensità di desiderio durante anni lunghissimi di dolori e di prigionia. La palizzata era bassa, – benchè ei si ricordasse assai bene del tempo in cui gli era sembrata un muro altissimo. Di sopra a quella diè un’occhiata nel vecchio giardino. C’erano assai più fiori di una volta e più allegri ma gli alberi erano sempre gli stessi; ed anzi c’era proprio l’albero sotto il quale tante volte ei s’era disteso, stanco di fare il chiasso al sole, lasciandosi prendere a poco a poco dal sonno gentile e felice della fanciullezza. Si udivano squillar delle voci dentro la casa. Prestò ascolto, ma gli suonarono nuove all’orecchio; non le conosceva. Erano anche voci allegre; ed ei sapeva molto bene che quella povera vecchierella di mamma non poteva essere allegra, quando egli era via. La porta si aprì, ed una frotta di ragazzi ne sbucò, sgambettando e gridando. Il padre, con un bambino in collo, comparve sulla soglia, e tutti gli si attaccarono ai panni, e batterono palma, a palma, e presero a tirarlo perchè si unisse ai loro passi. Il condannato pensò alle tante volte che, in quel medesimo posto, egli era fuggito alla vista del padre suo. Si ricordò delle tante volte che avea nascosto sotto le lenzuola il capo tremante; e udito le dure parole, e gli aspri colpi e i singhiozzi della mamma; e benchè, nell’allontanarsi da quel luogo, egli singhiozzasse forte e si sentisse schiantare il cuore, pure aveva il pugno stretto e i denti serrati da una rabbia feroce e mortale.
“E questo era il ritorno, al quale per tanti anni di fila aveva sospirato, e pel quale tanti travagli avea sopportato! Non un viso che gli desse il benvenuto, non uno sguardo di perdono, non un tetto che lo ricoverasse, non una mano che si stendesse verso la sua, – e tutto questo nel suo vecchio villaggio. E che era più, paragonata a questa, la sua solitudine nei boschi selvaggi, dove non s’incontrava mai anima vivente?
“Sentì allora che nella terra lontana dell’infamia e della schiavitù, egli aveva pensato al suo luogo natio come lo aveva lasciato, non già come un giorno l’avrebbe ritrovato. La triste realtà gli diè una stretta al cuore e l’anima gli cadde. Non osava muovere domande e tanto meno presentarsi alla sola persona che probabilmente lo avrebbe accolto con pietà ed affetto. Andò avanti a lenti passi; e cansando, come un reo, la via maestra, si gettò in un prato che ben ricordava. Cadde a sedere sull’erba e si nascose la faccia fra le mani.
“Non s’era accorto che un uomo era disteso sul terreno poco discosto, e che s’era volto per dare un’occhiata al nuovo venuto. Il lieve rumore gli fece alzare il capo.
“L’uomo si rizzò a sedere. Era curvo della persona, ed avea la faccia gialla e rugosa Si vedeva dal vestito che apparteneva all’ospizio; pareva molto vecchio, ma assai meno per numero di anni che per dissipazione ed infermità. Sbarrava gli occhi in viso al forestiero, e benchè sulle prime gli avesse grevi e senza luce, ad un tratto s’accesero stranamente con una espressione di maraviglia o di paura, fino a che parvero volessero schizzar fuori dall’orbite. Edmunds a poco a poco si sollevò sulle ginocchia e fissò sempre più intensamente la faccia del vecchio. Si guardarono l’un l’altro in silenzio.
“Il vecchio era pallido come uno spettro. Tremava tutto e cadde ginocchioni davanti a lui. Edmunds balzò ritto in piedi. Il vecchio diè uno o due passi indietro. Edmunds si avanzò.
“– Parlate, – disse con voce cupa e rotta, – parlate, fatemi udire la vostra voce.
“– Non ti accostare! – gridò con una bestemmia terribile il vecchio.
“Edmunds si avanzò ancora.
“Non ti accostare!– ripetette il vecchio.
“Furente dal terrore, alzò la mazza e ne diè un colpo alla cieca sulla faccia di Edmunds.
“– Padre... demonio!... – masticò questi a denti stretti. E selvaggiamente gli fu addosso, e lo agguantò per la strozza. Ma quel vecchio era suo padre; e il braccio gli ricadde senza forza lungo la persona.
“Il vecchio mise uno strido acuto che suonò pei campi deserti come il lamento di uno spirito maligno. Si fece livido; un’onda di sangue gli sboccò dal naso e dalla bocca, e tinse cupamente di rosso l’erba del prato, ed egli stesso barcollò e cadde. Gli s’era rotto un vaso sanguigno; ed era già cadavere prima che il figliuolo potesse sollevarlo da quella pozza funesta.
“In quell’angolo del cimitero” – riprese a dire dopo qualche momento di silenzio il vecchio ecclesiastico – “in quell’angolo del cimitero, del quale ho testè parlato, è sepolto un uomo che fu al mio servizio per tre anni dopo questo evento; e che sinceramente era contrito, penitente, umile quanto mai uomo sia stato. Nessuno fuori di me sapeva chi egli fosse e donde venisse. Ed egli era John Edmunds.”