Chapter 14

2026 Words
– Io l’ho intitolata, – disse, L’edera verde. Oh, è pur quest’edera la cara pianta Che le macerie cerca ed agguanta Vuol mura dirute, pietre smussate, Archi decrepiti, torri smozzate, E della polvere soltanto è ghiotta Dai mille secoli insiem ridotta. Dovunque l’anima manca e la vita Verdeggia l’edera, fresca, nutrita. Pianta fantastica, pianta curiosa È pur quest’edera, verde ed annosa. S’alza, s’inerpica, dà la scalata, Va fino al vertice, nè certo è alata. Che amplessi teneri la quercia antica Prende dall’edera, fedele amica! Umile striscia, nessun la vede, Perfin dei tumuli s’attacca al piede, E là s’abbarbica, s’alza più forte, E par che giubili sopra la morte. Pianta fantastica, pianta curiosa È pur quest’edera, verde ed annosa. Batte dei secoli l’ala funesta, I regni cadono, l’edera resta. È sempre vegeta, è sempre verde, E il suo rigoglio non scema o perde. Nulla ne stuzzica l’acre appetito Come la polvere, cibo squisito. Ingorda pascesi a due palmenti Sopra il più solido dei monumenti. Pianta fantastica, pianta curiosa È pur quest’edera, giovane e annosa. Mentre il vecchio ecclesiastico ripeteva per la seconda volta questi versi per dar agio al signor Snodgrass di trascriverli nel suo libro di appunti, il signor Pickwick osservava i lineamenti di lui con grande interesse. Quando il vecchio ebbe finito di dettare e il signor Snodgrass s’ebbe rimesso in tasca il suo libro, il signor Pickwick disse: – Scusatemi, signore, se mi permetto di fare una osservazione dopo una così breve conoscenza; ma una persona come voi deve avere assistito a molte scene ed incidenti degni di nota esercitando il nobile ufficio di ministro del Vangelo. – Qualche volta, sì, – rispose il vecchio ecclesiastico; – ma così gli uomini come le cose non hanno mai avuto un carattere più che domestico e comune, essendo chiusa in così brevi limiti la mia sfera d’azione. – Se non sbaglio, – venne su il signor Wardle, che pareva molto desideroso di far discorrere il suo amico per figurare davanti ai suoi nuovi visitatori, – se non sbaglio, avete preso degli appunti intorno a John Edmunds? Il vecchio ecclesiastico crollò leggermente il capo in segno affermativo, e si disponeva a mutar discorso, quando il signor Pickwick disse: – Perdonate, signore; potrei farmi lecito di domandare chi fosse cotesto Edmunds? – Proprio quel che voleva domandare io, – disse con calore il signor Snodgrass. – Oramai ci siete, – esclamò l’allegro signor Wardle, – e non c’è più verso di svignarvela. Dovete presto o tardi soddisfare la curiosità di questi signori; sicchè meglio è che cogliate l’opportunità e non ci pensiate altrimenti. Il vecchio ecclesiastico sorrise dolcemente e si fece avanti con la seggiola; il resto della brigata fece lo stesso, specialmente il signor Tupman e la zia ragazza, i quali molto probabilmente erano duri d’orecchio. Fu aggiustato il corno acustico della vecchia signora, il signor Miller – che durante la recita dei versi avea preso sonno – fu destato da un opportuno pizzicotto, somministratogli di sotto alla tavola dal signore corpulento suo compagno di whist, e il vecchio ecclesiastico, senza altri preamboli, incominciò il seguente racconto, al quale ci siamo presi la libertà di apporre per titolo: Il ritorno del forzato. “Quando venni qui la prima volta ad assumere il mio ufficio, – disse il vecchio ecclesiastico, – or fanno appunto venticinque anni, la persona più nota fra i miei parrocchiani era un certo Edmunds che teneva in fitto una piccola fattoria in questi dintorni. Era un cert’uomo cupo, malvagio; di pessimo cuore; infingardo e dissoluto per abitudine; crudele e feroce per indole. Oltre a quei pochi tristi e vagabondi coi quali sprecava il suo tempo girellando pei campi o ubbriacandosi alla bettola, non aveva nè un amico nè una conoscenza; lo evitavano tutti; a nessuno veniva voglia di barattar due parole con un uomo che molti temevano ed ognuno detestava. “Quest’uomo aveva una moglie ed un figlio, il quale, quand’io capitai qui, poteva avere i suoi dodici anni. Nessuno si potrà mai formare un’idea delle sofferenze acerbe di questa donna, della sua gentile sopportazione, dell’affetto sollecito con cui tirava su la sua povera creatura. Il cielo mi perdoni il sospetto poco caritatevole, ma io credo in coscienza che il marito avesse per molti anni tentato di farla morire di crepacuore. Ella sopportava tutto per amore del figliuolo e, per strana che la cosa possa parere, anche per amor del padre; perchè, con tutte le sue crudeli brutalità, ella un giorno lo aveva amato; e il ricordo di quel che egli era stato per lei le destava dentro, in mezzo alle sue t*****e, dei sentimenti di dolcezza e di perdono, dei quali soltanto le donne, fra tutte le creature di Dio, sono capaci. “Erano poverissimi; nè poteva essere altrimenti, stante le male abitudini del marito; ma il lavoro assiduo, infaticabile della povera donna, a tutte le ore, di giorno, di sera, di notte li teneva un po’ al di sopra del bisogno. Questo lavoro però era tutt’altro che ben pagato. La gente che si trovava a passar di sera verso casa loro riferiva di avere udito dei gemiti, dei singhiozzi e delle busse; e più di una volta, quando era scorsa la mezzanotte, il ragazzo andava a picchiare alla porta di un vicino, dove era stato mandato per sottrarlo alla furia avvinazzata dello snaturatissimo padre. “Durante tutto questo tempo, la povera donna frequentava assiduamente la nostra chiesetta. Le si vedevano spesso sulla persona i segni della violenza e dei maltrattamenti. Tutte le Domeniche mattina e sera, ella veniva ad occupare il medesimo posto col fanciullo accanto; e benchè miseramente vestiti, – molto più di tanti loro vicini che si trovavano in maggiori strettezze, – erano sempre lindi e puliti. Tutti avevano un saluto amichevole ed una buona parola per la povera signora Edmunds; e quando qualche volta, all’uscir della chiesa, ella si fermava a barattar due parole con una vicina nel piccolo viale di olmi che mena al portico, o s’indugiava un poco per guardare con orgoglio ed affetto di madre al suo ragazzo sano e florido, che correva avanti facendo il chiasso coi compagni, – il suo viso emaciato s’illuminava di un’espressione di profonda gratitudine, ed ella pareva, se non lieta e felice almeno contenta e tranquilla. “Passarono cinque o sei anni; il ragazzo era diventato un giovanotto sano e robusto. Ma il tempo che avea rinforzato la complessione delicata del fanciullo e dato alle sue tenere membra il succo della virilità, avea reso la mamma curva e infermiccia. E il braccio sul quale ella avrebbe dovuto appoggiarsi non era più stretto al suo; la faccia che avrebbe dovuto rallegrarla non era più presente. Ella sedeva al solito suo posto, sulla vecchia seggiola, ma accanto a lei un altro posto era vuoto. La Bibbia era conservata con la stessa cura di una volta, coi suoi segni, con le sue pagine piegate; ma non c’era alcuno che gliela leggesse; e le lagrime cadevano grosse e frequenti sul libro e le facevano balenare gli occhi. I vicini non ismettevano dalla usata cortesia, ma la povera donna cercava evitarli voltando il capo in altra parte. Non c’era più da fermarsi oramai nel vecchio viale degli olmi, non c’era da rallegrarsi nell’aspettazione di altra felicità. La disgraziata donna studiava più che poteva come nascondersi la faccia e camminava a passo frettoloso. “Ho io bisogno di dirvi che il giovane, il quale guardando ai primi giorni della sua fanciullezza e a tutti quelli venuti appresso, non poteva ricordare altro che una lunga serie di volontarie privazioni per amor suo sofferte dalla madre, e di maltrattamenti, e d’insulti, e di violenze, – ho io bisogno di dirvi che egli con nessun riguardo all’esulcerato cuore di lei e con una colpevole ed assoluta dimenticanza di quant’ella avea fatto e sopportato per lui, s’era imbrancato con uomini depravati e vagabondi, gettandosi follemente in un cammino rovinoso, in capo al quale non poteva incontrare che la morte per sè e la vergogna per lei? Ahimè, pover natura umana! Voi già tutto questo l’avete indovinato da un pezzo. “I dolori e la sventura di questa donna infelice erano presso a toccare il colmo. Varie grassazioni erano state commesse nelle vicinanze; non si giungeva a scoprire i malfattori, onde questi imbaldanzivano. Un furto più ardito e più grave dei precedenti fu causa di una vigilanza più attiva e di una assiduità d’indagini sulla quale essi non avevano calcolato. Caddero i sospetti sul giovane Edmunds e sui tre suoi compagni. Fu arrestato, giudicato, condannato a morte. Mi suona ancora all’orecchio quel grido selvaggio di donna, che echeggiò sotto le volte del cortile quando la solenne sentenza fu pronunciata. Quel grido colpì di terrore l’anima del reo, che il giudizio, la condanna, lo stesso fantasma della morte, non aveano potuto scuotere. Le labbra, strette fino allora in atto sdegnoso, tremarono ed involontariamente si aprirono; la faccia gli si fece livida e un sudore freddo la coprì tutta; le membra erculee del colpevole si piegarono, ed egli cadde spossato sul suo banco. “Nei primi trasporti dell’angoscia, la desolata madre s’inginocchiò ai miei piedi e con tutta l’anima sua pregò l’Onnipotente, che l’aveva fino allora sostenuta in ogni più fiera avversità, di toglierla da questo mondo di miserie e di pena e di risparmiare invece la vita dell’amato figliuolo. Uno scoppio di pianto, una convulsione terribile come spero di non vederne mai più seguirono a questo primo sfogo. Mi accorsi che da quel momento le si era spezzato il cuore; ma non un lamento, non un mormorio le sfuggì più mai dalle labbra. “Era un pietoso spettacolo veder quella donna tutti i santi giorni nel cortile della prigione, studiandosi con tutta l’ansia di una madre, con tutto l’affetto, con tutte le preghiere, di ammollire il cuore di sasso dello snaturato figliuolo. Invano. Egli rimaneva cupo, ostinato, sordo ad ogni buon sentimento. Nemmeno l’inaspettata commutazione della pena in quattordici anni di deportazione giunse ad abbattere per un sol momento l’audacia della sua condotta. “Ma lo spirito di rassegnazione e di sopportazione, che aveva per tanto tempo sostenuta la povera donna, non potette combattere la debolezza fisica e l’infermità. Ella ammalò. Si trascinò ancora una volta dal letto alla prigione, ma le fallì la forza a mezza via, e cadde al suolo priva di sensi. “E allora sì, furono messe alla prova la freddezza ostentata e l’indifferenza del giovane; il colpo inaspettato lo trasse poco meno che fuori di senno. Passò un giorno e la madre non venne; ne passò un altro ed un altro, e la madre non si faceva vedere; e fra sole ventiquattr’ore egli sarebbe stato separato da lei – forse per sempre. Oh! come lo assalsero, mentre andava su e giù nell’angusta prigione, i ricordi dei primi giorni, quei ricordi da tanto tempo cancellati! che amaro sentimento lo prese della propria solitudine, della desolazione sovrastante, quando la verità gli fu nota! Sua madre, la sola parente ch’egli avesse mai conosciuta, era ammalata – forse morente – ad un miglio dal posto dov’egli stava; se fosse stato sciolto e libero, pochi minuti gli sarebbero bastati per correre al fianco di lei. Si precipitò contro il cancello, e afferrando le sbarre di ferro con l’energia della disperazione, lo scosse terribilmente; si slanciò furiosamente contro la spessa muraglia come per forzare un passaggio attraverso la pietra; ma il solido fabbricato si rideva dei suoi deboli sforzi, ed egli strinse insieme le mani e pianse come un fanciullo. “Io stesso portai il perdono e la benedizione della madre al figliuolo prigioniero; e riportai al letto di lei la solenne promessa del pentimento e la fervente preghiera del perdono. Udii con profonda pietà i mille piccoli disegni che l’uomo pentito escogitava per conforto e sostegno di lei, quando un giorno sarebbe tornato; ma io sapevo bene che molto tempo prima ch’egli potesse raggiungere il suo luogo di destinazione, sua madre non sarebbe stata più di questo mondo. “Egli partì di notte. Poche settimane dopo, l’anima della povera donna prese il volo, come ardentemente spero e solennemente credo, ad un luogo di felicità eterna e di riposo. Compii il servizio funebre sulla spoglia mortale di lei. Ella riposa nel nostro piccolo cimitero. Nessuna pietra ne indica la sepoltura. I suoi dolori furono noti agli uomini, le sue virtù a Dio. “S’era concertato prima della partenza del condannato ch’egli avrebbe scritto alla madre subito che ne avesse ottenuto il permesso, e che la lettera l’avrebbe indirizzata a me. Il padre s’era recisamente negato a vedere il figlio fin dal primo momento dell’arresto; ed era per lui affatto indifferente se quegli fosse vivo o morto. Molti anni passarono senza che di lui si avessero notizie; e quando fu trascorso più che a mezzo il tempo della pena ed io non aveva ricevuto lettere, ne conchiusi ch’egli era morto, come in effetto ne nutrivo quasi la speranza.
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