Capitolo 2

858 Words
Capitolo 2 Sarebbero rimasti a lungo su quel pianeta azzurro di massa appena minore di quella del loro mondo e che aveva mari e continenti. Subito dopo l’immissione della cronoastronave in orbita standard, i cronoastronauti avevano lanciato i satelliti d’ispezione, per la mappatura e il rilevamento di eventuali forme biologiche. Analizzati i dati, avevano riscontrato vita animale entro gli oceani e i maggiori specchi d’acqua lacuali, ma non sulle terre emerse, pur essendo state notate vestigia d’una civiltà ormai estinta. La vegetazione sulla terraferma, ch’era in notevole parte desertica, andava dai muschi ai cespugli e agli arbusti e nell’acqua e sulla sua superficie passava dalle alghe alle ninfee: nessuna forma vegetale più complessa era presente su quel mondo. Gli esploratori scientifici vi erano discesi a bordo di dischi da sbarco che si muovevano secondo il principio dell'antigravità, sfruttando l'energia solare della stella più prossima e, di riserva, quella prodotta con la fusione nucleare nella cronoastronave e immagazzinata negli accumulatori delle navette. Ciascuna di queste aveva in dotazione standard quattro missili armati con bombe, due potenti disgregatrici e due a fusione termica, che non dovevano servire quali armi se non in casi estremi, ma per operazioni scientifiche, ad esempio per aprire un terreno a fini d’indagine geologica. Semmai, in caso d'ostilità di nativi o presenza di belve sui luoghi di sbarco, tutti peraltro assenti su questo pianeta, ogni disco poteva lanciare raggi che stordivano e paralizzavano temporaneamente. Quanto alla difesa personale, ciascun ricercatore portava una piccola ma efficace arma paralizzatrice individuale. Ognuno era dotato inoltre, per le più diverse necessità, d'un eclettico microelaboratore che, a seconda delle psicologie, o era stato impiantato chirurgicamente nel cerebro ed era attivabile col pensiero, oppure era tenuto in tasca o alla cintura e poteva essere acceso e usato con la parola. Ciascuno, infine, aveva indosso un piccolo contenitore con moscerini elettronici spia, attivabili a voce e utili per esplorazioni del territorio in quasi assoluta segretezza, apparendo essi come semplici insetti. Nell’oceano e in laghi del pianeta alieno gli astrobiologi avevano catturato numerosi esemplari vivi di varie specie acquatiche, immessi in due grandi vasche del sigaro, come familiarmente era detto il vascello cronocosmico, una d'acqua salata e l'altra d'acqua dolce. Piante acquatiche erano state inserite in quelle vasche ecologicamente. Gli storici e gli archeologi della spedizione s’erano concentrati sulle vestigia e su altri reperti della civiltà scomparsa situati attorno ed entro l’area di sbarco; s’erano osservate, fotografate e riprese iscrizioni su monumenti e lapidi, sulle pareti interne d’edifici e su manufatti. Sempre sulla terraferma s’erano raccolte strutture ossee di animali quadrupedi e bipedi di varia taglia e, di particolarissimo interesse, scheletri che ricordavano per forma e dimensione, con non forti dissomiglianze, quelle stesse degli scienziati: oltre che bipedi, bimani e binocoli e, data la posizione delle orbite, a visione stereoscopica. S’erano rinvenuti nelle strade rottami di automobili e in fatiscenti capannoni e su ampi spiazzi, che dovevano essere stati in un lontano passato aeroporti ed erano ormai coperti da intrichi di cespugli e muschi, carcasse d’aeroplani. In quelle che dovevano essere state le abitazioni della specie dominante s’erano raccolti piatti in maiolica, bicchieri di vetro, pentole in alluminio e altri utensili da cucina, nonché quanto restava di frigoriferi, lavatrici, radio e televisori. In certi edifici i ricercatori avevano ricuperato quaderni e libri, in parte con pagine ingiallite sottili e fragilissime e con scritte sbiadite quando non del tutto scomparse, in parte formati da fogli di miglior qualità che, grazie pure a inchiostri superiori, avevano sufficientemente resistito al tempo, pur soffrendo macchie e muffe, e presentavano scritture evidenti. Alcuni di quei reperti grafici consistevano in calcoli matematici. In un appartamento particolarmente degno d’attenzione era stato rinvenuto a terra un dipinto accanto a quanto restava d'un arrugginito chiodo ormai quasi del tutto in polvere, il quale doveva essersi distaccato dalla parete chi sa quando, portandosi dietro il quadro. L'ambiente doveva essere stato un tinello. Era stato ricuperato nello stesso locale anche un apparecchio audio con all’interno un disco fonico registrato, in buono stato. Accanto, stesi a terra, giacevano due scheletri, l’uno di adulto, ancor avvolto in panni ormai consunti a causa del tempo, e l’altro, senza vesti, d’un neonato o forse d’un feto. In quella che doveva essere stata una sala di proiezione, s’erano rinvenute bobine di pellicole, a un primo esame rovinate; però sulla nave, scorrendole con gran cautela, s’erano scoperti due tratti, in altrettanti rulli, ancora abbastanza in buono stato. Erano stati consegnati all’esperto di restauro videosonoro. I suoni dei film erano risultati nondimeno irrecuperabili, perché assolutamente danneggiato era il paio di piste, non ottiche ma magnetiche e dunque particolarmente deteriorabili, che si svolgeva lungo i due bordi d’ogni pellicola: il sonoro doveva essere stato stereofonico. In uno dei due tratti di pellicola, il meno danneggiato e ch’era stato restaurato per primo e passato a computer, gli studiosi avevano potuto osservare una strada con pedoni sui marciapiedi e uno scorrere non intenso di veicoli con motore a scoppio, di forme simili a quelle delle carcasse di auto e camion ritrovate. Restaurato anche il secondo tratto recuperabile di pellicola e trasferite a computer le immagini, s’era potuto vedere un campo vacanze estivo di gente nuda.
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