CAPITOLO XIV La notte di trecentocinquantaquattro ore e mezzo Nel momento in cui si manifestava questo improvviso fenomeno, il proiettile sfiorava il polo settentrionale della Luna ad una distanza inferiore ai cinquanta chilometri. Erano stati sufficienti pochi secondi per gettarlo nelle tenebre totali dello spazio: il passaggio era accaduto con tale rapidità, senza sfumature, senza digradare di luce, senza attenuazione di onde luminose, che l’astro sembrava essersi spento sotto l’effetto di un soffio gigantesco. «La Luna è scomparsa, si è fusa!», aveva esclamato Michel, esterrefatto. Infatti, più nulla appariva del disco sino a un attimo prima sfolgorante, non un riflesso, non un’ombra. L’oscurità totale era resa ancor più profonda dal brillare delle stelle: era il “nero” di cui s’i