Madera Se la corrente che li spingeva ora con grande celerità verso nord-nord-est si manteneva costante, gli aeronauti, dopo tante pericolose avventure passate in quei pochi giorni dacché erravano sopra l’immenso oceano, potevano ancora sperare di raggiungere le coste europee e di sfuggire alla grande corrente dei venti alisei, che scende lungo le coste africane, piegando verso le coste americane all'altezza del Tropico del Cancro. Con una rapida marcia di quarantotto ore e fors’anche meno potevano attraversare la distanza che li separava dal primo parallelo europeo, che taglia dritto le colonne d’Ercole o meglio lo Stretto di Gibilterra. Per un vascello, forse pure dotato d’una macchina a vapore di grande forza, sarebbe stata una pazzia quella speranza, ma con il loro aerostato, che proc
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