Non avea ancor finito la scarica che ne seguì una seconda, poi il legno da guerra avvolto in nembi di fumo, crepitante sotto la moschetteria che grandinava palle sul nemico reso impotente in mezzo a quella tempesta che sfasciava i deboli suoi legni, si mise a indietreggiare a tutta velocità portandosi fuori di un possibile abbordaggio a seicento metri più lontano. — Ah! miserabile! — urlava Sandokan rimasto illeso fra quell’uragano di scaglie. Patau e due uomini rovesciati dalla caduta del trinchetto e dal cannone a metà sprofondato sul castello schiantato, si rizzarono quasi subito. Il pezzo d’artiglieria, trascinato in mezzo al ponte solcato in mille guise dal ferro nemico, fu in batter d’occhio caricato e puntato. — Abbiamo da continuare la manovra? — domandò il Malese che si accinge