Chapter 4

1044 Words
Capitolo uno Emilia osservava attenta la sua immagine riflessa nello specchio: il vestito lungo fino ai piedi e leggermente scollato di un bel colore verde smeraldo, i suoi capelli color del miele d’acacia acconciati in una morbida crocchia, il suo viso pallido con una spruzzata di lentiggini sul naso. I suoi occhi verdi… Quegli occhi che ricevevano sempre molti, troppi complimenti, ma che lei vedeva spenti. Si passò un’ultima volta la mano sull’acconciatura, mentre Lorenzo la abbracciò da dietro all’improvviso, appoggiando il mento sulla sua spalla e guardando la sua immagine riflessa nello specchio. «Sei bellissima Mimi, se penso che siamo stati davvero innamorati, e ora invece…» Mimi, la chiamava così fin da piccoli, e a lei piaceva tanto quel vezzeggiativo. Si strinse anche lei in un abbraccio per stringere forte le mani di Lorenzo. «E ora invece… sei il mio migliore amico, e sono felice di questo.» Sorrisero entrambi. La loro era stata davvero una storia particolare: entrambi figli di genitori noti nel mondo del teatro e del cinema, avevano frequentato le stesse scuole private, avvicinandosi sempre di più, perché simili. Perché si capivano. Ma la verità sul loro rapporto era stata un’altra: ci avevano provato e si erano innamorati, ma Lorenzo nel suo cuore sentiva che qualcosa non andava. Fare l’amore con Emilia era dolce e tenero, ma non passionale. Non era attratto da lei, era più attratto dai ragazzi. Quando la baciava immaginava che ci fosse qualcun altro, e se ne vergognava molto. Si sentiva sporco e inadeguato. Come avrebbe potuto dire ai suoi genitori che era omosessuale? Non lo avrebbero mai accettato, e così, davanti a loro, fingeva. Ed Emilia nonostante non fosse d’accordo sul mantenere il segreto, lo assecondava. Gli voleva troppo bene, era come un fratello per lei. Lo aveva amato quello sì, ma in cuor suo sentiva che era tutta una farsa, e lo aveva capito. «Sarebbe tutto più facile se io… Se io stessi con te, ti amassi.» Emilia si scostò per girarsi verso di lui. Guardava quegli occhi neri e intensi. Quella bellezza delicata che non poteva lasciare alcun dubbio sulla sua natura. Gli accarezzò una guancia. Sapeva che stava soffrendo, che era in lotta con se stesso. «Non puoi cambiare quello che sei, Lori. Non c’è niente di più bello che esprimere il proprio essere. La libertà non ha prezzo, e tu lo sai bene.» Annuì. «Spesso penso a quando ci siamo conosciuti. Eravamo così spaesati a quell’evento. Figli di quattro attori famosi e invece di tirarcela un po’ ed essere raggianti, ne eravamo terrorizzati.» I loro genitori si erano conosciuti sul set di un film che approdò anche all’estero, e diventarono molto amici. Immaginavano i loro bei figli unici diventare adulti e sposarsi, un giorno. Non erano cattivi genitori, ma un po’ troppo spesso assenti per via del loro lavoro. Emilia e Lorenzo erano molto uniti, entrambi per nulla attirati dal seguire una carriera del genere. Un addetto alla sicurezza e una commessa in un negozio di antiquariato, con la passione nascosta per la scrittura: quanta curiosità attiravano nel mondo del lavoro. Molti si chiedevano perché si accontentavano di una vita mediocre quando avrebbero potuto avere tutto, e lo sapevano dai loro sguardi. Ma per loro invece era la vita migliore, quella che si erano guadagnati da soli senza l’aiuto di nessuno. Lorenzo dopo il liceo decise di seguire la strada della sicurezza, e anche per quello la sua omosessualità gli stava stretta, tanto da nasconderla. Si sentiva meno uomo. Emilia invece aveva cominciato a pubblicare i suoi primi racconti, ma scriveva sotto pseudonimo: non voleva far capire alla sua famiglia che ci teneva moto a quella sua passione, voleva raggiungere i suoi obbiettivi solo se lo meritava davvero, e non perché figlia di attori famosi. Lorenzo la pensava esattamente come lei. «Forza, adesso dobbiamo andare. Abbiamo promesso.» Emilia sbuffò, ma ormai erano vestiti di tutto punto. «Queste serate di beneficenza mi sanno di…» «Lo so Mimi, di fasullo. Ma che ci vuoi fare? I nostri genitori sono testimonial di questa campagna, e in fondo ci hanno solo chiesto di partecipare, tutto qui. E poi siamo bellissimi vestiti così eleganti!» Le strizzò l’occhio complice. «D’accordo, ma prima di andare devo fare una cosa.» E Lorenzo non ci mise molto a capire. Emilia viveva da sola da circa sei mesi in una piccola palazzina del centro storico di Genova. Il piccolo appartamento che aveva affittato al pian terreno aveva abbinata una cantina molto spaziosa. Qualsiasi persona con un po’ di buon senso la avrebbe utilizzata per tenerci oggetti e cose ingombranti, ma non lei. E infatti, quando scesero vestiti di tutto punto, ed entrarono, Lorenzo non si stupì di certo nel vedere un anziano senzatetto con tanto di cani al seguito e cucciolata. Non poté comunque non riservarle un’occhiataccia. Come per dire: “Non ti sembra di esagerare adesso?” Emilia ovviamente lo ignorò. «Come ti senti Carlo? E i cuccioli?» «Molto meglio Emilia, e anche loro. Grazie ancora, io non so davvero…» E cominciò a piangere. A Lorenzo si strinse il cuore. Emilia si avvicinò all’uomo, con il suo bel vestito, per niente preoccupata o infastidita dall’odore sgradevole emanato da lui, e gli posò una mano sulla spalla. «Non ho fatto niente. Un po’ di cibo e un posto dove poter dormire fino a quando non troveremo una soluzione per te e i tuoi cani.» Aveva creato un ambiente davvero confortevole con coperte adibite a cuccia per poter permettere alla cagnolina di poter partorire. E una brandina che permettesse a quell’uomo un minimo di dignità. «Vedo che avete mangiato tutto. Domattina ti porto della focaccia calda e del latte. Se durante la notte dovessi avere ancora sete o fame non esitare a prendere quelle scatolette e l’acqua sugli scaffali. Ah, dimenticavo: Carlo, lui è Lorenzo, il mio migliore amico.» I due si salutarono timidi. Quando uscirono e si chiusero la porta alle spalle Lorenzo guardò Emilia negli occhi. «Comincia a fare freddo la notte, e lui… i suoi cani… poi la femmina stava per partorire. Non poteva farlo per strada, ti pare? A giorni chiamerò la veterinaria del canile e le chiederò di visitare i cuccioli, poi vedrò di trovare loro una famiglia. Tutto qui» sibilò Emilia alzando un po’ le spalle. «Certo, tutto qui…» rispose Lorenzo con un sorriso divertito. E intanto pensò all’uomo che un giorno l’avrebbe amata. A quanto sarà fortunato.
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