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2014 Words
1 Rivelazioni Il furgone si fermò all’interno del garage mentre il portone si richiudeva, impedendo così ai raggi del sole di entrare. Le due ante posteriori si aprirono violentemente e Dimitri saltò giù dal veicolo con Rei in braccio per poi correre in casa insieme a Hells. Maverick tirò un sospiro di sollievo, staccando finalmente le mani dal volante. Da quando erano partiti dalla Carolina, aveva guidato senza mai fermarsi. Si passò una mano tra i capelli, talmente sudati che da ritti come al solito si erano afflosciati sulla sua fronte. Sul retro, Luna guardò il pianale del furgone. Dove prima giaceva Rei, c’era un’ampia macchia rossa. “Cos’è successo?” chiese senza staccare gli occhi dal sangue. Non avevano parlato granché durante il viaggio, erano tutti troppo tesi e nervosi. AJ si si lisciò i baffetti con fare stanco. “Quando siamo arrivati era già così. Ho fatto sprofondare Barry per dare il tempo a Hells e Dimitri di liberarlo e portarlo in salvo.” Excell, Luna e Kiri lo guardarono impazienti di conoscere il resto e il cowboy sospirò di nuovo. “Ne ho visti di criminali sadici, ma quel demone… è un vero mostro. Mi chiedo come sia possibile che Rei sia ancora vivo dopo quello che gli ha fatto.” Rientrarono silenziosamente in casa, ognuno perso nei propri pensieri. AJ andò a lavarsi le mani ancora insanguinate e a cambiarsi i vestiti sporchi. Già che c’era, ne approfittò per farsi una doccia. “Sono sfinita!” sospirò Excell lasciandosi ricadere sul divano. Maverick si sedette su una poltrona e Luna lo abbracciò, accomodandosi sulle sue ginocchia. Kiri si distese sull’altro divano e chiuse gli occhi. Nonostante la stanchezza, sembrava che nessuno volesse andare a dormire, almeno fino a quando non avessero avuto notizie sulle condizioni del vampiro La porta del salotto si aprì di colpo e tutti si voltarono in quella direzione, sperando di veder entrare Hells o Dimitri, ma fu AJ a fare il suo ingresso. I lunghi capelli bagnati gli aderivano al viso e a quella vista Excell si alzò a sedere. Se proprio dovevano aspettare, tanto valeva prendersela comoda. “Vado a farmi una doccia.” annunciò prima di uscire dalla stanza. Il cowboy si accomodò sulla poltrona vicina a quella di Maverick, gli occhi fissi su un punto imprecisato della stanza. “Ora capisco come possano andare così d’accordo la divina Hells e Rei.” mormorò interrompendo il silenzio protratto. “Perché è completamente matta?” ribatté Luna cercando di smorzare la tensione, ma il ragazzo sorrise. “No, perché sono identici.” La cacciatrice voltò lentamente il capo e gli riservò un’occhiata scettica. “Certo, come il miele e l’acido muriatico!” “Dico sul serio! Dovevate vederla mentre ci aprivamo la strada verso la sala di Barry, incuteva paura perfino a me e Dimitri!” Luna abbassò lo sguardo. L’immagine del demone che veniva fatto a pezzi dal potere di Hells riapparve nella sua mente. Conosceva la mezzosangue da anni, ma non aveva mai visto quel lato di lei. Era quello il suo vero aspetto? La ragazza spensierata e ilare era solo una maschera? Oppure qualcosa l’aveva trasformata in quel mostro sanguinario? Dimitri richiuse la porta della camera di Rei e si passò una mano tra i capelli scompigliati. Avevano impiegato due ore per ripulire e fasciare ogni ferita, Barry aveva infierito coi coltelli su tutto il suo corpo, con un interesse particolare per la spalla. Era evidente che conoscesse il suo punto debole. Chissà, forse era lui stesso l’autore di quella ferita. Era un miracolo che fosse sopravvissuto, evidentemente il demone aveva intenzione di prolungare le sue sofferenze, o avrebbe usato molto più sangue nero. Non aveva ancora dato alcun segno di vita, non aveva nemmeno ripeso a respirare, cosa irrilevante per un vampiro normale, ma lui l’aveva sempre fatto, anche quando era incosciente. Eppure Hells sosteneva che fosse fuori pericolo. Sospirò con fare stanco, dopodiché fece per dirigersi verso il bagno. “Dimitri!” La voce di Excell lo trattenne dall’afferrare la maniglia. Si voltò verso di lei e la mezzosangue gli prese le mani tra le sue. “Come sta?” domandò ansiosa. “È fuori pericolo, o almeno è quello che ha detto Hells.” A quelle parole, le spalle della ragazza si rilassarono e un sospiro sereno sfuggì alle sue labbra. “Meno male.” mormorò sollevata. “Vado a darmi una lavata, tu avvisa pure gli altri.” Excell annuì e, dopo essersi messa in punta di piedi per dargli un bacio, corse in salotto a dare la buona notizia agli altri, mentre il demone si richiudeva finalmente la porta del bagno alle spalle. Un pugno al volto. “Dimmi!” Uno all’addome. “Dov’è!” Uno al fianco. “Kefka!” Rei sentì le costole frantumarsi per la quinta volta, il suo corpo non riusciva neanche più a rigenerarsi, ciononostante rimase in silenzio, ancora una volta. Barry strinse i pugni dalla rabbia, prima di sfilare il coltello dalla sua gamba e piantarglielo nella mano. “Perché sei qui?” Rigirò il pugnale crudelmente, ma l’unica cosa che ottenne fu lo sguardo carico d’odio del vampiro. “Se avessi voluto assassinarmi saresti venuto da solo, quindi perché sei qui?!” ripeté prima di inchiodargli anche l’altra mano. “Chi sono quei sette che erano con te?” “Smetteresti di torturarmi se rispondessi alle tue domande?” sibilò Rei a denti stretti. “Certo che no!” rispose il demone con un sorriso. “E allora perché darti soddisfazione?” ribatté il vampiro con un sorrisetto. Barry rise divertito, ma questo non lo trattenne dallo sfilare il coltello dal suo costato e piantarglielo nella spalla. Rei emise un lamento prolungato, non aveva nemmeno più la forza di urlare. “Toglimi una curiosità.” riprese il demone dopo qualche secondo, sfilando di nuovo il pugnale. “Che legame c’è tra te quella ragazza?” Il vampiro ebbe un sussulto a quelle parole, ma lottò con se stesso per non darlo a vedere. “Sembrava quella più preoccupata per te.” continuò Barry lanciando in aria il coltello. “Non rispondi neanche a questo? Forse dovrei chiederlo a lei.” Rei ringhiò rabbioso e il demone sorrise soddisfatto, prima di colpirlo di nuovo con uno dei suoi pugni devastanti. “Ecco lo sguardo che aspettavo.” esclamò afferrandolo per i capelli e sollevandogli il volto con forza. “Lo sguardo che ricordo, quell’odio impotente di chi è condannato.” Osservò il vampiro negli occhi per diversi secondi, infine lasciò la presa sui suoi capelli, mentre il sorriso svaniva dalle sue labbra nere. “Te lo chiedo di nuovo.” Affondò ancora una volta la lama nella spalla del vampiro e la rigirò crudelmente. “Dov’è Kefka?” Hells accarezzò il volto pallido di Rei. Non aveva ancora dato alcun segno di miglioramento, nonostante le numerose sacche di sangue che gli aveva fatto bere, ma si sarebbe ripreso. Ne era sicura. Si sarebbe ripreso come le altre volte. Abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, cercando di impedire alle lacrime di sfuggire alle sue ciglia. Non era come le altre volte. Dimitri aveva rischiato di ucciderlo prima nella grotta di ghiaccio e poi quando si era tolto i sigilli, aveva combattuto contro il golem incandescente e per poco non aveva perso il controllo del suo potere, ma non si poteva nemmeno paragonare a quello che era successo la notte precedente. Barry non voleva solo ucciderlo, voleva farlo soffrire indicibilmente. Aveva rischiato di perderlo quando stava per salire su quella maledetta nave, ma il dolore che aveva provato quando l’aveva visto incatenato al muro… Strinse con forza la sua mano fasciata, consapevole che gli avrebbe solo causato altro dolore, ma aveva bisogno di sentirlo vicino a sé. E poi lo sentì. Un respiro. Due. Tre. Portò una mano alla bocca, incredula. Rei aveva ripreso a respirare. Un sorriso si fece finalmente largo sul suo volto stanco, mentre le lacrime scorrevano libere sulle sue guance. Dimitri riaprì lentamente gli occhi. Excell dormiva al suo fianco, sfinita sia fisicamente che mentalmente. Voltò il capo in direzione della sveglia sul comodino. Erano quasi le otto di mattina. Solitamente a quell’ora erano entrambi svegli, ma dubitava che la mezzosangue si sarebbe alzata di lì a breve. Dal canto suo, nonostante la stanchezza, il suo sonno non era stato liberatorio come aveva sperato. Dyuk. Quell’unica parola aveva continuato a vorticare nella sua mente per tutto il tempo, impedendogli di riposare. Perché non riusciva a togliersela dalla testa? Sgusciò fuori dalle lenzuola e Excell si lamentò nel sonno. La baciò con un sorriso, infine indossò degli abiti comodi e uscì dalla camera. La villa era immersa nel più profondo silenzio, segno che nessun altro era sveglio oltre a lui. Si diresse in cucina e aprì istintivamente la porta del frigo. Il suo stomaco gli ricordò che era dal giorno prima che non metteva niente sotto i denti, perciò afferrò la confezione di pane da tramezzini e il vasetto di burro di arachidi. Posizionò la caraffa sotto l’erogatore della macchina del caffè e si lasciò ricadere stancamente sulla sedia. Dovette riempirsi la tazza per ben due volte prima di sgomberare finalmente la mente. Stava spalmando il burro con minuziosità, quando il telefono cominciò a suonare all’improvviso. Lanciò in aria pane e coltello dallo spavento e, com’era prevedibile, la fetta cadde sul pavimento dalla parte della farcitura. Imprecò tra sé e sé mentre con una mano raccoglieva la sua colazione sprecata e con l’altra portava il cellulare all’orecchio. “Siete riusciti a recuperare l’Arcana?” Il demone sgranò gli occhi dorati, riconoscendo la voce dall’altra parte. “Maestro!” esclamò sorpreso. L’uomo ridacchiò sommessamente. “È un brutto momento?” “No, no, anzi, stavo facendo colazione!” lo rassicurò prima di tornare a sedersi. Aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano andati nella base di Barry e, ora che ci ripensava, non avevano nemmeno visto la reliquia. “In realtà… non è andata molto bene…” mormorò abbassando lo sguardo. “Oh, mi dispiace. Cos’è successo?” “I demoni erano più forti di quanto immaginassimo e…” “E?” lo incitò l’uomo dall’altra parte, confuso dal suo silenzio protratto. “Il loro capo aveva un conto in sospeso con Rei. Siamo vivi per miracolo.” “Capisco.” mormorò il monaco, pensieroso. “Maestro, posso farle una domanda?” “Dimmi pure, Dimitri.” Il demone fissò la tazza di fronte a lui, ma era come se non la vedesse. “Le dice niente il nome Dyuk?” “Dyuk?” ripeté l’uomo, confuso. “Non mi fa venire in mente niente di particolare, perché?” Dimitri impiegò qualche secondo prima di rispondere, in realtà non ne era sicuro nemmeno lui. “Credo… che il demone mi abbia chiamato così, ma non so perché. Per caso ha qualche significato particolare nella loro lingua?” “Così, su due piedi, non mi pare. Potrebbe essere un acronimo, o un abbreviativo. Dovresti chiedere a Rei, conosce la lingua dei demoni meglio di chiunque altro. A proposito, come sta?” “Non si è ancora svegliato, ma Hells dice che se la caverà.” “Cercherò informazioni su questo Dyuk.” sentenziò il monaco dopo un silenzio prolungato da entrambe le parti. “Se scopro qualcosa, sarai il primo a saperlo.” “La ringrazio, Maestro.” mormorò il demone, pensieroso. “Pregherò per voi.” Dimitri interruppe la chiamata e rimase a fissare il vuoto per diversi secondi, come se stesse ancora rimuginando sull’intera faccenda, infine agguantò di nuovo il vasetto di burro di arachidi e si preparò finalmente la colazione. Quando riaprì gli occhi, si stupì di essere ancora vivo, ma la sorpresa più grande fu quando si rese conto di essere sul letto della sua camera. Il dolore gli annebbiava i sensi, ma almeno era sicuro di non star sognando. Era davvero lì. “Rei!” Non riuscì nemmeno a voltare il capo. Hells lo abbracciò di slancio e il vampiro si lasciò sfuggire un gemito.
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