FERN Il dolore mi percorse le membra e gridai. Qualcuno stava imprecando, un suono gutturale più simile a un ringhio che a una voce. «Dannata neve…» L’aria fredda mi soffiò sul corpo, e mi raggomitolai su me stessa. «No, no» ordinò la voce burbera. Delle grandi mani afferrarono le mie e presero a sfregarle. Lentamente, le mie dita si distesero. Gemetti per il dolore formicolante. «Hai ancora sensibilità agli arti. Buon segno. No, non oppormi resistenza: adesso sei al sicuro.» Cercai di parlare, ma improvvisamente cominciai a battere i denti. Un secondo dopo, l’uomo mi infilò in una sorta di buco caldo. A poco a poco, i brividi mi abbandonarono. Cercai nuovamente di pronunciare un nome, ma non uscì alcun suono dalla mia bocca. «Tranquilla. Adesso riposa, colombella.» Appoggiai la tes