07 | (ᴘʀɪᴍᴀ ᴘᴀʀᴛᴇ) ᴛᴜᴛᴛᴏ è ɪɴɪᴢɪᴀᴛᴏ ǫᴜᴀɴᴅᴏ...

1386 Words
«Qualcuno può ripetermi dall'inizio quello che è successo?» ci chiede l'agente più alto. Iniziamo a parlare tutti contemporaneamente, ma lui alza una mano per zittirci. «Uno alla volta» dice. Poi mi indica. «Prima le ragazze.» Faccio un respiro profondo, poi inizio a raccontare. «Allora... Tutto è iniziato quando mi è arrivato un messaggio mentre ero nella mia stanza ad annoiarmi-» «E questo cosa c'entra?» Mi guarda confuso l'agente. Alzo gli occhi al cielo. «Mi ha chiesto di raccontare tutto dall'inizio, ora per favore non mi interrompa e mi lasci raccontare.» «Okay...» Tre ore prima... Guardo sempre più disgustata le pareti della mia camera, valutando seriamente l'idea di comprarmi della pittura e colorare le pareti da sola. Mi lascio cadere a peso morto sui tanti cuscini presenti sul mio letto, annoiandomi a morte. Sento il suono del mio cellulare, segno che mi è arrivato un messaggio. Allungo una mano sul comodino e afferro il telefono, ma quando vedo il messaggio aggrotto le sopracciglia, confusa. ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ɪᴠʏ, ɪɴᴅᴏᴠɪɴᴀ ᴜɴ ᴘᴏ' ᴄʜɪ ʜᴀ ᴘʀᴏᴘᴏsᴛᴏ ᴜɴᴀ sᴇʀᴀᴛᴀ ᴛʀᴀ ᴀᴍɪᴄɪ ᴅɪᴄᴇɴᴅᴏ ᴄʜᴇ ᴀᴠʀᴇʙʙᴇʀᴏ ᴏғғᴇʀᴛᴏ ʟᴏʀᴏ ʟ'ᴀʟᴄᴏʟ? Sorrido, capendo subito di chi si tratta. ɪᴠʏ: ᴏʜ, ɴᴏɴ sᴀᴘʀᴇɪ... ᴘᴇʀ ᴄᴀsᴏ ᴅᴜᴇ ʀᴀɢᴀᴢᴢɪ ᴄʜᴇ sɪ ᴄʜɪᴀᴍᴀɴᴏ ᴛʜᴇᴏ ᴇ ʀᴏʙ? ɪᴠʏ: ᴇ ᴘᴏɪ... ᴄᴏᴍᴇ ᴅɪᴀᴠᴏʟᴏ ʜᴀɪ ᴀᴠᴜᴛᴏ ɪʟ ᴍɪᴏ ɴᴜᴍᴇʀᴏ? ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ʜᴏ ᴄʜɪᴇsᴛᴏ ᴀ ᴍᴀx ᴅɪ ᴄʜɪᴇᴅᴇʀᴇ ᴀ ᴊᴀx. ɪᴠʏ: ᴄᴀᴘɪᴛᴏ. ᴍᴀ ɪɴ ᴜɴᴀ sᴇʀᴀᴛᴀ ᴛʀᴀ ᴀᴍɪᴄɪ, ᴄʜᴇ ᴄᴀᴠᴏʟᴏ ᴄᴇɴᴛʀᴏ? ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ᴛᴇ ʟ'ᴀᴠᴇᴠᴏ ᴅᴇᴛᴛᴏ ᴄʜᴇ sɪ sᴀʀᴇʙʙᴇʀᴏ ᴠᴇɴᴅɪᴄᴀᴛɪ, ɴᴏ? ᴇ ᴘᴏɪ, ᴛᴜ ᴇ ᴊᴀx ᴀᴠᴇᴛᴇ ғᴀᴛᴛᴏ ᴄᴏʟᴘᴏ. ɪ ᴍɪᴇɪ ᴀᴍɪᴄɪ ᴠɪ ᴀᴅᴏʀᴀɴᴏ. ᴅɪᴄᴏɴᴏ ᴄʜᴇ sɪᴇᴛᴇ sɪᴍᴘᴀᴛɪᴄɪ. ɪᴠʏ: ᴀᴅᴏʀᴀɴᴏ? ᴅɪᴄᴏɴᴏ? ᴘᴇʀᴄʜé, ᴛᴜ ɴᴏɴ ᴘᴇɴsɪ ʟᴇ sᴛᴇssᴇ ᴄᴏsᴇ? ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ɴᴀʜ. ɪᴠʏ: ʜᴀɪ ғᴇʀɪᴛᴏ ɪ ᴍɪᴇɪ sᴇɴᴛɪᴍᴇɴᴛɪ. ʜᴀɪ sᴇɴᴛɪᴛᴏ ɪʟ ᴄʀᴀᴄᴋ ᴅᴇʟ ᴍɪᴏ ᴄᴜᴏʀᴇ? ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ᴍᴀ sᴍᴇᴛᴛɪʟᴀ. sᴀɪ ɢɪà ᴄʜᴇ sᴇɪ ʟᴀ ᴍɪᴀ ᴠɪᴄɪɴᴀ ᴘʀᴇғᴇʀɪᴛᴀ. ɪᴠʏ: ᴇʜ, ɢʀᴀᴢɪᴇ. ʟᴀ ᴄᴀsᴀ ᴅᴀʟʟ'ᴀʟᴛʀᴏ ʟᴀᴛᴏ è ᴅɪsᴀʙɪᴛᴀᴛᴀ. ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ᴅᴇᴛᴛᴀɢʟɪ. ᴄɪ sᴀʀᴀɪ? ɪᴠʏ: ᴄɪ sᴀʀò. ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ʙᴇɴᴇ. ᴠɪᴇɴɪ ᴅᴀᴠᴀɴᴛɪ ᴄᴀsᴀ ᴍɪᴀ ᴀʟʟᴇ ɴᴏᴠᴇ. ɪᴠʏ: ғɪɴᴏ ᴀ ᴄᴀsᴀ ᴛᴜᴀ? ʜᴀɪ ɪᴅᴇᴀ ᴅɪ ǫᴜᴀɴᴛᴀ sᴛʀᴀᴅᴀ ᴅᴇᴠᴏ ғᴀʀᴇ? ɴᴜᴍᴇʀᴏ sᴄᴏɴᴏsᴄɪᴜᴛᴏ: ᴍᴀ sᴍᴇᴛᴛɪʟᴀ. Salvo il suo numero e inizio a prepararmi. Non ho la minima idea di cosa aspettarmi da questa serata. Momenti imbarazzanti? Loro che rimorchiano altre ragazze ed io da sola ad ubriacarmi? Jax che fa battute pessime a Max? Max che apprezza le battute pessime di Jax? Due ore prima... Mi sistemo bene sul sedile dell'auto di Andrew, e lui mi dà una veloce occhiata. «Davvero ti sei messa dei pantaloncini per andare a ballare? Sul serio?» «Ascolta un po'. Innanzitutto ho meno possibilità di attirare ragazzi che non hanno buone intenzioni, e poi, quando metterò un vestito o una gonna, sarà solo perché sto uscendo con l'uomo della mia vita.» «Perché non metterlo direttamente al matrimonio?» chiede, sarcastico. «Buona idea» ribatto. Un'ora e mezza prima... Mi avvicino al bancone e aspetto che il barman mi noti, così che io possa ordinare qualcosa di alcolico. «Cosa ti porto?» «Un s*x on the beach» dico. Un ragazzo mi si avvicina, passandosi la lingua sulle labbra. «E cosi ti piacciono le spiagge per, sai, fare quello.» Alzo gli occhi al cielo. «Ma che hai capito? Ho detto s*x on the bitch.» Lui spalanca gli occhi. «Che?» Lo guardo con sufficienza. «Mi piacciono le ragazze.» Mi guarda ancora più scioccato. «Non può essere.» Lo guardo male. «Adesso non posso amare una persona solo perché non è del sesso opposto al mio?» dico, cercando di rimanere seria e non scoppiargli a ridere in faccia. Il poverino è bianco come un lenzuolo. «No, io non-» Non lo lascio finire di parlare. «Sei pure omofobo? Ma spiegami ti cambia qualcosa se amo una ragazza?» Giuro, nonostante sia così pallido da farmi preoccupare per la sua salute, mi sto divertendo un mondo a prenderlo in giro. Il barman mi porta il cocktail, e il ragazzo sconosciuto spalanca gli occhi. «Avevo capito bene.» Tira un sospiro di sollievo. «Mi sembrava strano che anche la quinta ragazza con cui ci provavo stasera fosse lesbica.» Lo guardo seria. «Avrai anche sentito bene, ma a me piacciono lo stesso le ragazze.» Prendo il mio cocktail e torno dai miei amici. «Ragazzi, questa serata è un mortorio. Ci vorrebbe più movimento.» Jax alza un sopracciglio. «Un po' di movimento dici?» E dalla sua voce si capisce che è piuttosto andato. Afferra la bottiglia di tequila già a metà e se la scola tutta, dopodiché si alza in piedi. «Bene, movimentiamo questa serata» dice. Ed ecco che è il mio turno sbiancare. Un'ora prima... «Gamba sinistra avanti, gamba destra avanti, tutto questo ovviamente sculettando. Poi occhiolino al pubblico, baci volanti e posa per le foto! Ecco come si cammina durante una sfilata!» Mentre Jax parla fa tutti i movimenti. È in piedi sul bancone del bar, e accanto a lui c'è Max. Entrambi ai piedi hanno dei tacchi a spillo, chiesti in prestito a due cameriere, che stanno applaudendo alla loro performance. Guardo scioccata la scena che ho davanti. Non credevo che per movimentiamo questa serata Jax intendesse questo. Ma a quanto pare gran parte delle persone lo sta ascoltando; qualcuno addirittura applaude. Qualcuno si avvicina a me, e quando mi giro noto che si tratta di Andrew. Mi porge la sua bottiglia di birra, ma io rifiuto. «Non pensavo che la situazione degenerasse così in fretta» dice, ancora in piedi. Sorrido. «Parli di Jax. Quel ragazzo riuscirebbe a coinvolgere anche la persona più timida dell'universo, quindi figuriamoci un gruppo di persone annoiate o ubriache.» Mi giro a guardare il mio migliore amico. «E poi... Jax con l'alcol è come una mentos nella coca-cola; può accadere solo una cosa: un'esplosione.» Fissiamo i nostri rispettivi migliori amici in silenzio, fino a quando non noto una cosa. «Mio Dio, quei due sanno camminare sui tacchi meglio di me.» Andrew beve un sorso di birra, poi sposta il suo sguardo da Max a me. «Beh, non è poi così difficile come lo fate sembrare voi ragazze. Certo, dopo un po' i piedi fanno male, ma-» Si interrompe di colpo, come se non avesse dovuto dire quello che ha appena detto. Spalanco la bocca, divertita. «Aspetta, aspetta, aspetta. Tu... tu hai camminato su dei tacchi?» La sua espressione imbarazzata dice tutto. «In mia discolpa posso dire che è successo solo perché avevo perso una scommessa.» «Certo» ribatto, ironica. Fa per ribattere qualcosa, ma il nostro discorso viene interrotto da una scena che accade a pochi metri da noi. Theo è stato spostato di peso lontano dalla ragazza con cui stava ballando da un ragazzo, anzi, meglio dire da un armadio a quattro ante, che, tra l'altro, gli ha appena tirato un pugno sul naso. Faccio per avvicinarmi a loro, ma una mano si posa sul mio braccio. «Non avevi detto che volevi un po' di movimento?» «La prossima volta chiudimi la bocca. In qualsiasi modo.» Poi io e Andrew ci avviciniamo al luogo del delitto, anche perché Theo è steso a terra e non si muove, e considerato che un braccio del colosso è grande quanto le mie due cosce messe assieme, temo davvero che l'amico del mio vicino sia morto. Io mi avvicino a lui, provando a fargli riprendere i sensi, mentre Andrew sta andando dal colosso. Prevedo già una tragedia. Se Shakespeare fosse qui, avrebbe senz'altro del materiale su cui lavorare. Gli amici del colosso vanno in suo soccorso, e stessa cosa fanno Sam e Rob con Andrew. Inizia così una rissa vera e propria, che si ferma momentaneamente quando si sente il suono delle sirene della polizia. Oh no. Ma Jax, con il suo tacco a spillo, colpisce in mezzo alle gambe uno degli amici del gigante, mettendolo fuori uso per, beh, credo tutta la vita. Ed è così che ricomincia la rissa. Ed io non so se stimare Jackson o tirargli una botta in testa. Il rumore delle sirene cessa e poco dopo degli agenti entrano nel locale, venendo verso di noi. Dividono i ragazzi e nel frattempo io riesco a far riprendere conoscenza a Theo. Con un fazzoletto gli pulisco il sangue che gli è colato fin sotto al mento. Poi ne prendo uno pulito e glielo metto sotto al naso per evitare che si sporchi nuovamente. Un poliziotto basso con dei baffi ridicoli ci guarda tutti male. «Ora verrete tutti in centrale con noi.»
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