Alla fine Jax non si è dato per vinto. Ha tirato fuori il Monopoli e ci ha obbligati a giocare. All'inizio Andrew e Max non ne sembravano entusiasti, ma il mio migliore amico sa essere molto persuasivo.
Soprattutto quando prende le chiavi di casa e le nasconde, così non possiamo scappare.
È il nostro gioco preferito, perché puntualmente lui dice che mi batterà, anche se alla fine a vincere sono sempre io.
A Monopoli sono molto, forse anche troppo, competitiva. E stasera non sono da meno.
Sono quasi due ore che giochiamo, ed io possiedo tutti i lati del tabellone. L'unico che è rimasto ancora in gioco è proprio il mio migliore amico, che però presto finirà in banca rotta, dato che è capitato su "Parco della Vittoria" dove ho pure un albergo.
Guardo Jax sorridendo e allungo il braccio verso di lui, con la mano aperta e il palmo rivolto verso l'alto. «Sei spacciato.»
Lui sbuffa, prende i suoi restanti soldi e me li lancia contro. «Sei contenta, stronza?»
Non rispondo e mi metto a contare i soldi. «Non sono abbastanza.»
Max scoppia a ridere guardando la mia faccia. «Sei sadica.»
Ghigno. «Lo so.»
Andrew non sorride nemmeno, anzi, in realtà sembra ancora piuttosto incazzato. Il punto è che non so se la causa è la nostra conversazione sul balcone o il fatto che è stato il primo ad uscire dal gioco.
Diciamo che mi sono impegnata, con lui.
Il mio migliore amico spalanca la bocca. «Fai sul serio? Io ti ho ospitato, ti ho dato il mio cibo, ti sei messa sul mio letto, ti sei presa tutti i miei soldi e mi vieni a dire che non è abbastanza?» Alza le braccia al cielo. «Vuoi anche le mie mutande già che ci sei?»
Mi porto una mano sul mento e faccio finta di riflettere. «Non so se mi potrebbero andare. Che taglia porti?» Scoppio a ridere.
Il mio migliore amico prende un cuscino dal divano e me lo lancia addosso, prendendomi in faccia. «Migliore amica ingrata.»
Lo guardo male. «Guarda che p**o io Netflix per entrambi.»
Lui alza gli occhi al cielo. «Ti ricordo che i caffè prima delle lezioni li offro io.»
«Ti ricordo che...»
Ad interrompermi è Max. «Ma voi due fate qualcosa separati o vivete in simbiosi?»
Jackson alza un sopracciglio nella sua direzione. «Tesoro, non mi pare che Ivy fosse con noi l'altra sera, quando eravamo in camera tua...»
Max sorride, malizioso. «E che serata...»
Andrew si schiarisce la voce. «Vi dispiace? Io sarei qui.»
Il suo migliore amico sbuffa. «Ma cosa vuoi? Non è che sei in astinenza. Ti ricordo che mi dici tutto, comprese le avventure con la tua segretaria.»
Li guardo confusa. «Da quando i professori hanno le segretarie?»
Andrew mi fissa. «Non sono solo un insegnante. Faccio anche lo psicologo. Insegnare è solo una cosa in più.»
Lo guardo male. «Spero per te che tutte quelle domande che mi hai fatto sul come stessi non erano per psicanalizzarmi.»
Max risponde al posto suo. «Tranquilla, tende a psicanalizzare tutti.»
Guardo malissimo Andrew, che ora mi guarda colpevole.
Ci mancava un altro psicologo.
Non sono bastati i due precedenti da cui sono andata da adolescente? Ora devo averne uno come vicino che fa il suo lavoro gratis?
Jackson si siede al mio fianco e mi appoggia la testa sulla spalla, abbracciandomi. «Ivy, ti ricordo che non puoi picchiarlo. Hai già tre denunce per aggressione.»
Sbuffo. «In realtà solo una. Ti ricordo che il ragazzo che ho picchiato col tacco ha ritirato la denuncia, mentre l'ultima volta ti ricordo che non ho colpito nessuno, e che è solo grazie a me e alla mia simpatia se ci hanno rilasciato tranquillamente.»
«E non ti sembra di essere finita un po' troppe volte in centrale perché eri sempre in mezzo alla rissa?»
Abbasso lo sguardo per guardarlo negli occhi. «Ti ricordo che tutte le volte tu eri con me.» Poi lancio uno sguardo ad Andrew. «E comunque non volevo picchiarlo.»
Jax alza la testa e mi fissa, serio in volto. «Ivy, avevi quell'espressione.»
Aggrotto le sopracciglia, confusa. «Quale espressione?»
«Quella da serial killer.»
Lo spingo lontano da me, mentre si mette a ridere.
«Ti prendo a sprangate sui denti.»
Max si schiarisce la voce. «Ivy, se proprio vuoi far fuori qualcuno assicurati che non ci siano testimoni.»
Faccio il sorriso da psicopatica. «Guarda che posso uccidere anche te, obbligare Andrew a nascondere i vostri cadaveri e minacciarlo dicendo che non deve dire niente a nessuno perché so dove abita e sono una ragazza rancorosa.»
Andrew alza un sopracciglio. «Perché non te li nascondi da sola i corpi?»
«Devo davvero spiegartelo?» Alzo la mano destra. «Uno» dico, alzando il pollice, «non ho abbastanza muscoli per trascinare questi due.»
«Diciamo che non ne hai proprio, di muscoli» ribatte Jackson.
Lo ignoro e vado avanti. «Due,» alzo anche l'indice, «sono una persona pigra e tre,» alzo il medio, «ho bisogno di un capro espiatorio.»
«Probabilmente ti guardi troppi polizieschi» ribatte Andrew.
Il mio migliore amico scuote la testa. «Veramente adora gli horror. Sa alla perfezione come perseguitare una persona, entrare in casa sua, ucciderla, nascondere il cadavere, cancellare le eventuali tracce e passarla liscia.»
Max è sconvolto. «Vuoi conoscere un'esorcista? C'è la cugina di un mio amico che ha preso la licenza online... Sai, ha fatto pratica su una bambina, quindi ormai è esperta.»
Ora sono io ad essere sconvolta. «Da chi era posseduta la bambina, per aver spinto una povera ragazza ad esorcizzarla?»
Andrew mi fissa male. «Sul serio la tua domanda riguarda la bambina e non la ragazza?»
«Guarda che pure io mi prenderei una licenza online se mi ritrovassi una bambina posseduta.»
Jax mi indica. «Ma vedete con chi ho a che fare continuamente?» Poi unisce le mani come se stesse pregando. «Vi scongiuro, rinchiudetela e gettate via la chiave.»
Mi giro a rallentatore verso di lui. «Ma non abbiamo già avuto una conversazione simile?»
«Intendi quando ti sei causata un trauma cranico e dicevi che tua madre ti stava chiamando per andare a sacrificare anime innocenti?»
«Giusto. Quel giorno mi hai salvato dallo yoga.»
Mi sorride. «Visto? Sono il tuo cavaliere senza macchia e senza paura.»
Gli tiro addosso il cuscino che mi aveva tirato prima. «Ma come parli? Devi smetterla di accettare i dolci da mia madre.»
«Perché? Che hanno quei dolci?» chiede Max.
Io scuoto la testa. «Meglio non sapere» dico. «L'ignoranza, a volte, è la miglior cosa.»