2. Lo trovò seduto sul piedistallo della statua di Roosevelt, che fumava. Davanti a lui c’era sul serio un mini-markert illuminato e semi-vuoto. Ai suoi piedi c’era una borsa che quella mattina non aveva. Una grossa borsa da ginnastica, molto piena. Erin si accostò al marciapiede davanti a lui e abbassò il finestrino del passeggero. «Walker!» chiamò. Lui si riscosse, buttò la sigaretta e andò verso di lei. Aprì la portiera, caricò il borsone e si sedette nel posto del passeggero. «Grazie» le disse. «Prego. E perché lei lo sappia, non lo faccio per avere delle buone statistiche. Le mie statistiche fanno comunque schifo come quelle di tutti gli altri. Che cosa è successo?». Walker le rivolse uno sguardo inespressivo. «Il mio amico ha iniziato a farsi di crack. Ha cercato di derubarmi».