Una tana di mostri. Dapprima era sceso uno strano silenzio, foriero di sangue e disgrazie. Infine, la notte era giunta. Quelli che vedeva davanti a lui, sette uomini e tre donne, non erano più i famosi ultracentenari della leggenda. Benché fossero talmente vecchi e rugosi da suscitare un forte disgusto, i loro connotati possedevano ancora il marchio dell’umanità. Ma non dopo essersi trasformati. Non queste creature. Astorre lo fissava con un’orrenda faccia da leprecauno. Il naso e il mento si erano allungati fino a renderlo deforme, un’orrenda giubba verde gli pendeva sulle spalle gibbose. I suoi occhi spenti tentavano di torcergli le budella, in cerca della sua anima. Persino la fame incontenibile era passata in secondo piano. Mattia si pisciò nei pantaloni. I volti di Elisadra e Lilia