Rimasero parecchio tempo in silenzio, a guardare il laghetto. D’un tratto, proprio mentre Ares stava per proporle di rientrare, una saetta tigrata piombò in grembo ad Astrea che, dopo una fugace sorpresa, esultò. “Nostradamus! Il mio piccolo koty! Finalmente! Che gioia rivederti.” Ares emise un sospiro rassegnato. Doveva aspettarselo che il possessivo e scorbutico Famiglio di Astrea avrebbe fatto la sua ingombrante ricomparsa. Il kot si era subito abbarbicato a lei, strusciandosi ripetutamente e ronfando beato alle sue coccole. Nos non lo aveva degnato di uno sguardo, come se nemmeno esistesse. Meglio delle sue occhiate torve, pensò lui. “Sono le sette passate. Sarebbe bene tornare in camera, Astrea.” suggerì con ferma benevolenza Leona Douglass che, distratti dall’arrivo irruente di Nos