Due mesi! Solo due mesi e lei sarebbe diventata maggiorenne! E lui doveva assolutamente trovare qualcosa di speciale da regalarle per quel giorno. E anzi, adesso che ci pensava, doveva trovare qualcosa di prezioso e particolare anche per prima. C’era solo una persona che poteva aiutarlo in un’impresa tanto impegnativa. Tornò a canticchiare allegro, mentre, presi degli abiti puliti dall’armadio, si vestiva. Avrebbe visto Safìr quel giorno stesso e avrebbe sistemato ogni cosa. Tra l’altro, aveva già un’idea di cosa voleva donarle per la loro prima ricorrenza ed era sicuro che Jewels sarebbe riuscito ad accontentarlo. Pensò che l’anno prima era stato proprio nel suo negozio di Safìr, che aveva conosciuto in quell’occasione grazie a Mira, che aveva comperato il suo primo regalo importante per Astrea. Estrasse dalla tasca dei pantaloni l’Occhio che vi aveva riposto automaticamente. Lo tenne sulla palma della mano e si fermò a osservarlo. Quell’oggetto così piccolo era stato fonte di grandi gioie, ma anche di dispiaceri e dolore. Si chiese se lei l’avrebbe rivoluto, se non fosse per lei ora solo motivo di ricordi angosciosi. La chiusura della catenina era rotta e immaginò la sua disperazione, quando Belyal si era accorto della presenza del monile e glielo aveva strappato dal collo. Puntò il Segno sul fermaglio e mormorò. “Akomodi.”
Ripose l’Occhio in tasca, non voleva decidere per lei, ma sarebbe stato molto cauto prima di intavolare l’argomento. Prese dal cassetto il Segno di Astrea, quello di sicuro avrebbe avuto piacere a riaverlo indietro, e uscì dalla sua stanza.
Aveva una fame da lupo e si avviò speditamente al piccolo ristorante del Santemple, sperando che fosse aperto. E fu così. Mentre assaporava un’abbondante e gustosa colazione, che lo stava rimettendo completamente in sesto nel fisico e nello spirito, arrivò in sala Heather Saville. Sembrava molto stanca ed era sicuramente provata dal cordoglio, ma gli indirizzò comunque un’espressione affabile.
La invitò a sedersi al suo tavolo e, dopo che lei ebbe bevuto la prima tazza di tè e le sembrò un po’ rinfrancata, esordì. “Ieri non ho avuto modo di parlarti, Heather.”
Lei lo guardò intensamente e i suoi limpidi occhi azzurri si velarono di lacrime.
Ares sentì una fitta al cuore e appoggiò istintivamente la sua mano sopra quella della giovane Medica. “Mi dispiace. Non sai quanto. Quel breve incontro che ho avuto la fortuna di avere con la Doctora Magna Wynnstan, mi ha fatto conoscere una persona meravigliosa che porterò sempre nel cuore. So che perdita è per te ... Ma credo di non sbagliare, dicendoti che tu sei molto simile a lei, che farai grandi cose come lei e che, come lei, darai a noi tutti grandi gioie.”
La Saville non riuscì a trattenere le lacrime, che rigarono il viso segnato dal dolore.
“No, Heather, no. Scusa ... non volevo farti piangere. Mi dispiace, scusa.” si rammaricò imbarazzato.
Lei si asciugò il viso col dorso della mano e lo rassicurò in fretta. “No, Ares. È bellissimo ciò che hai detto! Ma non sarò mai all’altezza di Holly. Lei era .... Lei era ... Oh Ares!”
Nascose il viso tra le mani e scoppiò a piangere disperata. Lui si alzò e la raggiunse velocemente dall’altra parte del tavolo dove era seduta. L’abbracciò per le spalle e cercò di consolarla, benché sapesse che il dolore doveva fare il suo corso e sperò, con tutto il suo cuore, che lei ricevesse dalla vita l’aiuto che aveva permesso a lui di uscire da quell’abisso. Poco dopo lei si riprese e lui tornò al suo posto.
“C’è un’altra cosa che vorrei dirti. Grazie. Grazie per essere riuscita a trovare quell’antidoto. Io ho visto l’inferno, quando Astrea si è comportata con me in quel modo, quando ho perso il suo amore. Anche se ... Il Praesidens mi ha detto una cosa importante ieri.”
“Che si dà per scontato ricevere comprensione e affetto. E che ci si rende conto di quanto sia prezioso ciò che si ha, solo quando si perde.”
“Sì, è vero. Assolutamente.” Rimase assorto per qualche istante, prima di ricordare, costernato. “La prima volta che mi sono accorto di provare per lei qualcosa di diverso dall’amicizia, è stato quando mi sono reso conto che avrei potuto perderla, che avrebbe potuto morire a causa dell’Atrox col quale quel vigliacco di Vultour l’aveva colpita. Poi sono diventato consapevole dell’amore che nutrivo per lei, quando è scomparsa. E, infine, di non poter vivere senza di lei, quando era priva di vita tra le mie braccia.” Scosse la testa, non riuscendo a capacitarsi della sua stupidità. La Medica gli comunicò la sua comprensione, appoggiando la propria mano sulla sua. Senza guardarla, continuò. “Ma non è solo … questo. Io avevo già ... perso …” Gli tremò la voce. “per … per due volte l’amore di Astrea. Me lo sono proprio meritato, soprattutto la seconda volta. Se penso a come l’ho maltrattata per mesi … sono stato odioso … e senza Deleamor.” ricordò contrito. Emise un lungo sospiro e quindi riprese. “Allora, però, è stato … diverso. Quando era sotto l’influsso di quel filtro e mi ha trattato in quella maniera ... mi ha detto quelle cose ... mi sono sentito morire. Non solo perché mi ... liquidava, ma per il modo in cui lo faceva e perché lei mi ha detto che l’Astrea che conoscevo era morta ed era colpa mia. E io ... io sono ancora convinto che avesse ragione. Le cose terribili, che mi ha detto quella volta sono vere. E anche quelle che mi ha detto la Professoressa Douglass, anche se, magari, non tutte.” concluse avvilito, continuando a sentirsi in colpa, malgrado Astrea l’avesse rassicurato il giorno prima.
“No, Ares. Hai torto. Non so cosa ti abbiano detto Astrea o Leona, ma non ha importanza. Una cosa è certa, però. Qualsiasi cosa abbiano detto o fatto a causa del Deleamor non è, come dici tu, vera. La verità è un intero. Una sola porzione di questo intero non può essere vera, ti pare? Devi vedere le cose nella loro globalità, nella loro interezza per poterle valutare. E per globalità intendo anche che devi inserirle nel loro contesto storico. Non puoi prescindere dal momento in cui accadono. Tieni presente, che niente e nessuno è del tutto buono o cattivo, sempre. Quel filtro faceva percepire solo ed esclusivamente, in qualsiasi momento, il Male, il lato oscuro, la negatività. Quindi, comprendi anche tu che non poteva essere vero, no?” obiettò lei con crescente determinazione.
Erano le stesse cose che gli aveva detto Astrea. Avrebbe dovuto sentirsi meglio e invece non era così. “Sarà come dici tu, ma perché allora mi sento così male quando ci penso?”
La Saville scosse la testa e sorrise. “Perché a nessuno fa piacere sentirsi dire che ha dei difetti e oltretutto in quella maniera!”
“Ah! Ma allora anche tu sei convinta che siano giuste le cose che mi ha detto!” rimarcò frastornato.
“No. Non è esatto. Quando dici che quelle cose sono giuste, intendi che solo quelle lo sono e per sempre. Non è così?”
Annuì.
“Tu sei convinto che i tuoi lati negativi siano determinanti e irrimediabili, o almeno questo è quello che hai pensato quando Astrea e Leona ti hanno trattato in quel modo. Ma non è così. I nostri lati oscuri – e ognuno di noi ne ha, te lo assicuro – non sono l’opposto della luce, sono solo una forza di resistenza all’espansione della luce.” Notando la sua confusione, chiarì. “Mi spiego meglio. Se tu mascheri i vetri di una finestra affinché non entri del tutto la luce, non significa che la luce non esista. E non significa nemmeno che quello schermo, per quanto del tutto coprente, sia in grado di ostacolare la luce per sempre, né tanto meno di annientarla.”
Perplesso, verificò. “Sembri convinta che il Male non esista, se non come semplice ombra del Bene. Non ti sembra di essere un po’ troppo ... ehm ottimista. Non credi che gente come Halyster, Cashmar, Slay o i loro compari siano proprio la personificazione del Male?”
“Sì e no. Intuisco cosa vuoi dire con personificazione del Male e la risposta è ‘sì’. Ma è il concetto di Male come qualcosa di assoluto, a sé stante, totale e unico che non è, come dire, reale. Credo che tu sappia molto bene che dentro ognuno di noi convivono Bene e Male.”
Si fermò per dargli tempo di riflettere. Subito gli si presentò alla mente quanto aveva visto nello specchio del Maestro Longwei e quanto gli fosse costato affrontare il suo Male. “Sì, Heather lo so bene. Hai ragione. Comincio a capire cosa intendi, quando affermi che le cose che mi hanno detto Astrea e la Douglass non sono vere.”
Lei sorrise dolcemente e proseguì. “So che ha patito tanti dolori, e anche molto grandi, per la perdita di persone care.” Lui abbassò gli occhi, invaso da un profondo dispiacere. “So che ti sei sentito avvolto dall’oscurità, precipitare in un abisso cupo, senza fine, privo di speranza e anche adesso, ricordandolo, ti sei rabbuiato.” intuì lei e lui annuì. “Non ti dicono niente queste parole: oscurità, abisso cupo, rabbuiarsi? E ti ricordi come sei riuscito a superare tutto questo? Come ti sei sentito? Pensa all’immagine che hai di te quando sei felice ...”
“Astrea è la mia luce.” affermò in tono rapito.
“No, Ares, non è proprio così. Non è Astrea la tua luce. Astrea e il suo amore ti hanno semplicemente aiutato a scostare le tende che oscuravano la tua luce. Quella che hai dentro di te. Che è da sempre dentro di te e che i dolori offuscano solamente. In ognuno di noi c’è luce, c’è una scintilla di divinità, sta a noi espanderla o mortificarla. Belyal e i malvagi che lo sostengono, così come le Creature Oscure, hanno permesso alle difficoltà della vita, che ognuno di noi ha, piccole o grandi, di occultare la loro fonte luminosa e hanno fatto delle tenebre il loro regno. Ma la luce, anche in loro, non è morta, non è distrutta, né annientata. Hanno semplicemente deciso di censurarla. Ti è più chiaro, adesso?” concluse con un debole sorriso.
“Sì, ho capito.” confermò lui, deciso.
“Ritornando ai tuoi difetti. Sai cosa distingue uno come te, da chi è sulla strada oscura?”
Scosse il capo.
“La preoccupazione che ti fai di averne e non l’ansia di giustificarli a ogni costo o, peggio ancora, l’arroganza di vantartene. Tu, che ti crucci perché consideri reali le accuse che ti hanno mosso due donne che ami e stimi, anche se l’hanno fatto in un modo spietato e in un momento particolare, sei già sulla buona strada per prendere coscienza di quanto ti è stato rimproverato e quindi impegnarti a sanare queste lacune. Non nasciamo perfetti e non è nostro destino nemmeno morire perfetti. Ma la qualità della nostra vita dipende da noi. È la conseguenza dell’attenzione che prestiamo al nostro modo di essere e della nostra volontà di migliorare. Ciò che ti ha angustiato non è stato renderti conto che avevi dei difetti, quanto aver deluso le persone che amavi. Non è così?” Lo ammise, chinando il capo e lei gli rivolse un sorriso radioso. “Rallegrati, sei una gran bella persona, Ares. E meriti l’amore di chi ti vuole bene.”
“Grazie, Heather.” le sorrise grato, augurandosi che avesse ragione.
Si alzarono e lui propose. “Vieni a trovare Astrea?”
“Più tardi. Ora, devo sbrigare alcune faccende.” declinò lei in fretta.
Lui capì che voleva restare sola e volle esprimerle la sua amicizia. “So come ti senti … avvolta nelle tenebre. Sappi che sono in molti a tenere a te, me compreso, a volerti bene, come ne vogliono anche a Holly, che continua a vivere in tutto ciò che ha fatto e che tu farai. Se pensi che possa darti una mano, in ogni modo ... be’ io, e anche Astrea, Archie insomma tutti noi ... ci siamo.”