ATTRAVERSO LE STELLE La porta si richiuse lasciandomi solo, sdraiato come al solito sulla schiena. Grazie ad alcuni trucchi escogitati nelle precedenti sedute, riuscii, torcendomi come un serpente, ad arrivare con l'estremità della mia scarpa fino a un muro della cella. Non ero già più completamente solo. Se volevo, potevo parlare con Morrell e Oppenheimer. Ricordo che in quell'ora la serenità del mio spirito era totale. Essa andava oltre le sofferenze del mio corpo sopportate passivamente. E a questa serenità si univa una specie di esaltazione verso il sogno, che era al suo parossismo. E più che mai mi sentivo pronto per affrontare la grande prova. Concentrai su di essa tutti i miei pensieri. Puntai la mia volontà verso il pollice del mio piede destro. Gli ordinai di morire. Ed esso