12. Le prime due settimane furono devastanti. Zeeva andava in clinica dopo il lavoro e si sedeva accanto al letto di Sewick. A volte lui non le parlava. Teneva gli occhi ostinatamente chiusi e non emetteva nessun suono. La dottoressa le aveva spiegato che gli stavano dando degli antidepressivi per aiutarlo in quel momento di transizione. A Zeeva non sembrava che funzionassero un granché. Sedeva accanto a lui, accanto a quel corpo muscoloso che deperiva a vista d’occhio. A quel corpo monitorato, pieno di aghi nelle braccia, sensori sul petto, tubicini per la pipì, pannoloni per la cacca, lacrime umidificanti, salviette per asciugargli la bocca. Era deprimente. L’odore di quella stanza era deprimente. Quel sottile odore di detersivo, pappette liofilizzate e feci. Tutto era pulitissimo, ma