«Zio, non dovremmo prima sentire che cos’ha da dire Cicely?» provò a suggerire Vera. «Lo rovino! Lo distruggo! Cicely, stupida mignotta, vieni qua!» «Non ti permetto di chiamare mia figlia— «Mrs. Pinnick, mi porti quella scema senza vergogna!» Da quella situazione non sarebbero mai usciti, pensò Vera. Con lo zio che sbraitava come il baritono in un’opera buffa e Cicely che forse era scappata di casa. Uscì in corridoio si guardò attorno. Tutta la servitù era assiepata su un lato, comprese le sguattere della cucina. «Dov’è Cicely?» chiese. Un giovane valletto le indicò il piano di sopra. Vera raccolse la gonna in una mano e salì le scale a passi decisi. «Cicì! Credo che sia meglio venire giù». Trovò Mrs. Pinnick davanti alla stanza della musica. Era sudata e pallida, chiaramente sc