3. Quando mi svegliai non eravamo più abbracciati, ma Rahel era comunque piuttosto vicino, con un piede che sfiorava il mio come se avesse bisogno di un po’ di contatto umano. Le tende erano aperte e non pioveva più, ma era nuvoloso. Lo osservai dormire nella luce grigia della mattina, una guancia sprofondata sul cuscino, le lunghe ciglia nere e una spalla che spuntava appena dal piumino. Quel tizio forse non era umano, ma era l’uomo più bello con cui fossi mai stata a letto. In realtà, ora che lo vedevo alla luce del giorno, mi intimidiva. Probabilmente avrebbe potuto entrare in un bar di modelle della Quinta Strada e sceglierne una a caso... quindi perché io? Solo perché ero lì la sera prima? Be’, era piuttosto probabile, mi risposi con un sospiro mentale. Si sentiva solo e aveva avu