«Che cosa?». «Piangere così, come una bambina abbandonata. Mi fa male al cuore. Ti serve? Ne hai bisogno? Ormai è tutto finito». «Oh, Rahel...» «Stai bene. Sei sopravvissuta. Ti riprenderai». Lo presi per il maglione. Non riuscivo a spiegarmi. «Rahel, amo te. Non so perché l’ho fatto. Non ricordo quasi niente». Mi sfiorò una guancia. «La mente dimentica quello che può ferirla. Non vuoi dormire? Penso che dovresti dormire». «Per favore... mi dispiace. Mi dispiace tanto. Non so come ho potuto. Non lo ricordo nemmeno». Non era del tutto vero. Ricordavo la sensazione di averlo dentro. Ricordavo il piacere. Rahel mi rimboccò gentilmente le coperte. «Ti ho già detto che non è stata colpa tua. Non colpevolizzarti. L’hai fatto senza rendertene conto. Non sapevi che fosse pericoloso. Dal