Capitolo Uno

1689 Words
Capitolo Uno«Ho delle novità grandiose!» Cat sollevò lo sguardo e vide Shelly su di giri sulla soglia della porta dell’appartamento che condividevano. «Anch’io,» rispose Cat con un ghigno sul viso. La lettera che aveva provocato quella reazione si trovava al centro del tavolino, in attesa di essere condivisa con la sua migliore amica e compagna di stanza. «Ecco,» esclamò Shelly, consegnando a Cat un’altra busta. Era diversa, più pesante e con carta più costosa. «Ho ottenuto un invito per l’evento dell’anno!» urlò Shelly, battendo le mani mentre Cat apriva con attenzione la busta che conteneva un biglietto con una scrittura elegante. «Che cos’è?» Cat portò l’invito sotto la luce, notando la rifinitura d’oro. Sembrava brillare di luce propria. Era affascinante e le fece quasi dimenticare delle sue buone notizie. «Una ragazza a lavoro aveva un invito in più. A quanto pare, si tratta di un evento annuale ormai da qualche tempo, ma è piuttosto esclusivo. Non molti ne sono a conoscenza,» sussurrò Shelly come se stesse rivelando un segreto. Se la gente aveva degli inviti extra che dava a persone a caso, non poteva essere un evento così esclusivo! Cat osservò la sua amica. Shelly era sempre l’anima della festa, in qualunque occasione. Cat, al contrario, preferiva trascorrere le serate in casa. Non le piaceva molto andare per locali, non importava quanto Shelly avesse provato a farle cambiare idea da quando vivevano insieme. Non aveva niente contro la musica, i cocktail o le piste da ballo. Non le piaceva attirare l’attenzione degli altri. Cat non era popolare o bella come Shelly, ma le stava bene. Quello che non sopportava era che glielo sbattessero in faccia quando uscivano insieme. «E bisogna vestirsi eleganti...» la informò Cat. «Sì, ovviamente. Altrimenti che festa di Halloween sarebbe?» Ah ! Vestirsi eleganti era solamente una scusa per indossare abiti succinti. La sua amica non era ancora riuscita a convincerla ad andare a quella festa. Eppure, il luccichio appena percettibile della carta spessa e le rifiniture color oro continuarono ad attirare la sua attenzione. Anche l’ odore era invitante… dolce, con un accenno di semi di zucca. «Guarda, il miglior vestito vincerà anche un premio!» Shelly si piegò per indicare il rigo in cui si parlava del premio. £1000 non erano pochi, quindi non c’era dubbio che Shelly si sarebbe impegnata per vincere. «Lascia che indovini, hai già scelto il costume?» le domandò. La ragazza rispose con un sorriso a trentadue denti. Ovviamente, aveva già tutto pronto. Avrebbe trovato comunque un altro posto per festeggiare Halloween. Era probabile che avesse cominciato a pensare al costume mesi prima. Non era il tipo che amava improvvisare. Adorava la feste. «Comunque, sembra perfetto per te. Perché hai bisogno di me?» «Oh, andiamo! Un’occasione simile non capita tutti i giorni! Inoltre, sarà più divertente che restare a casa a guardare vecchi film tutta la notte.» Cat fece una smorfia. «Vuoi scommettere?» «Questo biglietto dice più uno. Sarrebbe un peccato sprecarlo. Inoltre, dopo tutti i curricula che hai inviato, meriti di divertiti un po’.» Shelly la fissò con i suoi occhioni supplicanti. A volte era davvero insistente. Cat fissò di nuovo l’invito, sentendo la vocina dentro la sua testa urlare sempre più forte. Smettila di fare la guastafeste e accetta! In effetti, dalla laurea in Storia dell’Arte che aveva ottenuto l’anno prima, aveva fatto del suo meglio per trovare un impiego che le permettesse di sfruttare i suoi studi. Si era trovata sul punto di mollare, dato che nessuna delle domande di lavoro aveva avuto esito positivo… fino a quel giorno. Forse era un segno. Dopo le buone notizie ricevute, quella festa poteva essere un modo per festeggiare il nuovo capitolo della sua vita? A ogni modo, Shelly non sembrava pronta a demordere. Cat capiva sempre quando la sua coinquilina e migliore amica non aveva intenzione di cambiare idea. Soltanto questa volta. Prese un respiro profondo e disse: «D’accordo. Ci sto! Sei contenta adesso?» «Hai preso la decisione giusta. Vedrai.» Cat si strinse nelle spalle. Bah. Abito elegante. «Suppongo che anch’io avrò bisogno di un costume.» «È ora di fare spese folli!» Shelly batté le mani, in preda all’euforia. «Mentre usciamo mi racconterai anche le tue novità, okay?» Cat si sporse in avanti e afferrò la busta sul tavolo per darla a Shelly. «Leggi.» Shelly fece come chiesto. «Oh mio Dio! Hai trovato un lavoro?» Cat annuì, euforica. «Be’, è un tirocinio retribuito, quindi è un lavoro, giusto?» «Ti avevo detto che alla fine tutto si sarebbe risolto. Vieni qui! Sono così felice per te!» Cat si alzò e lasciò che la sua amica la abbracciasse. «Ecco che cosa faremo. Prima di tutto, dobbiamo trovarti un abito, e poi usciremo a bere per festeggiare. Che ne dici?» Shelly non aspettò una risposta e la trascinò fuori dall’appartamento così in fretta che riuscì a malapena a prendere borsa e cappotto. Cat accarezzò il velluto che la avvolgeva mentre osservava il suo riflesso allo specchio. Non è così male. Nonostante l’abito medievale bordeaux fosse uno dei pochi capi disponibili nella sua taglia, e anche parecchio costoso, la avvolgeva come un guanto, mettendo in evidenza le sue curve. «Dammi retta, sei fantastica,» insistette Shelly, sfiorandole una spalla. Si voltò e sorrise alla sua migliore amica. «Fingerò di essermi ispirata a Il Trono di Spade. Va ancora di moda, giusto?» Shelly sogghignò e annuì. «Questo è lo spirito giusto. Dammi un attimo per sistemarmi i capelli e poi possiamo andare.» Cat osservò la sua amica pettinare la chioma per assicurarsi di non avere nemmeno un capello fuori posto e poi aggiungere una ghirlanda. Il suo costume era un incrocio tra una spogliarellista e una fata, con le ali più elaborate che avesse mai visto. L’effetto finale era davvero stupendo, anche se un po’ troppo scollato. Ovviamente, era proprio quello che Shelly voleva. Era impossibile che tornasse a casa da sola quella sera. «Anche tu stai benissimo,» disse Cat, sfiorandole le ali luccicanti. «Perderanno la testa quando ci vedranno arrivare.» Shelly ridacchiò. Qualcuno bussò alla porta, annunciando l’arrivo del taxi. Secondo Shelly non era il caso di presentarsi a una festa lussuosa dopo aver preso i mezzi puibblici e aver camminato sotto la pioggia. Cat si guardò un’ultima volta allo specchio e poi uscirono. Non aveva idea di che cosa aspettarsi. L’invito e l’indirizzo della festa sembravano davvero eleganti. Tuttavia, se era davvero un evento così speciale, com’erano riuscite a ottenere un invito? Di certo non facevano parte dell’alta società di Londra. Anche l’autista apparve sorpreso quando Shelly gli comunicò l’indirizzo. Cat immaginò che non capitasse ogni giorno che due ragazze comuni chiamassero un austista che le venisse a prendere nel loro appartamento minuscolo nel quartiere di Shepherd's Bush per essere accompagnate a Kensington Palace Garden, la strada più lussuosa in città. Per fortuna, quel tipo non aprì bocca. Comunque, non appena raggiunsero la loro destinazione, Cat comprese la reazione dell’autista. Bastarono le abitazioni imponenti a lasciarla senza fiato. Da quando si era trasferita a Londra, qualche anno prima, non aveva mai visitato quella parte della città… perché avrebbe dovuto? Non ne aveva mai avuto motivo. «Eccoci.» L’autista indicò una villa georgiana stupenda. Quando accostò nel vialetto, il cancello di ferro molto elaborato si aprì, permettendo al taxi di percorrere il vialetto di ghiaia immacolato prima di fermarsi davanti all’abitazione. «Wow,» esclamò Shelly. Cat rimase a fissare la facciata imponente, a corto di parole. Era lì che si sarebbe tenuta la festa? Quel mondo non faceva per lei. «Andiamo!» La sua amica la spronò, afferrandole un braccio. Cat prese un respiro profondo e pagò l’autista prima di scendere dall’auto. Sistemò il vestito e cercò di non perdere l’equilibrio quando salì i gradini che conducevano al portone doppio dell’ingresso. Non appena Shelly la raggiunse, le porte si aprirono come per magia, rivelando un primo sguardo alla festa in corso. Almeno era il posto giusto. Cat si voltò un’ultima volta, osservando il taxi che si allontanava. Non aveva via di scampo. Shelly le afferrò il braccio e la trascinò dentro. Restarono entrambe senza parole quando ammirarono la gradinata di legno più bella che avessero mai visto. Al centro del soffitto si trovava un lampadario di cristallo enorme che si rifletteva sulle pareti e sul parquet. Qualche secondo dopo, si avvicinò un cameriere per offrire loro dello champagne. Shelly svuotò il calice quasi subito, a differenza di Cat, che non era un’amante dell’alcol. Lo sorseggiò lentamente mentre ammirava l’arredamento di lusso. Quella villa non apparteneva a un giocatore di football o a una nuova celebrità. Doveva essere la casa di una persona facoltosa che proveniva da una famiglia ricca. Era lussuoso e di classe. Qualche minuto dopo il loro arrivo, Shelly si lasciò travolgere dalla festa, lasciandola da sola. A Cat non dispiacque. Lo champagne era gradevole e rinfrescante, con un aroma di agrumi. Inoltre, le sarebbe bastato ammirare l’ambiente che la circondava per non annoiarsi. Tornò a fissare le scale. Che meraviglie si nascondevano al piano di sopra? Se non fosse stata tanto amante delle regole, avrebbe fatto un giro. Tuttavia, non aveva il permesso, quindi non avrebbe rischiato. Posò lo sguardo sul dipinto di un uomo a cavallo appeso sulla parete sinistra, più vicina al pianterreno. Strizzò gli occhi per osservarlo con più attenzione. Sembrava antico, probabilmente anche costoso, come tutto in quel posto. Eppure, non fu quello a catturare il suo interesse. Quella scena di caccia sembrava un classico in tutte le case di campagna del paese, ma l’uomo del dipinto era vestito completamente di nero. Sentì un brivido correrle lungo la schiena quando si concentrò sul viso di quell’uomo. Gli occhi penetranti le diedero l’impressione che la stessero fissando. Era bellissimo. La mascella marcata, la pelle perfetta quasi da fare paura e i capelli scuri e di media lunghezza gli conferivano un aspetto fascinoso che doveva aver fatto perdere la testa a parecchie donne in passato. Se non avesse trovato niente di suo interesse in quel posto – anche se era improbabile – quel dipinto l’avrebbe intrattenuta per ore. Sembrava realistico. Dovette ammettere che Shelly non si fosse sbagliata. Non era mai stata in un posto o a una festa come quella prima.
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