4. Il mattino dopo scrissi due lunghe lettere a mio padre e al Consiglio. Spiegai che mi trattavano ragionevolmente bene, anche se ovviamente ero prigioniera. Gli spiegai anche, in forma privata, che Syryt Thygarest aveva davvero intenzione di intavolare delle trattative per arrivare a un armistizio, o che almeno così aveva detto a me. Non ero sfavorevole all’idea, purché le frontiere restassero chiuse. Speravo di rivederlo presto anche se non avevo grandi speranze in merito. Speravo che la mia prigionia servisse quanto meno a qualcosa. Gli chiedevo di salutare la mamma e di riferirle che Thygarest si era impegnato ad accompagnarmi da lei, non appena fosse stato possibile. In qualche modo, poter almeno scrivere mi risollevò un po’ l’umore. Il fatto di essere confinata nel mastio del cas